Crotone sponsor del Gasp «Ora dategli la Nazionale»
●Il d.s. Ursino ritrova l’allenatore dell’Atalanta, un grande ex «Ci ha portato in B, ha lanciato i giovani: sarebbe il c.t. ideale»
Sei promozioni, dall’Eccellenza fino alla Serie A e almeno una dozzina di giocatori regalati al grande calcio. Dopo 23 anni di fedele militanza, Beppe Ursino a Crotone è forse più conosciuto e amato di Pitagora. Oggi ritrova Gian Piero Gasperini, l’allenatore che con lui ha cominciato l’avventura nel calcio professionistico. Il d.s. sale su un trampolino che non ha mai smesso di vibrare e ci racconta cosa è successo dal 2003 al 2006.
Pronti via, Gasp vi porta in B.
«Si capiva che sarebbe diventato un grande tecnico. L’ho spiegato ai dirigenti dell’Atalanta che mi chiedevano informazioni su di lui. Dico di più: è il più bravo che abbia mai avuto».
Escluso Zenga?
«Ovvio: i presenti sono sempre esclusi...».
Ma i due si assomigliano?
«Direi di sì, come carattere e idea di calcio, propositivo e offensivo. E per l’intensità degli allenamenti«.
Come giocava il Crotone di Gasperini?
«Faceva un 3-4-3 molto veloce, verticale e spettacolare».
Bilancio di tre anni con lui?
«Bellissimi: la promozione in B, seguita da un’insperata salvezza all’ultima giornata e con una penalizzazione di tre punti. Poi nel terzo abbiamo sfiorato i playoff. Avremmo potuto andare in A dieci anni prima».
Sì, ma nel dicembre 2004 Gasp è stato esonerato…
«Una sorpresa: è successo in casa del Genoa, tutto è nato da un litigio in panchina col presidente Vrenna, che voleva subito il cambio tra Savoldi e Juric. Ma Gasperini ha aspettato...».
Poi l’avete richiamato al posto di Agostinelli.
«E ha fatto il miracolo. Ricordo cosa mi ha detto prima dell’ultima partita: “Non si preoccupi, ci salviamo”».
Uomo di poche parole. Come si trova un piemontese in Magna Grecia? Quando Gasp dice alla moglie che andrà a Crotone, la risposta è “Io non ci vengo”…
(ride) «Si è ambientato subito, trovando il feeling con la gente. Per dire: il primo messaggio dopo la promozione in A è stato il suo. E’ un tipo particolare, sanguigno, non così freddo come potrebbe pensare. E dopo l’esonero il rapporto con la società è diventato più solido».
Quanto è servito il Crotone al Gasp?
«Tantissimo, questa piazza fa crescere: gli ha permesso di fare il salto di qualità».
E Gasp a Ursino?
«Mi ha aiutato nella gestione della squadra, mi ha fatto capire che il lavoro di un direttore sportivo non è solo comprare e vendere giocatori».
Quali consigli per gli acquisti le ha dato?
«Uno tra i tanti: quando Paro e Gastaldello erano al Chievo, mi ha detto: “Beppe, fateli venire a Crotone. Porteranno fortuna alla società”».
Sembra incredibile, ma un anno fa prima di Crotone-Atalanta rischiava l’esonero…
«Era nervoso, ma sicuro di quello che stava facendo. E ha vinto con merito».
E’ pronto per una grande squadra?
«Certo, anzi dirò di più: dipendesse da me, gli affiderei la Nazionale. Serve un allenatore di rottura, bravo con i giovani. E lui è l’uomo giusto».
Più facile che il Crotone si salvi o che l’Atalanta vada ancora in Europa?
«Posso solo dire che con Zenga non scendiamo in B».
Al Crotone dal ‘95-96: non è stufo?
«Assolutamente no: comincio a divertirmi adesso».