La Gazzetta dello Sport

Pazzini «La rete al Madrid, la festa dei tifosi e il derby con Zaza Pazzo della Liga...»

● Il bomber preso dal Levante e subito protagonis­ta «Il presidente è venuto a casa mia per convincerm­i»

- Filippo Maria Ricci INVIATO A VALENCIA @filippomri­cci

Pazzini e il Levante: storia di un colpo di fulmine calcistico. Giampaolo è arrivato di corsa e di corsa ha risollevat­o il morale proprio e di una squadra in grande difficoltà con un gol che è valso un punto contro il Madrid. Il finale di questa storia è tutto da scrivere e la trama è complicata dalla classifica e dagli avversari, però l’inizio è stato da sogno. E allora partiamo da lì.

PER ME UN INIZIO EMOZIONANT­E, MA CONTA IL FINALE: LA SALVEZZA

GIAMPAOLO PAZZINI

Com’è finito al Levante?

«Quando mancavano 36 ore alla chiusura del mercato è arrivata la proposta. Non ero convinto. Non certo per la città o la squadra ma per questioni personali e logistiche legate al cambiament­o: spostare la famiglia in un altro Paese in un giorno e mezzo era complicato. Il presidente è venuto a casa mia e di fronte a tanta voglia di prendermi mi sono arreso».

E siete partiti tutti, nonostante il suo contratto sia fino a giugno.

«Sì. Se dovevo fare un’esperienza di questo tipo volevo condivider­la con i miei. Ho un bimbo di 6 anni che ha già cominciato la scuola qui a Valencia e mi sembra contento. È partito bene anche lui».

Come lei però impossibil­e!

Pazzini ride. «Diciamo che è stato tutto molto rapido ed emozionant­e: parto, vengo subito convocato contro il Madrid nonostante fossi arrivato da veramente poco, entro, segno, lo ATTACCANTE LEVANTE

stadio pieno. Impossibil­e chiedere di più. Nemmeno in sogno potevo pensare a dei giorni tanto intensi e a un esordio così positivo».

In Italia la guardava la Liga?

«Non in profondità però sì, diverse partite, soprattutt­o delle grandi squadre».

C’era qualcosa che la colpiva?

«L’impression­e che tutte le squadre volessero giocar bene, cercando sempre il gol. Mi pareva che fosse molto più facile vedere reti in Liga che in A».

E da dentro? Ha sottolinea­to il proprio compiaciut­o stupore nel vedere il Levante attaccare per dare fastidio al Madrid.

«Si, perché la nostra è una squadra che lotta per salvarsi e contro il Real ha giocato con una sfrontatez­za che sinceramen­te non mi aspettavo. Abbiamo creato tante occasioni, attaccato e cercato il gol sempre e al 93’, già sul 2-2, abbiamo preso un contropied­e: cose inusuali per me. È chiaro che qui c’è una mentalità completame­nte diversa».

Domani a Mestalla avete il derby col Valencia, Zaza l’ha sentito?

«Ancora no».

Siete stati 6 mesi insieme, alla Sampdoria nel 2010.

«Sì, lui era nella primavera e io poi a gennaio andai all’Inter. Anche se era molto giovane si vedeva già che aveva grandi qualità, cosa che ha poi dimostrato nel corso della carriera».

Il Valencia e Zaza sono in difficoltà: lui non segna da due mesi e hanno perso tra Liga e Coppa del Re le ultime 6 gare.

«Di solito questi numeri non mi piacciono perché tutte le strisce sono destinate a interrompe­rsi. Speriamo che questa si allunghi di un’altra settimana...».

Sorpreso dall’arrivo di Montella al Siviglia?

«No, perché è un ottimo allenatore ed è uno che ha sempre fatto giocare le sue squadre, secondo me il suo modo di pensare e di vedere il calcio si può tranquilla­mente allineare allo stile della Liga».

E Seedorf al Deportivo?

«Non me l’aspettavo. Lottano come noi per salvarsi, speriamo di dargli un dispiacere!».

Chi scegliereb­be come c.t. della Nazionale?

«Ufff, domanda molto difficile. È chiaro che con i nomi di cui si parla non si sbaglia. Dopo una delusione così abbiamo bisogno di un nome altrettant­o grande, qualcuno con tanta personalit­à e tanto carisma».

Guarderà il Mondiale?

«Lo guarderò perché lo guarderò, però penso che solo in giugno, quando tanto per fare un esempio non organizzer­emo le cene per vedere la Nazionale, ci renderemo conto davvero di ciò che è successo, del fatto che l’Italia non è al Mondiale. E sarà dura. Tutti noi italiani pensavamo che una cosa del genere fosse impossibil­e, siamo cresciuti con la nazionale sempre presente ad Europei e Mondiali, quando uscivano i gironi erano considerat­i una formalità perché ci siamo sempre qualificat­i, e invece è successo. Bruttissim­o».

Cosa si può fare per migliorare il calcio italiano?

«Ci siamo un po’ fermati. Quando la A era il miglior torneo del mondo dovevamo avere la forza di progredire, penso soprattutt­o alle infrastrut­ture: i nostri stadi sono vecchi, non invogliano la gente ad andarci, se una società ne vuole costruire uno nuovo ha mille problemi burocratic­i. Nel nostro calcio ci sono troppe cose che non vanno ma la prima cosa a cui penso sono gli stadi, devono essere migliorati come stanno facendo in tutto il resto del mondo».

E a livello di gioco?

«Magari in Italia c’è una pressione diversa, ma tutto è condiziona­to dal risultato, dalla paura di non vincere. Giochi male, ma chiudi 1-0 e la settimana vola via, se hai fatto una bella gara e hai perso non va bene».

Sorpreso da questa grande accoglienz­a?

«Sì. Non mi aspettavo tanto affetto: l’ovazione quando sono entrato, il “Pazzo-kit” fatto dal club dopo il gol al Madrid, un entusiasmo generale che mi ha fatto davvero piacere. Una ragione in più per dare una mano a conquistar­e l’obiettivo comune: la salvezza». Per chiudere con un gran finale questa storia iniziata così bene.

 ??  ?? Giampaolo Pazzini, 33 anni, attaccante, esulta dopo il gol al Real al suo esordio in Liga EPA
Giampaolo Pazzini, 33 anni, attaccante, esulta dopo il gol al Real al suo esordio in Liga EPA

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