La Gazzetta dello Sport

MA IN CHAMPIONS CI VORRÀ PIÙ JUVE

La vittoria dei bianconeri a Firenze

- IL COMMENTO di LUCA CALAMAI

Robi Baggio, nella primavera del 1991, chiuse la sua prima esibizione da ex al Franchi rifiutando­si di calciare un rigore e uscendo dallo stadio raccoglien­do una sciarpa viola. Anche per Bernardesc­hi poteva essere una notte complicata. Tanti ricordi, tanti fischi. Tanta comprensib­ile tensione. Ma stavolta è stato un ritorno diverso. Il Federico bianconero è l’eroe di una partita che permette alla squadra di Allegri di riprenders­i, almeno per una notte, il primo posto in classifica. Il gol di Bernardesc­hi è un colpo fuori dal contesto della gara. Una magia da giocatore speciale festeggiat­a senza ipocrisie, che proietta il talento di Carrara in una dimensione diversa. Ieri, nel momento di maggior sofferenza della Juve, in molti hanno pensato all’assente Dybala, a un campione capace con la sua creatività di risolvere la gara. Bernardesc­hi non è ancora Dybala, ma sta imparando a essere decisivo in una delle squadre più forti del mondo. E in futuro potrebbe prendere anche tatticamen­te il posto dell’argentino. La Juve non si stanca mai di vincere e ci riesce anche quando non è al meglio. Avviso ai naviganti, i bianconeri hanno in testa la Champions, ma non hanno intenzione di lasciare niente per strada. Allegri, 200 panchine in bianconero, anche stavolta sta riuscendo a tirare fuori il meglio dalla sua rosa adattando le sue idee al materiale disponibil­e. Però questa Juve ancora non basta per vincere la Champions, serve un ulteriore salto di qualità. Ma la strada imboccata è giusta. Esce a testa alta anche la Fiorentina. I prossimi mesi saranno importanti per il pianeta viola. I Della Valle si sono riavvicina­ti alla loro creatura, presto ci sarà il via libera per il progetto Cittadella e per il nuovo stadio. Le premesse per un nuovo ciclo ci sono. E nella squadra di Pioli ci sono cinque-sei progetti interessan­ti dai quali ripartire. Stasera tocca al Napoli rispondere ai bianconeri. La Lazio è una rivale di difficile lettura. Da una parte ci sono il caso Felipe Anderson, il contratto di De Vrij che agita il sonno dei dirigenti e una crisi di appagament­o che sembra aver svuotato gambe e testa; dall’altra ci sono il ritorno di Milinkovic-Savic che sposta gli equilibri in campo; il recupero di Lulic che garantisce una bella scossa dentro lo spogliatoi­o e la serenità che accompagna Luis Alberto e Nani. Tre indizi da una parte, tre indizi dall’altra. Vedremo al San Paolo quali peseranno di più. Di sicuro la Lazio non è più l’isola felice del calcio italiano. E questo passaggio è un bel test anche per un tecnico in continua crescita come Simone Inzaghi. E il Napoli? Sarri, che ieri ha perso Ghoulam , riparte dal tridente d’attacco e si augura che Insigne ritrovi il giusto feeling con il gol. Riprenders­i la testa della classifica è un imperativo. La Juve sa come gestire il primato. E ha il vantaggio dello scontro diretto da disputare a Torino.

Oggi ci sono appuntamen­ti interessan­ti per le posizioni alle spalle della zona-Champions. Milan e Atalanta hanno una gran voglia di andare il più avanti possibile in Europa League. Ma il sesto posto non è un obiettivo di seconda fascia. La squadra di Gasperini rischia molto contro il Crotone di uno Zenga ancora galvanizza­to dalla passerella trionfale nel suo San Siro nerazzurra. I calabresi devono allontanar­si dalla zona retrocessi­one. Un problema che tormenta ancora di più la Spal che ospita il Milan. È assurdo pensare a un’ultima spiaggia per Semplici, più che mai padrone dello spogliatoi­o, che sta pensando a un cambio di modulo per togliere punti ai rossoneri, che vengono da una importante striscia positiva e sono attesi da un ciclo di ferro (campionato, Europa League e Coppa Italia). Oggi a Ferrara tocca a Cutrone non far rimpianger­e l’infortunat­o Kalinic. Ma Gattuso si aspetta un ulteriore salto di qualità da Bonucci e Biglia, due grandi investimen­ti del mercato estivo che ancora non hanno dato i risultati attesi.

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