Milan su tre fronti Contro la Spal via al ciclo di fuoco di cinque settimane
Così, forse, rischia di diventare una cosa esagerata anche per uno come lui, che pure ha il piede pesante quando bisogna pigiare sull’acceleratore. Di certo le prossime cinque settimane che aspettano il Milan di Rino Gattuso sono come il cestello di una lavatrice in centrifuga: là dentro, a partire da oggi, ci sarà poco tempo per fermarsi. In un contesto del genere, in cui i rossoneri si esibiranno su tutti i palcoscenici che poteva concedere questa stagione – ed essendo febbraio è già un buon motivo di soddisfazione –, Gattuso ripete il suo mantra: pensiamo partita dopo partita. Rino non casca nel trappolone mediatico: raccontare pubblicamente che questo è il momento decisivo della stagione probabilmente metterebbe troppa pressione a una squadra che non ha bisogno di ulteriori appesantimenti.
FRULLATORE Eppure è difficile annacquare il concetto. Da oggi al 18 marzo, giorno di MilanChievo, ci sono buone possibilità che i gattusiani scendano in campo undici volte. Il minimo della pena sarà nove – comunque tante – ma evidentemente c’è l’auspicio che ai sedicesimi di Europa League seguano gli ottavi. Poi, dopo il Chievo, ci sarà l’ultima sosta per le nazionali. Ma prima il frullatore resterà sempre acceso. Sarà meglio che i giocatori rossoneri si siano goduti le 48 di riposo concesse da Gattuso dopo Udine lunedì e martedì, perché per un bel po’ Milanello aprirà quotidianamente. La certezza è che non ci saranno giorni liberi fino al derby del 4 marzo. Dopo di che, nel caso in cui ci siano gli ottavi di Europa League, si rischia di andare dritti fino, appunto, alla sosta (ovviamente chi sarà convocato dalla propria nazionale – e il Milan ne ha parecchi – non si fermerà nemmeno in quei giorni).
APPROCCIO In pratica un’intera stagione, o quasi, concentrata in poco più di un mese, con due competizioni che prevedono partite a eliminazione diretta e il campionato che presenta avversarie come Samp, Roma e Inter. La buona, anzi ottima notizia è che Gattuso ha portato la squadra a ridosso di questo tour de force sulla scia di sette risultati utili consecutivi (Coppa Italia compresa). E’ il filotto migliore di tutta la stagione e invita all’ottimismo, così come le parole del tecnico: «Abbiamo lavorato bene, siamo meno stanchi e più brillanti». L’altra buona notizia è l’approccio del gruppo, evidentemente migliorato rispetto a una settimana fa visto che Gattuso sorride e dice: «I musi lunghi? Se non ne sto parlando è perché sono contento. Anche se in una squadra di calcio ci saranno sempre, però occorre metterli da parte e metterci passione. La bravura di un allenatore deve essere anche parlare chiaro, senza prendere in giro nessuno. È meglio, a volte, non dire nulla».
ORGOGLIO La bravura di Gattuso, peraltro, viene percepita in netta ascesa. I risultati lo confortano e anche il d.s. Mirabelli ha speso parole importanti in settimana («Mi auguro possa restare per dieci anni»). Rino ride: «Non è un segno buono...», poi rimarca un concetto a lui molto caro: «Spero di continuare a fare quello che ho cominciato. Nel calcio perdi una o due partite e torni quello che eri prima. Per vent’anni da calciatore ne ho sentite di tutti i colori: che avevo due ferri da stiro ai piedi, che sapevo solo correre e non dovevo giocare al Milan. Io ho ottenuto una promozione dalla C alla B con un budget di un milione e mezzo contro squadre da 6 milioni. Poi, se il luogo comune è che Gattuso è solo cuore e grinta, non ci posso far nulla». Orgoglio. Categorie inferiori in cui Rino ha già sfidato la Spal di Semplici (che vinse il campionato proprio davanti al suo Pisa nell’anno in cui furono promosse entrambe). Sono i due allenatori (oltre a Pecchia) con meno panchine in A del torneo, ma Gattuso sembra saperla già molto lunga: «Non penso al ciclo di fuoco, non penso a fare l’all-in, nel calcio non c’è nulla di sicuro. Ti fai il segno della croce e giochi: è tutto difficile, non possiamo permetterci di pensare alle altre, né alla classifica. Ora davanti a noi oltre alla Samp c’è pure l’Atalanta. Io ho un unico merito: aver creduto che la squadra dovesse alzare l’asticella in allenamento. La bravura poi è stata dei giocatori che hanno stretto i denti».
SE PER LUOGO COMUNE HO SOLO GRINTA, NON POSSO FAR NULLA...
GATTUSO POLEMICO SULLE SUE QUALITÀ