«In questo modo non c’è una regola, ma diventa interpretazione Mbaye prima era stato provocato, poi lui è stato ingenuo»
Roberto Donadoni non è il ritratto della serenità al termine di Inter-Bologna. Se ne torna a casa con zero punti e due espulsi che mancheranno domenica contro il Sassuolo. «C’è dispiacere, potevamo portare a casa il risultato - ha commentato -. Non ci siamo riusciti anche per demerito nostro, rammarica aver chiuso in nove quando anche in dieci abbiamo avuto la chance per pareggiare. Deve farci capire che quello che stiamo facendo non è ancora sufficiente e bisogna essere più determinati. Palacio? Un esempio per tutti». ARBITRO Donadoni durante la partita ha chiesto ampiamente spiegazioni all’arbitro Valeri per il mancato rigore concesso per il presunto fallo di mano di D’Ambrosio. «Non conta nulla parlarne, gli arbitri interpretano e decidono come meglio credono sui falli di mano - ha spiegato -. Un braccio messo a 20 centimetri dal corpo aumenta il volume, non sembra attaccato al corpo in questo caso. Mi rammarica di più la scelta dei cartellini, Mbaye è stato ammonito quando è stato provocato. Poi la dinamica dell’espulsione di Masina, il pestone è abbastanza deciso ma bisogna capirla. Il secondo giallo di Mbaye è un’ingenuità del nostro ragazzo, che non deve intervenire in quel modo ed è sacrosanto. Il rigore? Se mi dicono che il braccio è attaccato al corpo per me non è così. Non è un braccio dietro al corpo quello di D’Ambrosio. Così diventa sempre interpretazione, senza una regola».