Marchei-Hotarek da record: l’Italia a squadre vola
●Super Valentina: la coppia ha migliorato il primato italiano di 5 punti e ci ha portato in finale (disputata nella notte) del team event
Sia andata com’è andata: della gara a squadra conclusa nella notte con l’assegnazione delle medaglie e l’Italia protagonista, in casa azzurra resterà un’immagine indelebile. Quella dell’entusiasmo straripante e delle lacrime di gioia di Valentina Marchei dopo la conclusione dell’Amarcord del libero delle coppie pattinato ieri insieme a Ondrej Hotarek che ha contribuito in maniera determinante al 4° posto parziale tra le cinque finaliste (Canada 45, OAR 39, Usa 36, Italia 35, Giappone 32). Il programma perfetto, della vita, realizzato nell’occasione più prestigiosa. Con tanto di proprio record italiano migliorato di oltre 5 punti, un’enormità. Proprio come Valentina ha sempre sognato. Ad esaltare una carriera praticamente senza eguali. C’è infatti un solo precedente AFP nella storia olimpica della figura tricolore di un’atleta che abbia gareggiato in due specialità. Miss Marchei, mercoledì in pista per la gara vera e propria, a Sochi 2014 fu 11a nell’individuale. Come solo Grazia Barcellona che, a St. Moritz 1948, fece 24a tra le donne e, insieme al grande Carlo Fassi, 13a nelle coppie. Altra epoca.
LA SCOMMESSA Non si creda che la transizione sia facile. Soprattutto quando, come per la milanese di Basiglio, avviene a quasi 30 anni. Ma Valentina è l’emblema della volontà, della voglia di mettersi in gioco, di andare oltre i propri limiti. Valori ereditati da papà Marco, olimpico di maratona a Mosca 1980 e a Los Angeles 1984. Nelle coppie, in media, si comincia da adolescenti. Quando non si è del tutto consapevoli dei rischi fisici che, tra lanciati e sollevamenti, si corrono. Era l’estate 2014 quando, ad Andalo, l’idea Marchei-Hotarek nacque quasi per gioco. L’obiettivo di Vale, assecondata da Ondra (una sorta di angelo-martire), dopo due-tre gare, vista la buona riuscita, è subito diventato chiaro: i Giochi 2018. Pochi ci credevano: la Vale ce l’ha fatta. E chissà che, se la specialità diverrà olimpica, a Pechino 2022 non la si vedrà nel sincro. Lo dice ridendo. Intanto lo dice.