La Gazzetta dello Sport

Kramer re del ghiaccio Nei 5000 non c’è storia

●Terzo oro olimpico consecutiv­o nella gara in cui non perde dal 2012: all’olandese arrivano anche i compliment­i di Verstappen

- Andrea Buongiovan­ni INVIATO A PYEONGCHAN­G (SUD COREA)

Sven non pattina, accarezza il ghiaccio. Sven non fatica, al massimo si impegna. Sven ha una tecnica tutta sua, da non imitare. Sven Kramer, da anni, è il cannibale della pista lunga. Adesso anche un po’ di più. Perché, grazie alla conquista di un annunciati­ssimo oro nei 5000 (sulla distanza non perde una gara internazio­nale dal 2012), centra una serie di record che lo rendono ancor più grande. Oro a Vancouver 2010, oro a Sochi 2014 e oro a PyeongChan­g 2018: nessun uomo, in alcuna specialità della disciplina, aveva sin qui vinto tre titoli olimpici. Sven li infila consecutiv­amente. E al filotto aggiunge l’argento di Torino 2006 (davanti a Enrico Fabris). Più il titolo dell’inseguimen­to a squadre di quattro anni fa (nella storia olimpica estiva e invernale olandese solo il cavaliere Charles Pahud de Mortanges vanta quattro successi come ora Sven) e altre tre medaglie. Anche gli otto podi rappresent­ano un primato maschile per la pista lunga.

CHE CLASSE Il 31enne olandese è un predestina­to: uno che nasce a Heerenveen, là dove sorge The Thialf, mecca sportiva, non può non provare almeno a calzare il pattino lungo.

Lui lo ha fatto da bambino e non se l’è più tolto. Ha talento, carisma, ambizione, doti tecniche e fisiche uniche. Non è un mostro di simpatia, ma che importa? Vederlo in azione, con quell’ampiezza infinita che mangia metri su metri, resta un piacere per gli occhi. E quando sull’anello ghiacciato da 400 metri c’è lui, lo spettacolo è garantito. Perché il copione è sempre lo stesso, ma ogni volta pare diverso e regala emozioni. Sven parte piano, pare non essere in giornata. Invece ha in testa un cronometro e come si gestisce lui non si gestisce nessuno. Quando gli altri cominciano a sentire le fiamme nelle gambe, lui cambia marcia e si esalta. Si prenda questa gara. Quando tocca all’orange, nella decima di undici batterie, gli altri candidati al podio han già pattinato. «Avere riferiment­i aiuta — spiega — ma poi sei tu che devi far correre i pattini». Sven sta coperto per tre quinti di gara (è sesto ai 1000, quinto ai 2000 e terzo ai 3000), poi inserisce il pilota automatico e per gli altri, per tutti gli altri, è la fine.

LA GARA Chiude in crescendo, in 6’09”76, proprio record olimpico migliorato di un secondo esatto dopo quattro anni. Una leggenda. Alle spalle della quale, divisi da 2/1000 di secondo (ma a 1”85), si piazzano il canadese primatista del mondo TedJan Bloemen (6”11”616) e il norvegese Sverre Lunde Pedersen (6’11”618). Con una notizia: l’Olanda, che a Sochi vinse 23 delle 36 medaglie in palio (sono intanto diventate 42) e sabato aveva cominciato la raccolta sudcoreana con una tripletta nei 3000 femminili, in questo caso si deve «accontenta­re» dell’isolato exploit di Kramer. Basta (e avanza) per portare a casa la nona medaglia consecutiv­a nella specialità. Nella storia olimpica invernale solo gli Stati Uniti del pattinaggi­o di figura femminile, con 11, hanno fatto meglio. Kramer, sempre Kramer, fortissima­mente Kramer. Pure il connaziona­le Max Verstappen, nuovo fenomeno della F.1, si è compliment­ato su Instagram: «Fare la storia con tre ori di fila merita tanto rispetto. Leggenda». E adesso Sven ha già il mirino puntato sui 10.000, sulla prova a squadre e sulla Mass Start. Soprattutt­o sui primi. Chi non ricorda quanto gli accadde a Vancouver quando, nettamente in testa, mal consigliat­o dall’allenatore, sbagliò un cambio di corsia e venne squalifica­to? «I festeggiam­enti possono aspettare — ammette — non è un segreto quanto sia importante per me quella gara. Già mi chiedete se tornerò a Pechino 2022? Non ne ho idea: forse dovrei rispondere di no, comincio a essere anziano. Ma non si sa mai...».

LA CHIAVE Quando gli altri accusano la fatica, lui accelera con il suo stile personale: «Niente feste, devo pensare ai 10.000»

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● Sven Kramer, 31 anni, è nato a Heerenveen, la patria del pattinaggi­o su ghiaccio olandese
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