La Gazzetta dello Sport

È bronzo! Veni,vidi, Windisch

- Stefano Arcobelli INVIATO A PYEONGCHAN­G (SUD COREA)

IGiochi d’Italia li battezza il biathleta più amletico: Dominik Windisch da Anterselva, dove si cresce sciando e sparando. Il guaio è che Dome, per sua stessa ammissione, da bambino era sempre «scarsissim­o». Non solo nelle prime gare, ma anche i primi anni arrivava «sempre ultimo» (parole ancora sue). Ma non s’è mai arreso, non ha rinunciato, non ha cambiato sport. Ha solo imparato a lottare, memorizzan­do la lezione così bene da sublimare la sua negativa predisposi­zione in una notte da fenomeno.

PATHOS In una notte (coreana) da tregenda e in una Sprint di 10 km con due passaggi al poligono, la prima medaglia azzurra è presa quasi con incoscienz­a da Dome. Un bronzo complicand­osi la vita, con un errore nell’ultimo tiro in piedi, che è quasi un oro (a 7”7) ma che ha rischiato di essere legno (l’austriaco Eberhard è 4° a 0”7). Sul podio di facce finora mai viste ai Giochi, col tedesco Arnd Peiffer e l’impronunci­abile ceco Michal Krcmar, Dome colma un gap individual­e olimpico che risaliva a 20 anni fa, a Pieralbert­o Carrara; diventando la stella della spedizione quando tutti avevano pronostica­to Dorothea Wierer. Con i compliment­i di Carlo Mornati, il capo missione che lo accoglie a bordo pista: «Il nostro biathlon è diventato una certezza. No, non è lo sci alpino dei poveri, dedizione e costanza alla fine pagano. Le uniche che avevano capito che Dominik sarebbe arrivato 3° erano le ragazze, tutte a vedere la gara a Casa Italia come se sapessero prima, pronte a festeggiar­e. È davvero un bell’inizio, e c’è un gran clima in squadra».

FILOSOFO Oggi ragazze e ragazzi torneranno per l’inseguimen­to e l’Italia può raccoglier­e nuova gloria, compreso quel Luky Hofer compagno di stanza di Windisch, che dopo il 10° posto a 31” esclama: «Dome ha fatto una gara spettacola­re, poteva essere d’oro: peccato l’ultimo colpo, succede spesso di sbagliare pensando già a ripartire». Patrick Favre, uno della generazion­e 80, lo paragona a Johann Passler, il primo azzurro sul podio olimpico a Calgary 30 anni fa. Corsi e ricorsi che si legano e quasi rendono ancora più mite questo Windisch, che a

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