Sokratis «Dortmund, che Atalanta con Gasp e Gomez»
PAPASTATHOPOULOS E L’ITALIA NEL CUORE: «TORNARE? MAI DIRE MAI... SFIDA FONDAMENTALE. UN ORGOGLIO ESSERE IL CAPITANO DEL BORUSSIA»
Sokratis Papastathopoulos, 29
Uno spicchio d’Italia a due passi dal Signal Iduna Park di Dortmund, teatro della sfida di giovedì contro l’Atalanta. In primo piano ci sono due volti noti del nostro calcio, sponda vecchio Milan: Sokratis Papastathopoulos e Pierre Aubameyang, il capitano in carica e la stella (di fresca dismissione) del Borussia. L’appuntamento col difensore greco è all’Acqua Pazza, il ritrovo azzurro, inflessione campana, in questo freddo angolo della Ruhr. All’improvviso spunta l’attaccante ormai dell’Arsenal, di passaggio nel giorno di riposo per ultimare il trasloco. La domanda sul rossonero mancato in estate è d’obbligo, la replica (col sorriso) ha un sapore agrodolce: «Il Milan ha dormito...». Ciao, ciao Italia. Invece Sokratis nel 2011 ha fatto in tempo a vincere lo scudetto col Milan (da comprimario) prima di diventare uno dei top player della Bundesliga. E questa sfida con l’Atalanta un po’ gli fa sentire aria di casa. «Sono da 7 anni in Germania e non dimentico certo quanto ho imparato in Serie A».
Il suo primo maestro è stato il burbero Gasperini.
«Avevo 20 anni e imparai tanto al Genoa. Gasperini sul campo è bravissimo, in tutte le sue squadre lascia un’impronta».
Anche nell’Atalanta, ovvio.
«Seguo la A in tv e i bergamaschi rappresentano il bello della A. Squadra compatta, molto fisica, pericolosa sulle fasce e temibile sui calci piazzati. Proprio come ai miei tempi: anch’io feci 2 gol nella stagione del debutto in rossoblù».
Relazione impeccabile.
«La verità è che questo confronto nasconde tante insidie. Tutti ci danno per favoriti, Io invece dico che il pronostico è equilibrato: 50%-50%. Dobbiamo mettercela tutta per far pendere la bilancia dalla nostra parte se vogliamo passare il turno».
Che ricordi ha di Cristante e Petagna in rossonero?
«Nel mio anno al Milan loro erano ancora nelle giovanili. Ho imparato ad apprezzarli ora nell’Atalanta».
E il Papu Gomez? A Lione non lo conoscevano…
«E sbagliavano. Ha un grande talento e lo prova la convocazione con l’Argentina. I suoi colpi di classe e la velocità sono armi temibili per tutti».
Via Aubameyang, dentro Batshuayi. Ha perso un amico.
«Con Pierre c’era un bel rapporto, resteremo sempre amici. Ma ormai era destino che andasse via. Devo dire che Michy s’è presentato davvero bene. E non solo per le capriole: sa far gol e la sua voglia di andare al Mondiale col Belgio può darci una bella spinta».
Anno strano per il Borussia.
«Siamo partiti con 6 vittorie in 7 gare. Poi gli infortuni ci hanno penalizzato».
In estate in amichevole avete perso di misura con l’Atalanta: gol di Ilicic.
«Quel giorno non giocai, le due squadre erano un po’ in maschera. È chiaro, però, che stavolta sarà tutto diverso».
A proposito: come mai non c’era contro l’Amburgo?
«Ero influenzato e d’accordo col mister ho riposato. Per dare il massimo in Europa League: ci attende un ciclo tremendo».
I vostri obiettivi?
«Tornare secondi in Germania e vincere l’Europa League, Atalanta permettendo».
Dura la lotta per qualificarsi in Champions: da voi come da noi.
«Il Bayern fa corsa a sé, ha una rosa qualitativamente più ampia. Ma il campionato è cresciuto. Sia per gli investimenti che per il livello tecnico. Rispetto a quando sono arrivato si corre sempre tanto, ma ora c’è più cura per la tattica. Diciamo che la Bundesliga è il torneo che si avvicina di più alla Premier».
Un anno fa lo choc dell’attentato prima della sfida con il Monaco. Passata la paura?
«Quell’esplosione ci ha cambiato la vita, ma grazie a Dio non abbiamo avuto conseguenze fisiche. E quando vivi un’esperienza del genere capisci che il calcio va messo in secondo piano, va vissuto senza esasperazioni».
I vostri tifosi vi hanno aiutato?
«Certo, sono la nostra forza. In tante occasioni ci hanno dimostrato di aver compreso il nostro dramma. Loro ci appoggiano sempre e anche giovedì ci sarà una bolgia. Una fiducia è incondizionata. Anche se non tutto va per il verso giusto. Ad esempio quando abbiamo perso in casa due finali di Coppa col Bayern ci hanno applaudito ugualmente. È un orgoglio essere il capitano in questo club».
Nota differenze con l’Italia?
«E’ un lusso passare dalla Fossa dei Grifoni del Genoa alla Sud rossonera di San Siro e ora allo spettacolo di Dortmund. Qui in Germania ci sono meno esasperazioni, ma la carica che ti danno i tifosi italiani è davvero particolare».
Tornerebbe in Serie A?
«Mai dire mai, ma qui al Borussia sto bene. Ho contratto per un altro anno e il club vuol parlare del rinnovo. A me sta bene, ma mi preme soprattutto dare tutto per centrare i nostri obiettivi stagionali».
Come va con Stöger?
«Ci sta aiutando a ritrovare la migliore condizione. Del resto Bosz è stato sfortunato. Noi non davamo il meglio e ha pagato per tutti. Avevo un buon rapporto anche con lui, considerando che il mio primo pensiero è sempre quello di dare il massimo per la maglia che indosso. In 180 partite a Dortmund credo di averlo dimostrato».
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