Grande attacco ma difesa debole Va pressato subito Dembélé
C’erano rivali peggiori tra le teste di serie, il City, il Psg, lo stesso Liverpool più complicato da decifrare per la combinazione di ritmo inglese e tattica europea di Klopp. Ma l’emergente Tottenham non è da sottovalutare, sente che può essere l’anno della svolta. La Juve viene da sei scudetti e due finali di Champions nelle ultime tre edizioni: è la squadra da battere e, quindi, ha più da perdere. C’è un parallelo con i bianconeri contro il Barça l’anno scorso: gli sfidanti sono carichi d’entusiasmo. Anche se con meno esperienza. Ma in gare così un dettaglio può sovvertire le gerarchie.
DUE FASI Quello che colpisce del Tottenham, non certo espressione pura del calcio britannico, cominciando dal tecnico «latino», è lo squilibrio tra la fase difensiva e quella offensiva. E non tutto per colpa di chi sta dietro. La squadra è lunga, attacca con molti effettivi, ma tende a lasciare scoperti i due centrali arretrati (Vertonghen e il non affidabilissimo Sanchez). Pare che Alderweireld, meno discontinuo del colombiano, ma reduce da k.o., abbia problemi con Pochettino. Comunque gli esterni spingono tanto, e c’è solo Dier a fare diga.
KANE & CO. Quello che perde dietro lo guadagna davanti. Se è impressionante come Kane diriga la manovra offensiva — proponendo sponde sulla trequarti con più velocità esplosiva di Higuain, per poi trovarsi sempre nella posizione ideale in area — sono altrettanto temibili i trequartisti del 4-2-3-1: Son, da sinistra, taglia spesso in area; Eriksen è rapido e imprevedibile; Alli fa gran lavoro in orizzontale e in profondità. I tre incrociano, il gran movimento non dà riferimenti: il rischio è l’effetto sorpresa per le difese. Anche se la Juve, con Benatia in versione Bonucci, toglie gli spazi. L’azione parte da Dembélé, movimenti alla Pirlo ma meno sensibilità in copertura: va attaccato per primo, chiudendogli le linee di passaggio, perché esagera con il dribbling.
PRESSIONE Il Tottenham soffre la pressione sulla trequarti: la Juve dovrà essere brava — ne ha i mezzi tecnico-tattici — a mordere alta e, se non funziona, a chiudersi subito in un 4-5-1 cortissimo che soffochi gli attaccanti. Guai ad abbassarsi, ma sono rischiosi anche assalti all’arma bianca: il contropiede Spurs è velocissimo. Matuidi sarebbe stato perfetto per i break su Dier e le ripartenze: il più simile è Asamoah, ma Allegri non lo «vede» mezzala. Allora forse meglio Bentancur centrale e Pjanic mezzala o, comunque, più avanti. E vietato l’andamento lento del campionato: meno tocchi e più verticalizzazioni, il Tottenham è impreparato.
A SINISTRA A volte Douglas Costa è fumoso, ma il suo dribbling, anche da sinistra alternandosi con Mandzukic, può essere la chiave: il Tottenham soffre le incursioni, in particolare dal suo lato destro. I cross alti mettono sempre in difficoltà una difesa non piazzata benissimo e che subisce le entrate da dietro alla Chiellini. Per questo non sarebbe da scartare un 4-4-2, con Mandzukic a rafforzare il fronte centrale, e due esterni, Costa e Bernardeschi, a lanciare. Anche se così rischia d’impoverirsi la mediana centrale. Ma Allegri ha «letto» battaglie tattiche più complicate.
LA CHIAVE
La Juve deve approfittare dello squilibrio tra le due fasi del Tottenham
Pressing alto per impedire che la palla arrivi alle punte. E cross alti in area