Pochettino: «Ora voglio la bagnacauda»
●Una delegazione di Virle, il paese degli antenati, gli ha dato la cittadinanza: «Juve super, ma senza Dybala...»
C’è voluto un pochettino: 151 anni, mese più mese meno. Alla fine Mauricio ha potuto dire: «Finalmente casa!». Così, in italiano sicuro e orgoglioso. Mauricio Pochettino, questo argentino sorridente che oggi sfida la Juve, da ieri sera è cittadino onorario della città di Virle, 1200 abitanti a mezz’ora da Torino: da quel pezzo di terra il suo trisavolo Michele partì col padre nel 1867 per cercare fortuna dall’altro lato del mondo. Stavolta il viaggio è stato all’inverso: ecco un allenatore di successo alla ricerca delle proprie origini, un uomo curioso di sapere da dove tutto è partito. Il cerchio si è chiuso quattro generazioni dopo: prima di cena, nell’hotel che ospita la squadra al centro di Torino, ha ricevuto il documento ufficiale come da delibera del Consiglio Comunale. Si è pure commosso mentre Mattia Robasto, giovanissimo sindaco del paese, gli ha consegnato la pergamena e ha lanciato l’invito: «Sei uno dei nostri, prima lo sapevi e adesso è proprio ufficiale: quando vuoi, sei ospite di tutti i virlesi assieme alla tua famiglia».
COME A MURPHY Attorno a Mauricio, una distesa di Pochettino: dal vice-sindaco Daniele, tifoso juventino ma col cuore diviso stasera, al giovane Marco, portiere del Virle che ha già prenotato un provino a Londra. E ancora altri, quasi stupiti di questo strano scherzo della storia: tutti lontani parenti, tutti collegati a quell’uomo che in Argentina iniziarono a chiamare Miguel. «Non importa la distanza, io mi sono sempre sentito piemontese perché quella è stata la mia educazione, pensate che non passo mai il sale di mano in mano…», ha raccontato Mauricio, alternando italiano, inglese e spagnolo. Del resto, quelle cinque lettere sono piantate nella memoria: «Virle! Me lo diceva sempre mio nonno: “Tu sei di questo pequeño pueblo”. Poi mi parlava dei piemontesi partiti per l’Argentina. Vi assicuro che il legame è sempre stato forte e adesso lo è ancora di più». Nella sua Murphy, la cittadina argentina nelle Pampas poco più grande di Virle, gli italiani stavano insieme in base alle regioni di provenienza: «Tra di noi si mangiava la bagnacauda, mia moglie cucina ancora il vitello tonnato», ha ammesso.
DYBALA E BAGNACAUDA Solo un’ora prima Pochettino era in campo a spremere i suoi e prima ancora aveva parlato in conferenza di questo miscuglio di emozioni, tra famiglia ritrovata e una Signora all’orizzonte: «Non ero mai stato a Torino ed è bellissimo finalmente esserci. La Juve è una squadra eccezionale, non possiamo fare confronti: noi siamo giovani e stiamo crescendo per diventare competitivi quanto loro. Le loro assenze? La rosa resta eccezionale. Dybala è un grandissimo, un argentino: la Juve è diversa quando c’è o non c’è. Non molti credevano a noi, ora vogliamo essere coraggiosi». Poi in hotel la partita è quasi scolorita davanti alla festa: a pochi metri Kane ed Eriksen avevano già iniziato a pasteggiare, ma al loro allenatore è interessata più quella maglia blu, dono della sua gente. Numero 5, Pochettino scritto sulla schiena: «Davvero il Virle è così in basso (gioca nel Csi, ndr)? Appena arrivo io vi motivo per bene e vedete come risalite. Intanto voglio vedere come para Marco, non si sa mai...», ha scherzato Mauricio. Ma il viaggio a Virle non pare una promessa di rito, anzi c’è una richiesta precisa da esaudire: «Voglio comunicarvi una data, quando finirà la stagione porterò con me mia moglie e i miei due figli. A un patto! Che ci cuciniate la vera bagnacauda perché quella con gli ingredienti argentini non è la stessa cosa: da tutta la vita voglio mangiare l’originale...». Attorno a lui un paio di parenti ha alzato la mano: fosse per loro prenoterebbero già il ristorante. RITROVARSI Come nei rendezvous familiari, sono piovuti regali: da un lato una maglia del Tottenham firmata da Kane per tutti i virlesi e una biografia di Mauricio, anch’essa con dedica; dall’altro un gonfalone del Piemonte e una veduta aerea del paese. «Questo reticolato di strade è familiare: non scherzo, sembra Murphy. È proprio destino che questi due luoghi si siano avvicinati!», ha detto ancora il tecnico del Tottenham. Attorno, però, i parenti tifano soprattutto bianconero, a parte una, l’Assessore allo Sport battente cuore granata: «Mi raccomando, non mi deludere...», ha sussurrato all’orecchio Mariagrazia Colla. E il piemontese d’Argentina, da buona forchetta: «Certo, così poi mi farai tu la bagnacauda...». Nell’attesa, e prima di dirsi arrivederci, c’è un’altra maglia da tenere in mano. L’hanno creata i giovani Pietro e Luca Pochettino. C’è scritto «non si è mai lontano abbastanza per ritrovarsi», e non è mai stato così vero.