Moriero si fida: «Con Karamoh ora ci si diverte Uno così serve»
●L’ex nerazzurro: «Yann mi somiglia, è spavaldo Crescerà ancora con Spalletti, diamogli fiducia»
«Finalmente mi sono divertito, era un po’ di tempo che non mi capitava di aver così voglia di rivedere una partita». Francesco Moriero «lustrava» (e si faceva lustrare) le scarpe di compagni come Ronaldo e Alvaro Recoba, adesso si lustra gli occhi e scandisce bene la voce quando gli si chiede di Yann Karamoh. Un altro numero 17 come Moriero che in nerazzurro dal 1997 al 2000 indossò anche la numero 7.
SPAVALDO Non servono domande, Francesco parte come quando aveva un pallone tra i piedi. «Karamoh mi diverte, ha grandi qualità, rivedo in lui qualcosa di me – spiega –. Mi assomiglia per la spregiudicatezza, per la spavalderia con la quale affronta gli avversari, li punta e li salta». La prova dell’ala ha entusiasmato il pubblico del Meazza che ha accolto la scelta di Luciano Spalletti con grandi applausi già alla lettura delle formazioni. «L’Inter ha bisogno di giocatori come lui. Quella maglia pesa, ma il calcio è divertimento e uno come Karamoh fa bene al calcio. Il Meazza non lo ha spaventato, non ha avuto paura e si è visto».
BANDIERINA Si è intuito quasi immediatamente, ai primi palloni giocati. Si è percepito quando invece di allargarsi e nascondersi, Karamoh ha preso palla, l’ha cercata e voluta. «Noi ali vecchio stampo – sorride Moriero, oggi 48enne – siamo fatti così. Seguiamo l’istinto». All’ex interista, uno dei protagonisti della Coppa Uefa vinta nel 1997-98, viene anche in mente la questione tattica, di non poco conto visto che Spalletti ne ha parlato anche prima della gara contro il Bologna. «Una volta a noi tornanti – ricorda Moriero – veniva chiesto di fare tutta la fascia, dalla bandierina alla bandierina. Non scorderò mai che fu Carlo Mazzone ad aiutarmi con la tattica per migliorare il mio sostegno alla squadra. Ora il calcio è cambiato. E comunque con Spalletti siamo certi che Karamoh migliorerà anche in questo. Luciano è un grandissimo allenatore, fa crescere i giocatori sotto l’aspetto mentale e tattico. E poi vorrei dire una cosa: saranno gli avversari a temere Karamoh, a pensarci due volte prima di andare a sfidare l’Inter su quella fascia. Perché sapranno che lui ha qualità e corsa per arrivare fino in fondo». Il ragazzino ha temperamento, non ha paura. Il pubblico interista apprezza, sa che qualcosa di buono può nascere dai suoi piedi. Adesso servirà gestirlo con cautela, per evitare l’esposizione esagerata tanto inseguita e così troppo pericolosa. Tommaso Berni e Dalbert sono stati tra i primi a congratularsi con lui domenica pomeriggio dopo il cambio e Yann li ha ringraziati su instagram. Sarà fondamentale per l’ala mantenere equilibrio e voglia di migliorarsi.
FIDUCIA «Tutto vero, però non spezziamogli le ali – riprende Moriero –. Io sono per la meritocrazia e se lo merita è giusto che giochi. Gli darei ancora fiducia, non si può rinunciare a uno come lui. Dopo tantissimo tempo mi sono ritrovato il giorno dopo di una partita a parlare di dribbling e spunti individuali
131
IL NUMERO i minuti giocati in A da Karamoh, contro Genoa, Chievo, Udinese, Crotone e Bologna
SE FOSSI STATO IN CAMPO, AVREBBE MERITATO LA LUSTRATA
FRANCESCO MORIERO SUL GOL DI YANN KARAMOH
e non di tattica. In Italia si discute troppo su questo argomento e poco delle giocate individuali. Il Meazza ha bisogno di trovate del genere».
CONFRONTO Karamoh ricorda Moriero e Moriero si rivede un po’ in lui, seppure con qualche differenza. «Io ero forse più “scattante”, lui ha sicuramente più forza di quanta ne avessi io. Dopo il gol di domenica avrebbe meritato una “lustrata” alla scarpa sinistra – ride Francesco –. Il gol è il riassunto del puro istinto: scambio con Rafinha, dribbling e tiro con il sinistro, non il suo piede. Lì non ci pensi, ci provi e basta. Il mio primo gol in campionato con l’Inter lo segnai alla Fiorentina al Meazza: Zamorano mi lancia in profondità, controllo e salto l’uomo, poi calcio in diagonale, ma non ho pensato, ho tirato. O la cavalcata di Piacenza: ho seguito l’istinto». E a istinto dove arriverà questa Inter? «Tra le prime quattro, in Champions. Spalletti sta gestendo gli alti e i bassi che una stagione ti presenta. Con equilibrio». E magari con l’istinto di Karamoh.