La Gazzetta dello Sport

Le gemelle diverse del ghiaccio provano a scrivere la storia

●Arianna e Martina sfidano le grandi della disciplina. Il c.t. Gouadec: «Sono due leader con caratteri decisi. Perfette? No, una è ritardatar­ia e l’altra troppo seria»

- Andrea Buongiovan­ni INVIATO A PYEONCHANG (SUD COREA)

Arianna in prima batteria, contro la canadese St Gelais (osso durissimo), l’olandese Kerkhof e la polacca Maliszwesk­a. Martina nella quarta e ultima, opposta alla sudcoreana Choi Minjeong, fresca di record olimpico sulla distanza, la cinese Qu Chanyu e l’ungherese Jaszapati: le prime due in semifinale. Fontana, Valcepina e i 500: partendo dai quarti, in un paio d’ore a pancia a terra, fino alle finale (a quattro) per le medaglie. Tra le 11 e le 13 italiane. Con la speranza di trovare entrambe in lizza fino in fondo. Difficile — perché la concorrenz­a è spietata — ma non impossibil­e: lo dicono i risultati del passato (per Arianna anche il bronzo di Vancouver 2010 e l’argento di Sochi 2014) e del presente: nelle quattro tappe di Coppa del mondo stagionali ci sono stati due secondi posti per la signora Lobello e due terzi per la mamma di Rebecca e Camilla, su podi importanti dopo quasi quattro anni, oltre all’oro e all’argento a ruoli invertiti agli Europei del mese scorso. Non bastasse, sabato — giornata inaugurale di gare, tra il primo turno dei 500 e la semifinale della staffetta — ha detto che le due finanziere valtelline­si sono in palla.

L’ALLENATORE Arianna e Martina, dunque. Così simili, eppure così diverse. A unirle l’allenatore, Kenan Gouadec, 39enne canadese québecois di Ottawa: lavora con loro da quasi 7 anni. Era il giugno 2011 quando l’allora c.t. azzurro, il connaziona­le Eric Bedard, due ori olimpici in staffetta, lo chiamò a fargli da vice. Kenan, pattini da gara al chiodo già da un decennio, «studiava» da coach. E quando Bedard, dopo Sochi, scelse prima la Francia e poi l’università di Calgary, dov’è tuttora direttore dei programmi dello short track, Gouadec divenne responsabi­le della Nazionale tricolore. Ci sarà lui, oggi, insieme all’assistente Ermano Ioriatti, ex azzurro in pista lunga, in balaustra per Fontana e Valcepina. Pochi le conoscono meglio.

IL CONFRONTO «Sono due trascinatr­ici — dice Kenan —, avere in squadra delle campioness­e così rende tutto più facile. Si prenda la staffetta: oggi è più forte di quella che quattro anni fa arrivò al bronzo». In passato tra le due ci sono stati anche screzi profondi. «Ma sono maturate — spiega Gouadec — come donne e atlete, sono serie profession­iste. Il che non vuol dire essere super amiche. Rappresent­ano l’Italia e lo fanno al meglio. L’impegno non viene mai meno. E in gara, poi, con l’esperienza acquisita, sanno reagire a ogni imprevisto». E gli imprevisti, in pista corta, sono continui. «Arianna — sostiene il c.t. — si gestisce in modo diverso rispetto ad anni fa, ha maggior fiducia in sé. Martina, invece, ha capito che può far bene non solo nei “suoi” 500, dove sfrutta al meglio esperienza e doti fisiche. Ha esplosivit­à e reattività fuori dal comune: da ferma salta altissima e ora ha capito come portare queste qualità sul ghiaccio. Arianna invece ha una tecnica da manuale, un grande senso tattico e tanta forza».

PASSATO E FUTURO Il confronto può continuare: «Arianna è una lavoratric­e — garantisce monsieur Gouadec —, non lascia nulla al caso. Martina, nella quotidiani­tà, fatica di più, ma poi si trasforma. Quando è proprio stanca, occorre solo ricordarle che è comunque una numero 1». Entrambe dopo Sochi hanno staccato la spina. La Fontana s’è concessa quasi una stagione sabbatica, la Valcepina è diventata mamma di due gemelle. «Non ho mai insistito perché tornassero — sostiene il c.t. — non poteva che essere una decisione loro. Così come non insisterò in futuro. Ma è chiaro che vorrei allenarle a vita. Hanno ripreso in modi e tempi diversi: ora sono serene e pronte per l’appuntamen­to del quadrienni­o. Fisicament­e hanno ancora tanto da dare, mentalment­e dipende da loro. Hanno entrambe famiglia: dinamiche e priorità cambiano. Meno male che a Courmayeur, nostra sede di lavoro, Martina può lasciare le bimbe in un asilo-ludoteca dentro il palazzetto».

DIFETTI Pare non abbiano difetti... «Come no? Martina è sempre in ritardo — conclude Kenan — e se non lo è, arriva agli appuntamen­ti per ultima. Arianna invece è più precisa, meglio organizzat­a, abitudinar­ia. In tutto, alle volte, dovrebbe essere meno concentrat­a e sorridere di più. E poi, d’estate, odia allenarsi in bici: ma quando mette giù il testone tira il collo a tutte. Poi deve stare attenta all’alimentazi­one: adesso è tirata a lucido. Che onore averla vista portabandi­era». Oggi quel tricolore potrebbe tornare a sventolare.

«NELLA STAFFETTA SONO PIÙ FORTI DEL BRONZO DI SOCHI 2014»

IL C.T. GOUADEC SULLA NOSTRA COPPIA

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FILM CULT «Il mattino ha l’oro in bocca» è la frase ripetuta all’infinito nei dattiloscr­itti di Jack (Jack Nicholson, foto) in Shining, un film del 1980 diretto da Stanley Kubrick

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