La Gazzetta dello Sport

Coppa Italia, showtime a Firenze

●Si va verso il sold out per semifinali e finale, 2000 in arrivo da Bologna, il derby Milano-Cantù...

- Vincenzo Di Schiavi INVIATO A FIRENZE

GLI 8 CAPITANI Drake Diener (Cremona), Jeremy Chappell (Cantù), Peppe Poeta (Torino), Tomas Ress (Venezia), Klaudio Ndoja (Bologna), Andrea Cinciarini (Milano), David Moss (Brescia), Marty Leunen (Avellino) CIAM

Suggestion­i fiorentine. C’è aria di rinascimen­to rispetto alla Coppa Italia fieristica di un anno fa a Rimini. L’eleganza felpata della madrina Fiona May, la simpatica accoglienz­a di Giancarlo Antognoni, mito viola e mundial, la sala stampa dell’Artemio Franchi offerta dalla Fiorentina, supremo simbolo sportivo della città e partner di questo festival dei canestri. Firenze spalanca le porte alla Postemobil­e Final Eight che, da giovedì a domenica al Mandela Forum, assegnerà il secondo trofeo stagionale. «Non solo quello, c’è anche molto altro. È la Coppa Italia dell’inclusione: si esibiranno i ragazzi dell’Over Limits di Marco Calamai, le Volpi Rosse del basket in carrozzina e quelli del baskin dove normodotat­i e diVuol sabili giocano nella stessa squadra» gongola il presidente della Legabasket Egidio Bianchi. Fors’anche perché sabato e domenica si va verso il tutto esaurito (7.500 presenze). Venerdì quasi, con il fiume di tifosi (pare duemila) che arriverà da Bologna per celebrare in ritorno in coppa della Virtus. Le vibrazioni sono buone, comprese quelle degli otto allenatori che anelano a mettere le mani sulla coppa.

DECENNALE Si parte giovedì dunque. Con Avellino-Cremona. Ovvero Pino Sacripanti contro Meo Sacchetti. Quale occasione migliore, in casa Sidigas, per celebrare il decennale del clamoroso successo di Casalecchi­o di Reno? «Nessuna pressione – riflette Sacripanti –. Siamo qui per il terzo anno di fila: è ciò che conta. Poi, questa coppa, non è adatta ai deboli di cuore. L’anno scorso almeno tre partite si sono decise all’ultimo tiro e quest’anno in campionato vige un equilibrio pazzesco, mai visto prima. Inutile fare pronostici». Di certo, la Coppa Italia è il terreno di caccia di Meo Sacchetti. La prima, vinta al Forum nel 2014, di fatto fu l’incipit del biennio d’oro sassarese. Ora rieccolo con la Vanoli: «A Milano con la Dinamo vincemmo da Cenerentol­a.

dire che si può fare. E poi Firenze è bellissima: consiglio ai giocatori americani di scoprirla». Alla vincente tocca il verdetto di Venezia-Torino. I campioni d’Italia, con l’arrivo di Daye, sono ancora lì a lucidare il motore: «Siamo alla sesta partecipaz­ione in sette anni e già questo la dice lunga – spiega Walter De Raffaele –, dopo i tanti infortuni abbiamo ancora qualcosa da sistemare ma arriviamo a Firenze in tranquilli­tà. Sperando di fare meglio del passato, visto che non siamo mai andati oltre i quarti». Torino invece è una perpetua porta girevole. Planerà sul Mandela Forum con tre giocatori nuovi: Boungou, Vander Blue e Norvel Pelle, ex Varese, ufficializ­zato ieri, il ritorno di Marco Atripaldi come coordinato­re delle aree comunicazi­one e un allenatore esordiente. «Le mie coppe Italia a Milano? Notti passate a tagliare e cucire i video – racconta Paolo Galbiati, subentrato a Carlo Recalcati –. Non ho ancora realizzato quello che è successo perché non ne ho avuto il tempo. Il lunedì mattina mi è stato offerto il ruolo di capo allenatore e il pomeriggio ero in palestra. Prima però ho fatto quattro telefonate: a Comazzi e ai tre leader dello spogliatoi­o. Quando tutti mi hanno detto «ok», l’avventura è cominciata».

RULLATA Venerdì ecco le seconde portate. Apre il derbone Milano-Cantù. Simone Pianigiani torna in Coppa Italia dopo averla lasciata nel 2012 da vincitore, ai tempi di Siena. «E farlo in Toscana mi dà una gioia particolar­e. La formula é adrenalini­ca e un po’ allucinant­e. Chi gioca venerdì ha 3 gare in 3 giorni per arrivare in fondo. Comunque è bello così». Marco Sodini, di contro, sfodera una delle sue metafore: «Per noi il derby non può che essere l’Inno alla gioia. Siamo nel momento fisico peggiore e la nostra struttura di squadra non è adatta a giocare 3 gare in 3 giorni, ma noi vogliamo vincere la coppa e moriremo nel tentativo di raggiunger­e l’obiettivo perché è questo che ci chiede il tifoso di Cantù: provarci sempre». A seguire tocca a Brescia-Virtus Bologna. Andrea Diana, coach della Leonessa, avvolge nell’ironia il recente tonfo di Varese (-28): «Andiamo a Firenze sapendo che l’anno scorso abbiamo sfiorato la finale e che quest’anno siamo ancora nelle otto, e cercando, se è possibile, di dimenticar­e la rullata che abbiamo preso a Masnago. Bologna è una squadra tosta, in crescita. Sarà una sfida equilibrat­issima, anche perché in campionato l’abbiamo battuta con un tiro all’ultimo secondo». Tornano, le V Nere, all’atto finale della coppa dopo 6 anni. Comprensib­ile l’attesa e l’esodo che si va gonfiando. «Sì – spiega Alessandro Ramagli –, esserci è importante perché la Virtus ha una storia e un blasone alle spalle. Dopo la rovinosa caduta di due anni fa, l’abbiamo riportata dove deve stare e penso che a tutto il movimento sia mancata». Intanto, la Virtus dovrà fare a meno di Pietro Aradori. L’infortunio di Sassari ha evidenziat­o una lesione di primo grado a carico dei flessori della coscia sinistra: tempi di recupero in 3-4 settimane, salterà quindi anche la Nazionale. In Sardegna è uscito malconcio anche Stefano Gentile, in forte dubbio per venerdì a causa di un trauma al polso destro.

MAI ANDATI OLTRE I QUARTI: VORREMMO FAR MEGLIO...

WALTER DE RAFFAELE COACH VENEZIA

TORNARE A GIOCARE LA COPPA IN TOSCANA MI DÀ GIOIA

SIMONE PIANIGIANI COACH MILANO

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