DOMANI DUELLO CR7-NEYMAR IL RE O L’EREDE DESIGNATO?
●Il partitone di Champions tra Real Madrid e Psg è anche duello tra due big assoluti ●Condividono compleanno, lingua, ruolo e vita di lusso, ma lo scontro è uno spartiacque: lo sconfitto cambia tutto, forse anche squadra1Dai malumori tra Cristiano e Perez
Sono nati lo stesso giorno, a 7 anni di distanza, 5 febbraio 1985 e 1992. Parlano la stessa lingua, pur con accenti molto diversi. A lungo si sono mossi sulle stesse zolle, quelle in alto a sinistra del campo. Hanno la stessa ambizione, anche se uno è il re e l’altro lo vuole scalzare. Cristiano Ronaldo e Neymar: il 6 marzo ne resterà uno solo, e hai voglia a pensare che comunque vada la Champions nel 2018 ci sarà ancora il sogno Mondiale. Siamo in pieno inverno, chi esce dall’Europa è perduto. Il discorso vale anche per ambizioni e casse dei loro club, Real Madrid e Paris Saint Germain, e per le posizioni dei loro allenatori Zinedine Zidane e Unai Emery, un francese in Spagna e uno spagnolo in Francia.
Fuori dall’ombra
Ronaldo ha vinto 5 Palloni d’Oro e ha detto che ne vuole 7, così come di figli. Neymar è ancora a zero e per questo è uscito dal vincente ma oscurante cono d’ombra di Messi, col quale ha vinto la sua unica Champions, 3 anni fa, per cercare di camminare da solo verso il successo. Ha abbandonato la comfort zone blaugrana, seducente ma anche scomoda come una poltrona per due, rinunciando al Clasico e accettando di portare il suo ricchissimo circo su scenari di provincia come Digione, Amiens o Angers per un solo motivo: assaltare il gradino più alto del podio del Pallone d’Oro dopo due terzi posti negli ultimi 3 anni. Neymar ha scommesso su stesso, e un sorteggio capriccioso l’ha portato al Bernabeu già a San Valentino: incredibilmente presto per giocarsi una stagione.
Il cartellino
Il Bernabeu, il Real Madrid. Luoghi liturgici che tre volte in passato sono apparsi sulla via di Neymar senza che si consumasse l’unione. Un provino quando era bambino, nella primavera del 2006, con tanto di cartellino creato e passato alla Federcalcio Madrilena e quindi alla storia, e un trasferimento frustrato dalle incredibili richieste economiche del
clan Neymar col Madrid che pagò invece il vuoto di potere: Florentino Perez si era appena dimesso e mancava un presidente. Un caloroso avvicinamento nel 2013, nuovamente abortito per questioni economiche: Neymar Junior, già promesso al Barça, guidato dal bramoso Neymar Senior flirtò con Perez che, manager esperto di mille battaglie, si ritirò dalla corsa quando vide che intorno all’acquisto del ragazzo prodigio brasiliano si palesavano spaventevoli fantasmi di finanza creativa. Neymar andò al Barça che annunciò pubblicamente di averlo pagato 57 milioni. Florentino disse che l’acquisto a lui sarebbe costato più di 100 milioni e aveva ragione:
El Mundo ha rivelato che le carte del doppio processo a cui sono tutt’ora sottomessi il Barcellona e la famiglia Neymar tutta (madre compresa) dicono che l’operazione è stata da 134 milioni.
Appuntamento al 2019?
La scorsa estate il terzo abboccamento: Neymar voleva andar via da Barcellona ma non voleva trasformarsi nel «nuovo Figo», e così col Madrid si è dato appuntamento nel 2019. Anche al Barça sanno bene che il Psg è sempre stato considerato dalla famiglia Neymar un ponte per poi sbarcare alla Casa Blanca. «Un giorno giocherà nel Madrid», ha detto Marcelo, brasiliano da una vita in blanco, a Esporte Interactivo. Il patron del Psg Al Khelaifi si è già lamentato pubblicamente più di una volta per gli ammiccamenti, sempre corrisposti, del Madrid al suo carissimo brasiliano. Ha detto che Neymar non se ne andrà a fine stagione al 2000%. Questi ottavi di Champions però sono un piatto talmente forte che qualche indigestione causeranno, e le ricadute sono difficili da prevedere.
Ronaldo nel limbo
Perché dall’altra parte anche CR7 è in un momento decisivo della propria carriera. Il portoghese è avvelenato perché tra l’estate e l’autunno scorsi è passato dal primo al terzo gradino della classifica dei calciatori più pagati del globo, superato prima da Neymar e poi da Messi. L’argentino guadagna più del doppio di lui. Ronaldo vuole un ritocco multimilionario del già lauto stipendio che Florentino non gli vuole concedere. Ha minacciato di andarsene e Perez gli ha aperto la porta: se arrivasse una pioggia di milioni il presidente della Casa Blanca sarebbe felice di incassare e risparmiare un ingaggio monstre. E di liberare la squadra da un impasse tattico. Finché c’è Ronaldo è difficile, se non impossibile, comprare un 9 autentico perché il portoghese ormai fa quello di mestiere. Così come è assai complesso scaricare Benzema: fischiato e da tempo non sopportato dal Bernabeu ma amato da CR7 perché lo fa giocare al meglio e segnare con continuità. Ronaldo stesso sa bene che a 33 anni non può andare in giro a bussare al paio di porte che potrebbero aprirgli (Manchester United, lo stesso Psg, non si vince la Champions giocando in Cina…) con una richiesta d’ingaggio da 35-40 milioni netti a stagione senza farsi accompagnare da prestazioni bestiali, come quelle realizzate in Champions nella scorsa primavera. Il portoghese è stato il
pichichi delle ultime 5 Champions, ne ha vinte 3 delle ultime 4, in questa ha 9 reti in 6 partite ed è il capocannoniere storico della competizione (115 gol e nessun altro è mai arrivato in tripla cifra). Però solo demolendo il Psg può abbattere l’ambizione di Neymar alla sua successione, tanto nel Pallone d’Oro come al Madrid. Messi? Con lui se la vedrà più avanti. Ma, appunto, il piano vale solo se il Madrid passa ai quarti. Un’eliminazione condannerebbe i blancos a un 2018 da zero tituli dopo i 5 del 2017 (record del club) e toglierebbe a Ronaldo (e a Jorge Mendes) i super poteri al momento di qualsivoglia trattativa. Ecco perché dopo aver fatto 4 gol nelle prime 18 giornate di Liga Ronaldo ne ha segnati 7 nelle ultime 4. Il re della Champions è uscito dal letargo: si gioca il trono contro il futuro.
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