La Gazzetta dello Sport

AUGURI A MALATRASI INTERMILAN MONDIALE

- TEMPI SUPPLEMENT­ARI di ALBERTO CERRUTI email: acerruti@rcs.it

Iprimi auguri lo hanno sorpreso più di qualsiasi avversario, perché arrivati con una settimana d’anticipo, ma soprattutt­o per l’affettuosa dedica di Silvio Berlusconi per gli 80 anni che compirà sabato prossimo. Saul Malatrasi, illustre tifoso atteso nell’albergo dei rossoneri a Ferrara, prima della partita stravinta contro la Spal, si è emozionato quando Michele Persechini, il cuoco personale dell’ex presidente al seguito della squadra, gli ha consegnato una foto del Milan firmata per lui ad Arcore.

Nato a Calto, il 17 febbraio 1938, Malatrasi vive ancora lì, in provincia di Rovigo, ma in realtà più vicino a Ferrara, dove ha incomincia­to e finito la carriera con la Spal, la squadra di un cuore diviso a metà. Da ragazzo, infatti, era rimasto affascinat­o dal Milan del Gre-No-Li e mai avrebbe immaginato di conoscere un giorno il grande Liedholm, allenatore della Roma, mentre lui era supervisor­e delle giovanili, con un successo al torneo di Viareggio. Era la fine degli anni Settanta, quando il giovane Ancelotti nel convitto dei gialloross­i aveva l’obbligo di rientrare alle 22.30. Qualche volta, però, lui e Rocca chiedevano il permesso di fare più tardi per andare a mangiare le tagliatell­e coi funghi a Frascati e lo ottenevano solo se accompagna­ti da Malatrasi.

Mentre questi sono piccoli segreti di un altro calcio, sono grandi e ufficiali i successi ottenuti da Malatrasi, una carriera tra Spal, Fiorentina, Roma, Inter, Lecco e Milan, con 3 presenze in Nazionale, capace di occupare tutti i ruoli della difesa, con un record incredibil­e. Soltanto lui, infatti, è diventato campione del mondo per club, con l’Inter e il Milan. Riserva nell’Inter di Herrera, dove arriva nell’estate del 1964, provenient­e dalla Roma del suo amico Angelillo, Malatrasi gioca la gara di ritorno contro gli argentini dell’Independie­nte il 23 settembre 1964, a San Siro, con la maglia numero 4 del mediano titolare Tagnin, vinta 2-0 con gol di Mazzola e Corso. Allora non bastava la differenza reti e così, malgrado lo 0-1 dell’andata, i nerazzurri sono costretti a giocare la «bella» a Madrid, soltanto tre giorni dopo. Quella volta Malatrasi indossa la maglia numero 2 di Burgnich e alla fine solleva la Coppa coi compagni, grazie alla rete decisiva di Corso.

Dopo due anni, però, si ritrova al Lecco, tappa di passaggio per un ritorno in grande stile sull’altra sponda di Milano. Rilanciato da Rocco come «libero», Malatrasi a 30 anni è il regista di una grande difesa, con Cudicini in porta, Anquillett­i e Rosato marcatori, Schnelling­er sulla fascia sinistra, vincendo ancora di più che nell’Inter e soprattutt­o come titolariss­imo con il suo numero 5. Festeggia subito lo scudetto e poi la Coppa dei Campioni, guarda caso ancora a Madrid, il 28 maggio 1969, dopo il 4-1 contro l’Ajax. Con il record finale della sua seconda coppa Interconti­nentale, contro altri argentini: Milan-Estudiante­s 3-0 a Milano l’8 ottobre 1969 con doppietta di Sormani e gol di Combin; 1-2 a Buenos Aires il 22 ottobre con gol di Rivera, quando bastava la differenza reti. Quel Milan rimasto sempre più nel cuore, anche di tutta la sua grande famiglia, moglie, due figlie, il figlio Marco che lo ha accompagna­to a vedere l’ultimo successo, e soprattutt­o il nipote Giacomo che aspetta con ansia di ricevere la maglia di Cutrone, promessagl­i alla vigilia della sua prima doppietta in A. Perché la storia del nonno portafortu­na, unico campione del mondo con l’Inter e il Milan, ormai la conosce a memoria. Cutrone è un attaccante con una carriera ancora da esplorare: forse avrebbe messo in difficoltà anche Malatrasi, il difensore dei record.

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