La Gazzetta dello Sport

Il fantamerca­to di Totti «Oggi varrei 200 milioni»

●L’ex capitano della Roma: «In questo calcio c’è troppo business, per me conta l’amore»

- Foto: Francesco Totti, 41 anni PUGLIESE

IO COMPREREI SOLO CAMPIONI MA IL BUDGET LO FA IL PRESIDENTE SU JAMES PALLOTTA PATRON DELLA ROMA

La verità è che nella testa resta ancora calciatore. Perché quello è stato (ad altissimi livelli) per 25 anni e perché questo, probabilme­nte, desiderava fare ancora per un po’. Magari solo un altro anno, per chiudere meglio di quanto non sia successo ed esorcizzar­e l’incubo della fine. E invece, come per tutti, la fine è arrivata e per lui ha avuto anche dei tratti di dolcezza, con quel 28 maggio che ha trasmesso in mondovisio­ne le emozioni del cuore. Francesco

Totti da allora ha vissuto un percorso fatto di pensieri e metabolizz­azioni verso la carriera da dirigente. Anche se poi, dalle sue parole, traspare ancora l’amore per il calcio di un tempo, fatto di bandiere, simboli, campioni che restano e non si vendono. Di tutto questo ha parlato a «I Signori del Calcio», in una intervista realizzata a fine dicembre a Dubai, in onda sabato su Sky ma in anteprima stasera sul canale «On demand».

IL MERCATO Totti parte dalla fine e cioè dal mercato impazzito dalla scorsa estate. «Io oggi costerei 200 milioni». Ecco, la mente del calciatore nasce da qui. Dalla valutazion­e. Alta, ad un soffio dai 227 che il Psg ha pagato per Neymar e poco sopra i 180 spesi (sempre dal Psg) per Mbappé. Ma anche logica, visto che per anni Totti è stato l’oggetto dei desideri dai migliori club europei. «L’offerta più concreta fu del Real Madrid nel 2003-04 – dice – Ma ho fatto una scelta: precluderm­i la possibilit­à di vincere tanto per restare sempre con la Roma. E

alla fine ho avuto amore e passione, più importanti che vincere altrove». Anche, evidenteme­nte, più importanti di quel Pallone d’oro che per molti avrebbe meritato e che un po’ gli manca. «È vero, è una delle cose che mi è mancata. Giocando con la Roma sapevo di avere meno possibilit­à rispetto a Real, Juve o Milan. Lì avrei avuto più visibilità internazio­nale, il Pallone d’oro si vince conquistan­do la Champions, il Mondiale (che Totti comunque ha vinto nel 2006, ndr) o qualche altro trofeo importante».

IL BUSINESS Già, il mercato. Totti dirigente lo pensa e lo vede ancora come il Totti calciatore. Nel senso che rispetto al suo calcio, a quello anche di dieci anni fa, oggi è cambiato tutto. Oggi è molto più business e molto meno sentimenti. È una legge quasi scritta, a cui Totti fa ancora fatica a metabolizz­are. Come l’ultimo dei romantici, la lettura è ancora diversa.

«Non penso che possa più esistere un altro Totti, un giovane della Roma che cresca qui e possa fare le stesse cose che abbiamo fatto io e De Rossi – continua –. Oggi è tutto diverso ed è impossibil­e che quello che è successo con noi si ripeta. Prima si pensava ai giovani promettent­i italiani più che scoprire un giovane sudamerica­no o di qualsiasi altro Paese». Anche se poi lui la ricetta per vincere ce l’avrebbe anche. Di fatto, però, difficilme­nte compatibil­e con il calcio di oggi. È lo stesso grido di allarme che lanciava quando giocava, chiedendo a Franco Sensi di comprare più campioni possibile. «Dipendesse da me spenderei qualsiasi cifra possibile per comprare i giocatori più forti, perché per vincere servono quelli. L’ho sempre detto e lo dirò sempre. Però poi non gestisco io i soldi, è il presidente che decide. Lui stabilisce un budget e con questo deve essere bravo a costruire la squadra». Non Pallotta, ovviamente, ma Monchi.

SUL PASSATO «Il Real mi voleva nel 2003, preferii vincere meno ma avere in cambio passione. Anche se il Pallone d’oro...»

CON LUI NON C’È MAI STATO UN CONFRONTO. E NON CI SARÀ MAI SU LUCIANO SPALLETTI TECNICO DELL’INTER, EX ROMA

IL NEMICO E il finale non poteva che essere per lui, per Luciano Spalletti, il grande nemico della scorsa stagione, l’uomo che gli ha reso più amaro l’ultimo anno. «Con lui non c’è mai stato un confronto e mai ci sarà – chiude Totti –. Avrei preferito chiudere in altro modo, fossi stato in lui avrei gestito il calciatore e l’uomo in altro modo: mi sarei confrontat­o, gli avrei parlato. Comunque sono riuscito a fare questo passaggio da calciatore a dirigente. Ma sono cresciuto nel campo e nel campo morirò». Appunto. E forse è giusto anche così. Totti è stato uno dei più grandi calciatori di sempre. E dentro, fino alla fine, sarà sempre calciatore. Anche e soprattutt­o con la testa.

BANDIERE «Non esisterà più un altro Totti o De Rossi, ora è tutto diverso. E si guarda molto più all’estero che ai nostri talenti»

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ANSA Francesco Totti, 41 anni, ha un contratto di 6 anni da dirigente
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