AHI JUVE MA NON E’ FINITA
Doppio Higuain in 9 minuti Ma il Tottenham la riacciuffa Juve, si fa dura
●Il Pipita parte forte però al 47’ sbaglia un rigore. I bianconeri lasciano l’iniziativa agli Spurs: Kane accorcia, 2-2 di Eriksen A Londra Allegri dovrà fare molto di più
Non c’è niente di irreparabile in un 2-2. Ma quello che stupisce, e in definitiva preoccupa in vista del ritorno, è il modo inspiegabile in cui questo 2-2 è arrivato. Dentro una partita che era fin troppo facile da decifrare e che la Juve aveva da subito in pugno, quasi il calcio fosse diventato matematica: con la difesa del Tottenham, infatti, l’equazione ottavi si sarebbe risolta entrando in area e aspettando, tanto prima o poi qualcosa sarebbe successo. Una partita facile e poi regalata. Dal 2-0 immediato di Higuain, che lasciava presagire un dominio totale, il calcio adulto e consapevole della sua forza contro lo spirito un po’ britannico e naif dei debuttanti, anzi dal 3-0 sprecato in contropiede ancora dall’argentino Higuain, il passo al 2-2 è stato improvviso e inevitabile. Un crollo psicologico prima che fisico che ha concesso palla, iniziativa e occasioni agli inglesi, comunque risistemati bene da Pochettino dopo l’elettroshock iniziale. E così Kane ed Eriksen hanno messo dentro la porta bianconera i primi due gol del 2018, complicando non poco i prossimi 90’ a Wembley. Ora tutto è in gioco. Ripetendo le stesse esitazioni, potrebbe interrompersi un’avventura che comunque la Juve, superiore se vuole, ha sempre nelle sue mani. Ma quale Juve sarà, nella città del dottor Jekyll e di mister Hyde?
DARK SIDE OF THE SPURS
Peccato, perché sarebbe bastato poco. Prima che la Juve facesse tutto il possibile per rendergli facile la vita, il Tottenham aveva mostrato il suo lato oscuro: una difesa che può andare in panico in qualunque momento. I due centrali larghi e poco protetti, con Sanchez che mai garantisce tranquillità, e gli esterni in crisi se puntati in dribbling veloce. Non si spiega altrimenti il gol alla prima azione, su punizione di Pjanic, con Higuain in area colpevolmente libero di aggiustarsi il tiro al volo. E allo stesso modo è da matita blu l’intervento da rigore di Davies su Bernardeschi appena dentro gli undici metri. Higuain non perdona, 2-0, «the end» al 9’. Sarebbe bastato poco, dicevamo. Gestire con tranquillità il vantaggio, come la Juve sa fare. Tenere Kane e compagni lontani da Buffon. Spaventare subito il Tottenham in fase d’impostazione, chiudendo le vie di fuga a Dembélé, invece di lasciarlo ballare fino alla metà campo.
INDIETRO TUTTA!
S’è visto invece il contrario. S’è vista una Juve che ha arretrato inspiegabilmente il baricentro, alla fine molto basso, e ha concesso – a una squadra inglese – quasi il 67% del possesso palla. Una strategia, qualcuno potrebbe dire. Sì, se fosse servita a sbarrare le linee e ripartire in velocità, tentando l’uno contro uno su Sanchez e Vertonghen. Ma è sembrato piuttosto un ripiegare, ci si scusi il luogo comune, un po’ all’italiana. Quasi tutti dietro la linea del pallone. E quasi tutti al di sotto dello standard, da Pjanic mai convincente in impostazione, a Khedira in
giornata bradipo, a Chiellini mai impermeabile. Fino allo stesso generoso Mandzukic costretto spesso ad allinearsi, da terzino, in una difesa a cinque. Arretra e spaventati, ecco che fai il gioco del Tottenham.
PERCHÉ COSTA IN MEZZO?
Neanche Allegri è immune da critiche. Non convince, intanto, l’impostazione tattica data alla sfida, con Douglas Costa fuori ruolo e inadeguato nella posizione di Dybala, trequartista centrale del 4-2-3-1. Nelle rare occasioni in cui il brasiliano s’è allargato a sinistra, puntando Aurier, è nato sempre qualcosa: il rigore del possibile 3-1 (sprecato da Higuain sulla traversa) e un altro paio di brividi in area inglese. Troppo poco. In mezzo invece non ha creato niente e fatto zero filtro. E poi: perché insistere su Mandzukic terzino, se il croato poteva dare una mano a Higuain in mezzo, liberando così Costa sulla fascia?
COMPITI SBAGLIATI
E non è l’unica domanda irrisolta proposta dal 2-2. L’altra riguarda la libertà concessa in impostazione a Dembélé che, palla al piede, è quasi sempre arrivato nella trequarti juventina. Qui, intanto, Pochettino aveva messo le cose a posto: dal 4-2-3-1 iniziale, infatti, il tecnico era passato a un 4-3-3 mobilissimo, arretrando Eriksen, il migliore, per creare superiorità a centrocampo e consentirgli di dialogare con Dembélé. Mai la Juve è riuscita a opporsi a questi scambi. Quindi il movimento di Kane e Alli, allargato a sinistra, e le esitazioni di una difesa non blindata e poco protetta, hanno fatto il resto. Senza che Allegri studiasse una contromossa. Così, su palla persa da Chiellini, Alli ha lanciato Kane verso il gol. E ancora Chiellini ha steso Alli al limite dell’area, concedendo a Eriksen la punizione del 2-2. L’ultima domanda riguarda il ritmo, calato improvvisamente. Non c’era più neanche la forza per proporsi avanti, solo Higuain ci ha messo generosità e solita foga. Anche Bernardeschi è scomparso pian piano. Non basterà a Londra dove difficilmente, davanti alla sua gente, il Tottenham rinuncerà a attaccare in massa: non è nel suo Dna. Potrebbe essere un vantaggio per la Juve, ma dovrà essere un’altra Juve.