La Gazzetta dello Sport

Prima implacabil­e poi col braccino Euro-Pipita, notte in altalena

●Pareva la sera giusta con la doppietta in 9 minuti Poi gli errori, rigore incluso. E resta l’etichetta di quello che manca nei momenti decisivi

- Alessandra Bocci INVIATA A TORINO

Certi nove ti tradiscono. Fanno dei giri immensi e poi si arrotolano su se stessi. Nove in senso lato, perché Ibrahimovi­c, per dire, non aveva quella maglia al Milan. Ma il senso è lo stesso, anche se il finale è un po’ diverso. Zlatan milanista perse banalmente un pallone e agevolò il Tottenham a San Siro, Gonzalo Higuain ha segnato una doppietta, il secondo gol al minuto nove, guarda un po’, però ha sbagliato il colpo del k.o. più volte e ha spedito il rigore del possibile 3-1 sulla traversa. Era il finale del primo tempo, probabilme­nte il terzo gol avrebbe tagliato le gambe al Tottenham o forse no. Il Milan di Allegri fallì la qualificaz­ione contro la squadra di Londra perdendo a San Siro e facendo 0-0 al ritorno, la sua Juve si era portata avanti subito e si è fatta rimontare. Ora come allora, a Londra bisognerà che Allegri si inventi qualcosa per vincere. Basterebbe un 3-3, certo, ma non è un risultato comunissim­o. E soprattutt­o, passare dal paradiso al purgatorio, come minimo, non è cosa alla quale la Juve sia abituata. Reagire non sarà facile.

MALEDIZION­E Higuain prima del Tottenham aveva segnato due gol in questa Champions, contro gli inglesi ha segnato una doppietta amara, nemmeno parente alla lontana di quella realizzata in semifinale contro il Monaco nella stagione passata. È così da una vita: l’argentino lotta con l’etichetta di perdente di successo, di uomo che segna molto ma manca nelle finali, di giocatore bravo assai, ma non abbastanza cattivo per piazzare il colpo decisivo e mettersi finalmente a sedere con i più grandi. Ogni volta deve misurarsi con qualcuno, ogni volta, soprattutt­o all’estero, dimostrare qualcosa. Il confronto questa volta era con Harry Kane, giovane, in forma, lanciatiss­imo. Gonzalo ha allungato nei primi minuti, poi ha sbagliato e si è ripiegato su se stesso con quel rigore stampato sulla traversa che sarà ricordata come il legno del rimpianto, sempre che al ritorno a Wembley la Juve non rimetta il muso avanti. Per ora va così, un pareggio che scotta e che ripropone il tema di sempre: le titubanze di Higuain contro l’audacia dei rivali, in questo caso un inglese che pareva volare, spensierat­o, come direbbe Allegri, anche sullo 0-2. Ma a Higuain succede questo, succede che si appesantis­ce nei momenti decisivi e non è una questione di chili. Capita a tanti, compreso quell’Ibrahimovi­c che in Europa non ha mai vinto niente e che ha fatto collezione di campionati nazionali e di match point sbagliati sul continente. Certi nove ti tradiscono e tradiscono se stessi. «Non meritiamo questo risultato», dice mestamente

DELUSIONE I numeri di Harry Kane sono impression­anti, il talento di Christian Eriksen decisivo, ma neppure Gonzalo è messo male con i suoi venti gol stagionali e in questo periodo pareva in crescita. Ma sbagliare il gol del 3-0 in contropied­e e spedire un rigore decisivo sulla traversa forse sarebbe stato troppo anche per uno più abituato di lui ai successi internazio­nali. Ora tutti dicono «abbiamo quello che serve per fare una grande partita a Wembley». Sempre che basti, una grande partita. A volte bastano un paio di distrazion­i a strapparti il sogno dalle mani.

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GETTY Gonzalo Higuain, 30 anni, argentino, è arrivato alla Juventus dal Napoli nell’estate del 2016

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