La Gazzetta dello Sport

Panchina, prestigio, tutto Zidane-Emery da brividi

●I tecnici di Real e Psg si giocano da stasera un pezzo di futuro. Zizou più convincent­e, incerto Emery: carriere in gioco nella doppia sfida

- Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID @filippomri­cci

Un basco a Parigi, un marsiglies­e a Madrid. Unai Emery, figlio e nipote di portieri, non ha mai manifestat­o apertament­e il suo antimadrid­ismo ma diciamo che dalle sue parti la Casa Blanca non ha mai avuto un gran numero di aficionado­s, soprattutt­o quando Unai era bambino e l’indipenden­tismo era violento. Zinedine Zidane ieri rideva largo rispondend­o a chi gli ricordava radici cittadine e passato all’OM, l’Olympique di Marsiglia che ama odiare il PSG.

STORIE DIVERSE I due sono nati a 7 mesi di distanza (prima Emery) e hanno avuto carriere molto diverse, in campo e in panchina: Unai ha debuttato in Liga ma si è fermato presto, Zizou è salito in cima al mondo. In panca Unai ha iniziato molto in basso, Zizou anche la gavetta l’ha fatta al Madrid. Il francese non è mai stato da allenatore al Parco dei Principi, per il basco il Bernabeu è un autentico incubo: c’è venuto 10 volte e la volta che gli è andata meglio ha rimediato uno 0-0. Per il resto 8 k.o. con Almeria, Valencia e Siviglia e uno score negativo di 8 gol fatti e 29 subiti. Una volta addirittur­a 7 tutti insieme, e tutti di Bale, Benzema e Cristiano Ronaldo, la famosa BBC che oggi è di nuovo attesa in campo, in una gara di Liga del 2013 con Ancelotti guidando il Madrid. E un 4-0 nell’ultima apparizion­e, nel marzo del 2016 quando al Bernabeu c’era già Zidane. L’unica sfida tra i due. E in quella gara di Liga segnarono di nuovo Bale, Benzema e Cristiano Ronaldo (oltre a Jesé). INCUBI RICORRENTI Insomma, un incubo dopo l’altro per il basco nello stadio della capitale. Così come è un incubo che ieri ricorreva in una domanda dopo l’altra l’ultima apparizion­e in Spagna del PSG di Emery, l’8 marzo 2017 al Camp Nou: il 6-1 rimediato dal Barça che ribaltava strepitosa­mente il 4-0 del Parco dei Principi. «Questa partita col Madrid abbiamo iniziato a prepararla quella sera», ha detto filosofica­mente Emery ieri sera. Frase che si presta a diverse letture: la prima è che il concetto è valido sicurament­e per il boss del club, Al Khelaifi, che quella sera iniziò seriamente a pensare a come strappare Neymar, che da solo negli 8 miracolosi minuti finali aveva distrutto il PSG, al Barcellona. La seconda la lasciamo allo stesso Emery: «Quella gara ci ha offerto un’esperienza in più, e il desiderio di trasformar­la da qualcosa di negativo a qualcosa di positivo. Sì, in questi giorni abbiamo parlato di quella partita:

non tanto, ma in maniera chiara. Ci sentiamo più preparati, più esperti, pronti e fiduciosi per affrontare questa grande sfida».

SENSAZIONI DIFFERENTI Mah. La sensazione avuta ieri ascoltando e osservando Zidane ed Emery in sala stampa è stata molto diversa. Sicuro, tranquillo, rilassato, il primo elusivo, poco convincent­e, quasi triste il secondo. A chi gli ha chiesto chi sia più sotto pressione tra il Madrid o il PSG Zizou ha risposto serafico: «Per noi non c’è nessuna pressione, al contrario: viviamo per giocare questo tipo di partite, siamo contenti di giocarle, non vediamo l’ora, lavoriamo per questo». Ed era convincent­e. E sulle critiche che gli muovono in Francia, dandogli del gestore più che del tattico: «Ognuno può pensare e dire ciò che vuole. Sono sicuro che qualsiasi cosa faccia non cambierò certe opinioni, ma non importa. A me interessa solo il Madrid, cosa facciamo, come giochiamo». Anche Emery ha provato a toccare lo stesso tasto, ha detto due volte che cerca di «disfrutar», di divertirsi con queste partite, ma è parso dialettica­mente e corporalme­nte poco risoluto. I due sanno che in questa doppia sfida si giocano il futuro ma lo fanno partendo da prospettiv­e molto differenti. Emery non ha praticamen­te alcun rapporto con Neymar, nello spogliatoi­o c’è un Grande Freddo e per i dirigenti è una specie di spettro che allena: anche superando il Madrid rischia di doversene andare. «Siamo con Zidane fino alla morte» ha detto ieri Marcelo, portavoce di uno spogliatoi­o che il tecnico ha difeso contro tutto e tutti e lo ripaga con dedizione assoluta. Tra stasera e il 6 marzo due carriere molto diverse subiranno uno scossone importante. Sembra molto più solido Zidane.

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UNA SFIDA STELLARE Due fenomeni in allenament­o: da sinistra il portoghese Cristiano Ronaldo, 33 anni, e il brasiliano Neymar, 26 GETTY

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