La Gazzetta dello Sport

Bojinov: «Rino nuovo Mou, ma occhio al Ludogorets»

●Il bomber bulgaro ha segnato due gol ai rossoneri e due ai connaziona­li: «In questo Milan giocherei senza problemi»

- Alessandra Gozzini MILANO

Valeri Bojinov è bravissimo in tre materie: storia, geografia e italiano. Era il 2002 quando quindicenn­e esordì in A: ha tantissimi episodi da ricordare. In carriera ha girato 8 paesi, 14 squadre e il tour è ancora incompleto: «L’obiettivo è andare in doppia cifra», ride. Dal Portogallo all’Inghilterr­a, dalla Serbia alla Cina, dalla Svizzera alla Croazia: in giro Bojinov, bulgaro, non ha scordato una parola d’italiano. Tutti i termini dell’intervista sono fedeli al racconto.

Da centravant­i ha segnato due gol al Milan e due al Ludogorets. Bojinov che partita si aspetta?

«Premessa. Il Milan come tutta la Serie A non rappresent­a più la grandezza che ho conosciuto io. Alla Juve ero in camera con Nedved e il suo Pallone d’Oro. Ho segnato il primo gol a San Siro il 6 gennaio 2005 quando Sheva sollevava il suo di Pallone d’Oro. Segnai a una squadra che aveva Dida, Cafu, Nesta, Maldini, Pirlo, Kakà. Andavi lì e pensavi: se tutto va bene gli lascio tre punti. In mezzo giocava Gattuso: Rino è una leggenda, con il tempo diventerà un nuovo Mourinho. In questo Milan giocherei senza problemi e non perché Kalinic e Silva faticano. Giocherei perché sono al loro livello. Cutrone mi piace ma non è un campione: “il ragazzo” mi piace perché sa darsi da fare».

Gattuso come Mou, perché?

«Ventiquatt­ro marzo 2010, Parma-Milan 1-0, mio gol decisivo al 90’. In quella stagione Milan e Inter si giocavano lo scudetto e io a fine gara dedicai la rete a Mourinho, lo stimavo tanto. Lui il giorno dopo mi chiamò e io gli riattaccai in faccia perché pensavo a uno scherzo. Siamo rimasti in contatto: lui è psicologia, filosofia, comunicazi­one. Tutto quello che è il calcio. Della sua amicizia, come di quella di nessun potente del calcio, ho però mai approfitta­to».

Contro il Ludogorets il Milan avrà vita facile?

«Per loro il campionato bulgaro è un giocattolo, l’intenzione come quella di altre squadre in crescita dei balcani è farsi valere in Europa. Loro sono impression­anti nello scouting, hanno una squadra piena di stranieri che comprano a uno e rivendono a dieci».

Perché Bojinov, talento che segnava in A da minorenne oggi è arrivato da svincolato al Rijeka?

«Per il mio talento dovrei giocare nel Real. Ho sbagliato da ragazzo, ero esplosivo, pesante. Ora sono maturo coi miei due figli, Valeri jr e Nicole. Ma già nel mio Lecce giocavo con Vucinic, Chevanton, Giacomazzi, una squadra che oggi vincerebbe lo scudetto. Sono arrivato qui e non è niente male, del resto se poche settimane fa hanno vinto 2-0 con il Milan non sarò in una squadretta...»

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Valeri Bojinov, 31 anni, punta del Rijeka, qui al Lecce AP

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