La gioia del tecnico «Questa medaglia dà la spinta a tutti»
●Il c.t. Gouadec: «La sua forza? Resta fredda nei momenti più delicati. Spero che il suo oro attiri anche qualche ragazzino»
Salta, rimbalza, abbraccia tutti. Si rotala sui materassi che fanno da protezione alla pista. Kenan Gouadec, il c.t. dell’oro olimpico dei 500 femminili, 39enne canadese del Québec, non ci sta più dentro. È (anche) un suo trionfo. Il primo olimpico da quando, dopo Sochi 2014, ha preso in mano da solo la responsabilità della Nazionale azzurra.
Era convinto delle possibilità di Arianna?
«Nello short track si affronta un turno alla volta, non ci si sbilancia. Ma il suo modo di pattinare mi ha subito confermato che sta attraversando un periodo di grande condizione. A far la differenze sono state quelle partenze lucidissime, che le hanno permesso di controllare ritmo e avversarie. In finale, poi, è andata veramente forte fino alla fine».
Proprio record italiano migliorato in semifinale (di 194/1000, 42”635) e poi in finale (di altri 66, 42”569): si può far meglio?
«È rimasta a poco più di 2 decimi dal record del mondo della Christie. Ma sì, credo abbia ulteriori margini. A certe velocità non è così abituata, ha ancora qualcosa da imparare. I 500, poi, sono da sempre la sua distanza preferita. Anche se in questa stagione, tranne due secondi posti in tappe di Coppa del Mondo, non sempre era andata come avrebbe voluto. Anche sui 1000, però, ha compiuto grandi passi avanti. E ora tutto è possibile, per lei e per il gruppo: questa medaglia darà la carica a tutti».
Quanto è dispiaciuto per Martina Valcepina e per la sua eliminazione ai quarti per 27/1000?
«Molto, perché avrebbe potuto fare grandi cose. Non dimentichiamo che il mese scorso, sulla distanza, agli Europei di Dresda, aveva vinto la finale precedendo proprio Arianna. Ha commesso un errore in una curva, forse ha pagato un po’ l’agitazione del momento. Ha finito comunque al 9° posto e sono certo che sia individualmente, sia in staffetta, potrà togliersi grandi soddisfazioni».
Arianna riesce ancora a stupirla?
«Dopo sette anni di lavoro comune penso di conoscerla piuttosto bene, come atleta e come donna. Quel che però continua a stupirmi sono la sua tranquillità e la sua freddezza nelle situazioni più delicate. Ha una capacità unica di gestire la pressione e ciò si riflette in gara. Sa affrontare una finale olimpica come se fosse una gara di campionato italiano».
Arianna ha 27 anni: crede possa continuare per un altro quadriennio, fino a Pechino 2022?
«Fisicamente senz’altro, perché nonostante abbia nelle gambe dodici anni ai vertici mondiali, è integra. Mentalmente dipende solo da lei: il nostro è uno sport di sacrificio. Finiamo questa Olimpiade, questa stagione e poi, con calma, ne parleremo. Intanto festeggiamo questo storico risultato».
Cosa c’è dietro il gruppo che compone l’attuale Nazionale?
«Il movimento ha numeri modesti. In campo maschile, poi, abbiamo saltato un paio di generazioni e il ricambio non è facile. Con il presidente federale Andrea Gios stiamo sviluppando una strategia per allargare la base. Spero proprio che quest’oro spinga qualche ragazzino ad avvicinarsi alla nostra disciplina».