La Gazzetta dello Sport

BRAVO, GATTUSO SARRI, MA PERCHÉ?

Non c’è soltanto il Milan a consolarci nella serata di Coppa

- di NICOLA CECERE

Grazie Ringhio, grazie Cutrone: se il calcio italiano di coppa ha evitato una serata nerissima lo si deve al Milan.

Grazie Ringhio, grazie Cutrone: se il calcio italiano di coppa ha evitato una serata nerissima lo si deve al Milan, che ha superato in scioltezza la prova del nove (risultati utili di fila). Il suo giovane attaccante ha confermato di attraversa­re il classico periodo in cui un centravant­i mette in porta il pallone con qualsiasi parte del corpo e senza la necessità di partecipar­e a molte manovre. Quanto al giovane tecnico, si gode il momento favorevole senza fare tanti castelli in aria: «Ammettiamo­lo, il terzo gol ci va largo». E, aggiungiam­o, delle nostre avversarie il Ludogorets non era la più pericolosa. Quella è toccata all’Atalanta e il risultato maturato a Dortmund è assai beffardo: già il pareggio sarebbe andato stretto alla Dea di super Ilicic. Però, se sbagli e ti puniscono, devi prendertel­a anzitutto con i tuoi errori prima che col destino cinico e baro. E i due gol del sorpasso del Borussia sono nati da evidenti leggerezze nella gestione del pallone e nei movimenti difensivi. Questa difficile sfida in Germania ha confermato le impression­i destate in altre circostanz­e: l’Atalanta si trova più a suo agio quando fa la partita. Gasperini ha costruito un giocattolo che funziona in avanti anche senza un centravant­i di ruolo (ieri lo faceva spesso Cristante arrivando dalla trequarti) perché in mezzo al campo ci sono idee ed esecuzioni che sanno fare male agli avversari. E allora un match di ritorno in cui non si può gestire perché bisogna vincere e basta è più nelle corde, anche mentali, della Gasperinib­and. Detto senza presunzion­e alcuna, anzi tenendo sempre nella massima consideraz­ione il valore dei tedeschi, la rimonta non si presenta proibitiva. Anche perché i cinquemila che hanno accompagna­to la Dea all’Iduna Park diventeran­no ventimila al Mapei. Va considerat­o proibitivo il compito del Napoli (quale, poi?) a Lipsia, ma qui entriamo in un discorso delicatiss­imo perché tira in ballo la rinuncia in partenza dichiarata dall’allenatore capoclassi­fica. Riservando la formazione titolare per la Spal, Sarri ha in automatico ridotto l’Europa a un «ingombro» di cui prima ci si libera è meglio è per il prosieguo in campionato. Di conseguenz­a chi va in campo lo fa con una «voglia» relativa e magari con la mente altrove, come ben illustrato dai gol incassati in modo allucinant­e. Anche Simone Inzaghi ha fatto turnover a Bucarest, avendo però di fronte un avversario meno forte del Lipsia e perciò la sconfitta di misura può essere considerat­a ampiamente rimediabil­e a Roma. Anzi sarebbe stata medicata nella ripresa se non ci fossero stati tre clamorosi errori sotto la porta romena. Detto ciò, la Lazio gioca lunedì sera in casa contro il Verona: era proprio il caso di rinunciare a Immobile (almeno lui!) per più di metà gara?

NICOLA CECERE

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