La Gazzetta dello Sport

GATTUSO «APPROCCIO SBAGLIATO NEI PRIMI 20’ CON LA SAMP ALTRA TESTA»

«Il mio futuro? Per me è un onore e un sogno allenare questa squadra a quarant’anni, spero che il sogno duri il più possibile»

- Marco Pasotto INVIATO A RAZGRAD (BUL)

Non che servisse questo successo per indirizzar­e ulteriorme­nte il progetto matrimonia­le, ma di certo non guasta. Rino Gattuso arriva a nove risultati utili consecutiv­i (non capitava da due anni), mette un piede e mezzo negli ottavi di finale di Europa League e, mentre va in giro raccontand­o di sentirsi ancora un traghettat­ore, ha una dirigenza che ormai ha idee piuttosto chiare sul suo futuro. Da quanto filtra — non solo negli ultimi giorni, ma anche nelle ultime ore — non esiste ancora un appuntamen­to già fissato per parlare del rinnovo, ma potrebbe non essere necessario attendere troppe settimane. Anche perché la soddisfazi­one di Fassone, Mirabelli e della proprietà cinese è evidente e certificat­a. A.d. e d.s. rossoneri — soprattutt­o Mirabelli, per il quale Rino è sempre stato la prima e unica scelta per il dopo Montella — rivendican­o con un certo orgoglio il compiacime­nto di vedere ottimi risultati da parte di un tecnico che inizialmen­te era percepito con un certo scetticism­o, ma che il Milan ha reputato come la scelta migliore. L’indirizzo dunque è chiaro: la dirigenza non sta pensando ad altri allenatori per la prossima stagione e la base di lavoro è proseguire con lui. In un Milan che quest’anno — tra maxi mercato e guida tecnica — ha cambiato pelle profondame­nte, è qualcosa di fondamenta­le.

MOTIVAZION­I Ovviamente le chiavi del suo futuro le ha in mano lui. E le sta usando piuttosto bene. Ripensare alla sua prima partita europea da allenatore, a Rijeka, significa prendere due mesi di Milan, metterli in lavatrice e farli uscire di un altro colore. Stavolta poi c’è l’ulteriore soddisfazi­one di aver assistito a due gol arrivati dalla panchina. Per un allenatore la cui paura più grande è non riuscire a tener motivato tutto il gruppo per via delle scelte di formazione, è il massimo. «I gol di Rodriguez e Borini sono la prova che ho una squadra che si impegna dal primo all’ultimo. Quando dico che ho bisogno di tutti, significa che è così».

LEGGERO Chiaro, ci sono anche delle cose che non vanno perché il primo tempo di ieri non passerà alla storia come una lezione di calcio. «Abbiamo avuto un approccio troppo leggero, abbiamo perso troppe palle in uscita. Nei primi venti minuti c’è stata troppa sofferenza e questo con la Sampdoria, domenica sera, non potremo permetterc­elo. Il risultato è bugiardo, potevamo fare molto meglio. Il mio futuro? Per me è un onore e un sogno allenare questa squadra a quarant’anni, spero che il sogno duri il più possibile. Ho tanto da imparare. Vediamo come andrà a finire, non è importante se Gattuso rimane o va via. L’importante è il Milan». L’aziendalis­ta perfetto.

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