Iago Falque
L’ESTERNO RACCONTA LA SUA ESPERIENZA ALLA JUVE E SOGNA LA CONVOCAZIONE CON LA SPAGNA: «CI PENSO SPESSO...» «BELOTTI SARÀ L’UOMO DERBY E ORA IL TORO E’ CASA MIA»
Quando nell’estate 2008 Iago da Vigo vide per la prima volta la Mole, in Spagna qualcuno saltò dalla sedia: «Barça, sei pazzo a farlo andare alla Juve?», tuonò Luis Milla, suo tecnico nella Roja U19. Iago Falque passò di sfuggita nella Torino bianconera prima di fare un girotondo tra Inghilterra, Spagna e Italia: dall’anno scorso rieccolo al punto di partenza, ma col granata addosso. Pare gli doni di più, è il migliore di questa squadra altalenante. Qui nella pancia dello stadio Grande Torino è scortato dal team manager Luca Castellazzi, mentre lucida una dote mazzarriana da portare nel suo derby: «Con l’Udinese ho fatto l’ala, la punta e pure il trequartista!».
Iago, tre ruoli in una partita: ma cosa è lei di preciso?
«Tante cose insieme: con Garçia a Roma pure mezzala... Ultimamente ho fatto sempre l’esterno, preferibilmente di destra ma anche a sinistra mi difendo. Diciamo che mi adatto a tutto per il Toro, anche se mi diverto tra le linee».
Questo Toro camaleontico si deve a Mazzarri?
«Sì, a lui piace cambiare in corsa. Prima insistevamo su un modulo, ora nella stessa partita ne cambiamo diversi e tutto funziona».
Significa che era necessario cambiare allenatore?
«No. Bisogna, però, riconoscere che tutti a inizio stagione si aspettavano altro. E che nel calcio comandano i risultati: se prima dicevano che non stavamo andando bene, ora dicono che andiamo sicuramente meglio. Tutto qui».
Ma che tipo è Mazzarri?
«Ha carattere e ambizione: è convinto delle sue idee, ci sta facendo crescere. E mi piace il fatto che si arrabbi anche quando vinciamo: non conta il risultato, ma anche il gioco con cui lo raggiungi».
Con Mihajlovic non era così?
«Non mi piace fare paragoni perché ognuno ha pregi e difetti. Sono molto diversi, come è normale che sia. Dico solo che con Mazzarri siamo tutti molto contenti e convinti di farcela alla fine».
La stuzzica il fatto che, se togliete 3 punti alla Juve, potreste farle perdere il titolo?
«Ma dello scudetto non ci interessa niente… Io penso che quei 3 punti ci avvicinerebbero di più al 7° posto, all’Europa League. Certo, la corsa in vetta è divertente: il Napoli gioca un calcio bellissimo, ma la Juve è pratica e riesce sempre a spuntarla».
Non è che nel mondo granata la pressione da derby è controproducente?
«E’ normale entusiasmo: lo stesso di noi giocatori. Speriamo che sia la volta buona perché qui in casa l’anno scorso abbiamo perso solo per un gol di Higuain nel finale».
Segnò anche Belotti: è lui l’uomoderby?
«Sì, è guarito con calma e ora è definitivamente tornato: sarà fondamentale, non solo domenica. Le aspettative su di lui erano e sono giuste, ma piccoli fattori possono complicare la crescita come gli infortuni o la mancata vetrina Mondiale. Però col tempo può fare una carriera da Higuain: se tante squadre lo volevano, vuol dire che è un top».
Chi altro l’ha impressionata tra i compagni?
«Baselli, indispensabile: fa anche lui tanti ruoli. E poi dico i giovani: Lyanco, Bonifazi, Barreca, Edera. Tra qualche anno saranno star».
Ne ha visti di derby in Italia: questo è speciale?
«Genova, Roma, Torino: li ho sentiti tutti perché sono allo stesso modo speciali. E’ una cosa molto italiana: qui il calcio viene vissuto e “parlato” più che in Spagna».
Com’era la Juve vista da dentro? E come è adesso da fuori?
«E’ una parte della mia vita. Felice. Mi ha accolto, fatto crescere e questo mi ha aiutato per la vita. Ora la guardo come il rivale più grande: non c’è nostalgia, ma determinazione».
La vita l’ha portata anche a Tottenham, rivale dei vostri rivali.
«Ecco, Tottenham è la scelta sbagliata: ho cercato i soldi e non la sfida sportiva. Ho visto la parte più brutta del gioco: ero solo un numero, zero considerazione. Ma anche quello mi ha reso più forte».
Ha visto in Champions, col Tottenham, lo scatto del suo alter ego mancino?
«Douglas Costa è leggermente più veloce di me… Si prende troppe pause? Ma noi in quel ruolo siamo fatti così, andiamo a sprazzi. Anche io dovrei aver più continuità».
Toglierebbe Douglas alla Juve?
«Il più forte è Pjanic: tecnicamente il migliore della A. La squadra dipende da lui».
Nel 2009 profetizzava: «Il futuro dirà che livello avrò raggiunto». Soddisfatto di questo livello?
«E’ presto per rispondere. Il meglio sta arrivando ora perché ho trovato la mia dimensione perfetta. Per il resto, sono orgoglioso di quanto fatto: alla Roma, in una squadra da Champions, forse mi è mancato l’ultimo passo. E’ il mio rimpianto, ma anche una fortuna: da lì sono arrivato a Torino e questo è l’anno migliore della carriera».
Significa che ha smesso di vagabondare?
«Ho trovato il mio posto nel calcio. Il Toro ha fascino e storia. Questa è la città perfetta per vivere e giocare».
Le piace più di Genova e Roma?
«Roma è caos, ma pure la città più bella al mondo. A Genova c’è il mare come a Vigo, non è da poco. Ma se ne devo sceglierne una, dico Torino: bellissima, tranquilla, organizzata».
Dica la verità, ci pensa alla Roja?
«Spesso: voglio continuare così e, se la convocazione per il Mondiale arriva, bene. Altrimenti, non avrò nulla da rimproverarmi. So che ci sono tanti che ambiscono a quel posto e stanno facendo tutti bene: Deulofeu, Suso, Callejon, Luis Alberto…».
Per chiudere: Milla aveva ragione?
«Il Barça aveva Messi o mi sbaglio?».