La Gazzetta dello Sport

IL RIMPIANTO DEGLI ARBITRI ORFANI DI VAR

Champions ed Europa League senza tecnologia. E si vede...

- LO SPUNTO di FRANCESCO CENITI fceniti@rcs.it

Il miglior spot per la Var sono le partite senza Var. Siamo usciti da una «tre giorni» di intense sfide europee e per noi italiani vedere gli (inutili) addizional­i piazzati nei pressi della porta è stato un ritorno al passato (recente) con annessi rimpianti: quanto c’è mancato quel televisore designato nell’aria dall’arbitro, preludio all’aiuto tecnologic­o onnicompre­nsivo di suspense per una decisione in arrivo? Molto, diciamo la verità. E la nostalgia è aumentata, ne siamo convinti, nei direttori di gara abituati da mesi a confrontar­si con un collega, sapendo di avere a disposizio­ne un paracadute mica da ridere negli episodi più controvers­i. Gli arbitri italiani (Rocchi in primis), tedeschi e portoghesi hanno provato questo brivido: ritornare a dirigere alla «vecchia maniera». E la differenza in peggio l’hanno sperimenta­ta sulla propria pelle. L’Uefa è un passo indietro rispetto alla Fifa e non sappiamo quando aprirà alla sperimenta­zione della Var in Champions, Europa League e poi all’Europeo. Ma la «tre giorni» di Coppe ha dimostrato indirettam­ente le potenziali­tà della Var: una volta aperta la strada non si può davvero tornare indietro. Semmai si dovrà lavorare per migliorare e rendere più efficace il protocollo Ifab, ancora troppo ingessato in alcune passaggi.

Si sa, una cosa la si apprezza meglio quando ci viene tolta. In Italia, dopo l’iniziale simpatia verso la tecnologia in aiuto degli arbitri (con qualche importante eccezione), si è passati rapidament­e alla critica, mettendo in risalto gli errori fatti (pochi), dimentican­do i vantaggi (molti) e soprattutt­o una semplice verità: le sviste commesse sono da attribuire agli uomini, non certo alla Var. E ci saranno sempre, sia perché nel regolament­o rimangono troppe zone grigie (quindi interpreta­bili), sia perché l’infallibil­ità non è di questo mondo. Ma senza tecnologia il rischio di avere un risultato falsato è davvero alto in un calcio passato al setaccio da 10/15 telecamere. Facciamo un piccolo test e prendiamo in esame tre partite, due di Champions e una di Europa League. In JuveTotten­ham il primo gol di Higuain arriva in fuorigioco; in Real-Psg il rigore dato agli spagnoli è viziato da un offside di Kroos; in BorussiaAt­alanta manca un netto rigore su Ilicic. Tre errori oggettivi che la Var avrebbe evitato in modo facile facile. E mettiamoci pure due probabili passeggiat­e ai monitor per rivedere il fallo su Chiellini prima del 2-1 di Kane e il braccio in area di Ramos sul tiro di Rabiot. Gli arbitri erano il tedesco Brych e il nostro Rocchi. Due che nel proprio campionato hanno a che fare con la tecnologia. E che per un attimo l’hanno maledettam­ente rimpianta.

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