«Ero troppo tesa Mi sento libera E i miei Giochi non sono finiti»
●«Sul podio senza aver disputato una delle mie migliori gare, ci riproverò già dal superG»
Federica Brignone è nata il 14 luglio 1990 a Milano e a 6 anni si è trasferita a La Salle (Ao) con la famiglia Sul podio, da sinistra, Mowinckel, Shiffrin e Brignone La Brignone festeggia a Casa Italia
Con un bronzo che pesa, Federica Brignone sarà più leggera.
Federica, quant’è stata dura prendere questa medaglia?
«Poteva succedere di tutto: ma ora sono felice. Sono sul podio senza disputare una delle mie migliori gare».
Temeva la beffa o se stessa?
«La pressione gioca brutti scherzi, c’era molta tensione al cancelletto tra le favorite, a me interessava tenere il loro passo per giocare forte nella seconda».
Per chi è questo bronzo?
«E’ per me stessa, arrivare qui e prendere la medaglia è bellissimo: ho temuto di non fare la stagione. Volevo giocarmela davvero, provarci: non sono andata a tutta e un po’ di freno a mano tirato l’avevo anche io, ma è stato fantastico. E poi il pensiero è per mio fratello Davide: se sono qui è anche grazie a lui».
L’ha resa più leggera?
«La prima gara è andata bene, son sicura di portarmi via qualcosa da PyeongChang e adesso posso essere più libera e tranquilla. Potrò godermi i Giochi e magari continuare a fare buoni risultati».
Ha consolato la Moelgg?
«Sarebbe stato bello salire insieme su podio, ma ho sofferto all’arrivo l’alternativa “o io o lei anche se la medaglia italiana è sicura”. Sono dispiaciuta ma penso di essermi meritata la medaglia. Sono felice per me».
Un rimpianto?
«Sono a 40/100 dall’oro, vicina. Nella seconda manche mi sono difesa, tra fisico e testa ho fatto quello che potevo ed è andata bene».
La Shiffrin?
«Lei mentalmente è più forte di noi, non fa la differenza sciisticamente. Lavora per queste cose da quando ha 8 anni, io non da tanto. Io da bambina guardavo le gare, è stato un percorso easy: una ragazzina che scia, si diverte, va benino e poi sempre meglio fino alla Nazionale. Non si può essere professionisti da soli, non lavori per una medaglia olimpica da sola».
Federica dopo Deborah: che effetto fa?
«E’ un onore pazzesco regalare al mio Paese una medaglia olimpica. Che carica mi ha dato la sfilata, e vedere al Villaggio le medaglie della Fontana e di Pellegrino. Mi hanno ispirato».
Una Brignone diversa?
«Prima di venire qui mi sono gestita bene, non ho sciato tantissimo. Ci pensavo dall’estate, lavoro da due mesi per arrivare al meglio».
E adesso?
«Non avrò 10 anni di carriera ma un quadriennio importante, tante medaglie da giocarmi a partire dal superG qui. Darò il massimo. Mentalmente con questo bronzo penso di aver fatto un grande passo avanti».
La giornata più bella della sua vita?
«Quando s’è aperto il cancelletto della prima manche è stata tosta, un’emozione grandissima, ero tesa e poi contenta di avere la medaglia a tiro: a Sochi la gara durò 10 porte, a Vancouver rimasi fuori dalla prima manche e non avevo chance; l’anno scorso ci fu il 4° posto ai Mondiali: mi sarebbe dispiaciuto farmela scappare.
E poi sto sciando bene».
Ha vinto la tensione dei grandi eventi?
«Ho patito di più a Cortina, mi sono ammalata, poi ho vinto e tutti a chiedermi dell’Olimpiade. Era un po’ troppo: dopo Lenzerheide ero stanca, affaticata da un calendario pazzesco. Quasi non volevo andare in Corea. Così mi sono rifugiata una settimana a casa, serena, in famiglia e mi sono ricaricata. Arrivata qui, la sfilata mi ha fatto entrare nel clima. Sapevo di avere delle possibilità, ma non era facile mettere al collo la medaglia, ci ho provato e alla fine ho superato ogni cosa. Mi sono gestita bene, ho preso gli automatismi giusti, nonostante la testa abbia fatto scherzi, e sono riuscita a sciare in maniera decente. Ora toglierò il freno».
Pronta alla sfida vera con la Goggia?
«Per fortuna che nel superG non c’è la seconda manche...».