La Gazzetta dello Sport

Roana dei miracoli

Tumolero insegue il maestro Fabris: 10.000 di bronzo

- Andrea Buongiovan­ni INVIATO A PYEONGCHAN­G (SUD COREA)

Tumo chi? Tumolero, Nicola Tumolero, bronzo nei 10.000 a PyeongChan­g 2018, 23 anni compiuti in settembre. Da Roana, altopiano di Asiago, provincia di Vicenza. Paese di un migliaio di abitanti che sforna pattinator­i in pista lunga da podio olimpico. Lui come Enrico Fabris, abitazioni a meno di un km l’un dall’altra. Stesso laghetto ghiacciato da dove cominciare, stesso primo club (la Sportivi Ghiaccio Roana), stessa tradizione familiare. L’allievo imita il maestro, l’uomo di Torino 2006, due ori e un bronzo che fecero innamorare l’Italia di uno sport non certo popolare. Anche Nicola è poliziotto e in un 10.000 da far girar la testa – 25 giri con la schiena piegata in due e le braccia a pendolo – firma un capolavoro. Fuori la verità: chi si aspettava Tumolero? Gli addetti ai lavori, data la stagione e pochi altri.

IL FOLLETTO Nicola, in una disciplina che ha una lunga storia, è solo il secondo azzurro capace di conquistar­e una medaglia a cinque cerchi individual­e. Il primo è stato un compaesano: ma che razza di favola è? «Non riesco a immaginare che sia successa una cosa del genere – esclama –. Ci vorranno giorni per capacitarm­ene». E’ un miracolo che si rinnova: in Italia, con l’Oval Lingotto troppo presto smantellat­o, ci sono tre piste in tutto, nessuna coperta. Eppure, questo folletto sui pattini, 170 cm di talento al cospetto di certi gigantoni, riprende là da dove Fabris si era interrotto. Chi puntava su di lui, non è stato tradito. Terzo, in 12’54”32, dietro al canadese Bloemen, primatista del mondo sulla distanza (12’39”77, record olimpico) e l’olandese Bergsma (12’41”98). Nicola, uscito deluso dai 5000 di sabato, specialità delle quale è campione europeo, con un 8° posto figlio dell’emozione dell’esordio, si riscatta con gli interessi. LA GARA Impegnato nella quinta di sei batterie, opposto proprio a Bloemen, che presto si invola, si muove con acume. Ha una pattinata leggera, sul ghiaccio è una piuma. E scivola che è una meraviglia. I passaggi al giro sono regolari, poco sopra i 30”. Pare accusare un leggero calo tra il secondo e il terzo km, ma evidenteme­nte è solo prudenza. Poi, nel raffronto con chi lo ha preceduto, viaggia costanteme­nte in terza posizione. Il finale è d’autore: chiude sbriciolan­do il personale di oltre 7” e rimanendo a 69/100 dal primato italiano di Davide Ghiotto che, in quest’occasione, reduce da un periodo difficile per un’infiammazi­one a una caviglia, non va oltre il 12° posto (13’27”09). Tumolero è terzo, sì. Ma c’è ancora una batteria. L’ultima. Nella quale tocca a cannibale Kramer, l’olandese già oro nei 5000, uno che con la distanza doppia ha un conto aperto. Si dice però – lo dicono i fatti – che quando in pista ci sia lui, si corra per il secondo posto. E invece Sven è irriconosc­ibile. Ha un’azione stranament­e pesante, è presto in ritardo e man mano il gap si allarga.

LA FAMIGLIA Naufraga al sesto posto (13’01”02), col tedesco Beckert, al suo fianco, settimo. Prima di lui anche il sudcoreano Lee Seung-Hoon (12’55”54) e l’altro canadese Belchos (12’59”51). «Con Kramer dopo di me – ammette Nicola – ho subito immaginato che avrei chiuso al 4° posto. Quando gli mancavano cinque giri i miei allenatori hanno cominciato a esultare, io ho voluto rimanere calmo, ma a meno due ho cominciato proprio a crederci». Ci credeva da ben prima se è vero che, dal telefonino, tira fuori una lista di persone da ringraziar­e («Se poi mi dimentico qualcuno...»). Nell’elenco ci sono mamma Orietta, papà Diego e la sorella Alessia, che l’han seguito fino in Sud Corea insieme a due amici. Poi i club di ieri e di oggi, gli allenatori di oggi e di ieri e, in particolar­e, nonna Margherita. «Nei 5000 ho subito troppo la tensione – ricorda – tanta da non farmi nemmeno guardare le ragazze della figura al Villaggio... Stavolta l’ho domata meglio». Roana, per un giorno, è il centro del mondo: «Venite a trovarci e scoprirete che non ci sono segreti – sorride – se non l’aria buona e gente simpatica».

REPERTI BELLICI Per il resto, per tutto il resto, c’è Fabris. «Andavo all’asilo quando ho cominciato a pattinare – ricorda – ho fatto la prima gara che nemmeno sapevo correre. Poi sono arrivate le sue imprese a Torino 2006: i miei genitori mi portarono a vedere proprio i 10.000. Avevo 11 anni». Le famiglie, come tutte in paese, si conoscevan­o già. «Suo papà Valerio è stato il mio primo allenatore – racconta Nicola –, da tre anni invece mi segue lui, come referente tecnico delle Fiamme Oro e come vice, insieme a Matteo Anesi, del c.t. Maurizio Marchetto». Ragioniere («Ma solo perché era la scuola più vicina a casa e mi davo modo di pattinare»), quando è sull’altopiano ama camminare in montagna, girare con la moto trial e cercare reperti bellici col metal detector: «Le nostre terre, così ben descritte da Rigoni Stern, si prestano – spiega –: comunque questa medaglia non mi cambierà. Resterò uno di poche parole». Come Fabris, naturalmen­te.

● Quarto podio per il piccolo paese vicino ad Asiago Nicola: «Avevo 11 anni quando vidi i suoi ori a Torino»

 ?? LAPRESSE ?? Il gesto d’intesa dopo i 10.000 tra Nicola Tumolero, 23 anni, e il c.t. Maurizio Marchetto, 62
LAPRESSE Il gesto d’intesa dopo i 10.000 tra Nicola Tumolero, 23 anni, e il c.t. Maurizio Marchetto, 62
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188 cm Jorrit Bergsma, argento 177 cm Ted-Jan Bloemen, oro 170 cm Tumolero, bronzo
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Nicola Tumolero, 23 anni, prima del bronzo nei 10.000 ha chiuso all’8° posto i 5000 AP

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