Solita Venezia subito a casa Il deb Galbiati: «Che gruppo»
●Torino: decisivo il 21-4 iniziale Reyer, sesta volta fuori ai quarti
L’insostenibile pesantezza dell’essere favoriti. Dopo Avellino, anche Venezia saluta alla prima uscita. La Coppa Italia è un gorilla sulla spalla che la Reyer si porta appresso da una vita: quinto anno consecutivo con uscita immediata ai quarti e sesto in assoluto su sei tentativi. Così, zitta zitta, senza fare la partita della vita, difendendo e blitzando i tricolori con un primo quarto shock, Torino centra la semifinale al debutto. Lo fa conducendo per 40 minuti, toccando anche il +20, resistendo con le unghie e con i denti all’arrembaggio finale dell’Umana, mai lucido, sempre confuso e affrettato nelle conclusioni.
RINASCITA Una vittoria strameritata, che arriva a capo di un periodo assurdo per una società che non dovrebbe affrontare questo tipo di problemi e per una squadra che forse, grazie a questo colpo, potrebbe recuperare fiducia nei propri mezzi, che non sono certo pochi. Basti dire che ha vinto pur tenendo in tribuna per motivi disciplinari Patterson, il suo miglior giocatore (peraltro in odore d’addio). «Venezia è squadra di valore assoluto – spiega il bravo Galbiati, che ha ereditato da Recalcati la patata bollente di un team che pareva allo sbando prima di ieri –. Abbiamo giocato una partita notevole in un momento complesso, avere una risposta dai ragazzi così mi rende felice. Tutti hanno fatto un extra sforzo, dietro eravamo minuscoli rispetto a loro. Vedere un gruppo in difficoltà aiutarsi è tanta roba, ci può dare grandi soddisfazioni. Semifinale con Cremona? La partita secca fa sempre storia a sé, comunque questo è un bel livello e queste prime due sorprese significano che non c’è una favorita».
PRIMO QUARTO La vittoria dell’Auxilium è stata costruita in buona parte con
un primo quarto incredibile, nel quale la Reyer segnava la miseria di 4 punti, chiudendolo con 1/17 su azione (0/6 da 3), 2/6 dalla lunetta e 5 palle perse. Torino, pur col 39% (7/18), costruiva un vantaggio di 17 lunghezze, sul quale avrebbe poi speculato per il resto della gara. «Il rammarico più grande è non aver giocato questa gara, con un primo quarto dalle percentuali ridicole, anche nei liberi dove abbiamo finito col 40%. L’1/17 al tiro del primo periodo è stato terribile – conferma il coach dei tricolori De Raffaele –. Questa Coppa ci è proprio indigesta, non è che abbia molto da dire. Gli unici da sufficienza sono stati Watt e De Nicolao, magari il peggiore sono stato io, ma si vince e si perde sempre tutti assieme. C’era molta tensione e non capisco il perché visto che sono tutti giocatori navigati, non ne è andata bene una, adesso dovremo riflettere e pensare al campionato».
CONCRETEZZA Dura inseguire per trenta minuti, senza peraltro trovare mai un minimo di continuità a livello offensivo, dove solamente Watt era costante. Gli altri, una sciagura o quasi. Così, al termine di una gara di rara bruttezza, a Torino bastavano incredibilmente solo due canestri su azione nel quarto periodo per chiudere vittoriosamente, dopo aver messo in serio pericolo il passaggio del turno con una terza frazione da otto palle perse. Ma alla Fiat importa poco il lato estetico. In un momento come questo, la semifinale, per giunta non contro la capolista Avellino ma un’avversaria (attenzione, sulla carta) al suo livello, può tornare a spalancarle porte che parevano chiuse.