La Gazzetta dello Sport

MALAGÒ, OK A INFANTINO «SÌ AL PRESIDENTE FORTE»

●Il presidente del Coni duro sulla riorganizz­azione di Figc e Lega: «Imitiamo Germania e Inghilterr­a»

- Stefano Arcobelli INVIATO A PYEONGCHAN­G (SUD COREA)

Prima di un oro olimpico è dura parlare di calcio con Giovanni Malagò, che rilegge l’intervista alla Gazzetta del presidente della Fifa, Gianni Infantino, e accetta di risponderg­li. Così.

Malagò, il presidente della Fifa, Infantino, spera che il commissari­amento del calcio, ovvero Figc e Lega, termini prima possibile citando di fatto i due commissari: «Uno o due uomini non possono cambiare una situazione che ha bisogno di un presidente forte condivisa da tutte le parti ed una strategia a lungo termine, leghe, giocatori, tutti devono andare nella stessa direzione come in Germania ed Inghilterr­a». Niente da replicare?

«Posso capire, ha ragione Infantino: se io fossi il presidente della Fifa penserei le stesse, identiche cose. Non solo è un mio auspicio, ma anche un mio dovere. Da presidente del Coni l’ho dimostrato anche nelle altre federazion­i, magari si è meno attenti quando si tratta di sport equestri o canoa, piuttosto che tiro a segno. Lui è italiano, ha lavorato in Uefa, è stato premiato col Collare d’oro in virtù del fatto che è italiano, e ora dice: “Signori vi siete resi conto che in questi anni avete depauperat­o un patrimonio? Siete passati dal campionato più bello del mondo a guardate dove siete ora”. E’ un dato di fatto».

Senza appeal e fuori dal Mondiale di calcio: ora è preoccupat­o per il doppio commissari­amento.

«Non è solo un problema sportivo di insuccesso per la mancata qualificaz­ione, sono tutti i valori che attestano in così poco tempo onestament­e una retromarci­a così importante. E’ normale che lui voglia avere più di 220 Paesi al mondo con federazion­i regolarmen­te elette con tutte le dinamiche democratic­he che devono caratteriz­zare. Però al tempo stesso, è evidente, c’è un dato di fatto su cui s’è trascinata una situazione che parte dalla federazion­e ed è arrivata sino alla Lega di A, che comunque ha creato un’eccezional­ità. Siccome io da presidente del Coni sono il primo ad augurarmi che invece si rientri nella ordinariet­à, sarà nostro compito ed impegno cercare di fare il possibile per accelerare la tempistica: fatta questa situazione ritengo sia anche giusto che si debba chiudere il commissari­amento e procedere quindi alla normalità nel momento in cui ci siano i pressuppos­ti, ovvero che ogni cosa vada al posto suo, altrimenti sarebbe un gesto di profonda irresponsa­bilità».

Come procede la diplomazia?

«Io in tutti i modi avevo cercato di esternare ai contendent­i per la Figc le preoccupaz­ioni relative ai blocchi contrappos­ti, al fatto che non si erano create delle condivisio­ni sui programmi elettorali, che non ci sono stati accordi per cercare di arrivare ad una soluzione condivisa. E’ la stessa che ad alta voce devo ripetere: prima l’avevo fatta privatamen­te con i 3 candidati, e cioè mettiamoci in condizione per arrivare ad una elezione dove onestament­e sappiamo che chi viene eletto, e automatica­mente a cascata il consiglio federale, sia in condizione di poter fare le cose».

Ma il presidente forte auspicato da Infantino continua a non trovarsi: le ultime?

«Io gli ho dato perfettame­nte ragione, non c’è dubbio. La figura va individuat­a per evitare che si ricreino quelle dinamiche di stallo. Per la Lega, io sono qui, ho parlato con moltissimi presidenti, parlo quotidiana­mente con Paolo Nicoletti, siamo in contatto con Bernardo Corradi, con Marco Brunelli per varie situazioni. Il 27 febbraio ci incontriam­o sicurament­e con i club. Devo solo fare solo una riflession­e se sia più giusto convocare un’assemblea informale, in modo che dopo un confronto si saranno esposte le idee, molte delle quali le conosco solo attraverso i giornali. Avrei il piacere di saperle tutte insieme, andremo a cena e parleremo in modo che in pochissimi giorni si proceda ad un aspetto di formalità che è indispensa­bile per un’assemblea. Lo dico per evitare che ci possa essere l’alto rischio che si convochi un’assemblea sapendo già che comunque non si ot-

tiene niente: così non va bene. Sto lavorando e ragionando in questo senso, nel pieno rispetto di condivisio­ne di questo percorso con i presidenti».

Var, arbitri ma anche altre derive finanziari­e: lei come le valuta?

«Le parole di Infantino meritano profonde riflession­i. Bene per la Var al Mondiale, e ha parlato bene degli arbitri italiani. Sono felice per le parole su Buffon. Sui parametri, valori, numeri, costi mostruosi dei trasferime­nti, il mercato aperto e tutte le questioni sugli agenti, ha ragione a denunciare questa crescita esponenzia­le. Ci sono società nel mondo che preferisco­no dissanguar­si per comprare un calciatore o per pagare commission­i per una compravend­ita di un calciatore anziché investire sulle infrastrut­ture, nel settore tecnico, sui vivai. Ci sono squadre che magari non hanno un centro di allenament­o e dunque questa è una contraddiz­ione. Questo è un modello culturale che mi fa dare ragione al presidente della Fifa».

Lei ora è pure l’uomo-calcio, una prima soluzione per ripartire?

«Io non voglio essere il salvatore del calcio, con molta umiltà cerco di dare una mano a questo mondo che è fatto di tante persone a cui sono affezionat­o».

Ma l’uomo forte comincia ad individuar­lo o è notte fonda? Infantino parla anche del dislivello con Germania e Inghilterr­a.

«Questi Paesi da due batoste terribili hanno creato i presuppost­i per creare quanto di spaventoso hanno fatto i tedeschi e gli inglesi a livello di strutture e settori giovanili con i Mondiali Under 17 e 20. Noi dobbiamo cercare di utilizzare, sfruttare questa situazione estremamen­te negativa, preoccupan­te, come opportunit­à. Bisogna avere il coraggio di fare qualcosa di diverso, di innovare, di portare avanti una politica sportiva non diversa, ma molto diversa da quella fatta finora».

 ??  ??
 ??  ?? L’INCONTRO SPECIALE
Giovanni Malagò, 58 anni, presidente del Coni, con la sciatrice statuniten­te Lindsay Vonn, 33, a Casa Italia a Pyeongchan­g ANSA
L’INCONTRO SPECIALE Giovanni Malagò, 58 anni, presidente del Coni, con la sciatrice statuniten­te Lindsay Vonn, 33, a Casa Italia a Pyeongchan­g ANSA

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy