Indistruttibile Mayer: spezzato il dominio norvegese
●L’austriaco, infortunato nella combinata, si prende il superG che era monopolio nordico. «Una medaglia speciale per me»
Martedì aveva inforcato nello slalom della combinata. Era atterrato di anca sulla pista gelata, aveva travolto un addetto alla pista e aveva terminato la sua corsa con una testata contro le protezioni. Giovedì era stato fermato dal vento, da una di quelle folate improvvise che avevano tenuto i velocisti sotto scacco per una settimana e che il giorno della discesa hanno tolto ogni speranza a chi aveva un pettorale più alto del 10. Ieri Matthias Mayer ha dimostrato cosa significa essere così determinati da sconfiggere la malasorte: dopo l’oro di quattro anni fa a Sochi nella specialità più veloce, l’austriaco si è preso anche quello in superG, ripetendo la doppietta siglata il giorno prima da Aksel Lund Svindal e interrompendo il dominio dei norvegesi nella specialità, che durava dal 2002. GUASTAFESTE Ieri gli Attacking Vikings stavano già pregustando il quinto titolo di fila: Kjetil Jansrud era stato il più bravo a interpretare un superG veloce, reso difficile dai tanti dossi della pista di Jeongseon, e pareva pronto a difendere il titolo conquistato quattro anni fa in Russia. Poi col pettorale 15 è arrivato Mayer. «E’ stato qualcosa di speciale, soprattutto pensando agli ultimi giorni — dirà l’austriaco —. Ho avuto un bel po’ di lavoro da fare con il mio fisioterapista, soprattutto per via dell’anca. Non pensavo nemmeno di essere al via della discesa. In pista però non ci ho pensato, ero solo concentrato sul mio sci. La botta va meglio, è ancora blu ma mi ha permesso di sciare bene». Del resto Matthias Mayer non è certo uno che si spaventa. Nel 2015 in Val Gardena fu vittima di una tremenda caduta, che gli provocò la frattura di due vertebre che lo costrinse a 11 giorni di ospedale. Tornò la stagione successiva e nel 2017 riabbracciò la vittoria su una pista non a caso, primo in superG sulla Streif di Kitzbuehel.
IN SALOTTO Con Beat Feuz secondo — per lo svizzero è la 2a medaglia in due giorni — anche quello del superG è un podio nobile. «Sono stati giorni molto duri, lo sono sempre quando le gare sono così vicine l’un l’altra — ha proseguito Mayer —. Non conosciamo le piste, in superG abbiamo pochi allenamenti a disposizione. Tutto ciò rende questa medaglia così speciale». Per Mayer, poi, questo trionfo ha un significato in più. Papà Helmut infatti fu argento nella specialità a Calgary 1988, una medaglia che il piccolo Matthias ha avuto davanti agli occhi per tutta la sua adolescenza. «Sono nato due anni dopo e quindi l’ho sempre vista lì, appesa in salotto. È bello adesso averne una tutta per me».