Shiffrin a pezzi Crolla in slalom e sta male «Ho sofferto la pressione»
●Diceva: «Sono la slalomista più forte». E’ solo quarta, vomita per il nervosismo e rinuncia al superG. Vince la Hansdotter
Senza oro, addirittura senza medaglia, giù dal podio, costretta ad abdicare dopo il trionfo di Sochi 2014. Potrebbe essere la maggior sorpresa di tutti i Giochi: lo slalom femminile di PyeongChang 2018, più che per la vittoria della svedese Frida Hansdotter, passa alla storia per il clamoroso flop — quarto posto e shock — di Mikaela Shiffrin. Di colei che, non più tardi di una settima fa, di se stessa diceva: «So che verrà tacciata di arroganza, ma è ovvio che sia io la più forte slalomista al mondo». Come darle torto? In questa stagione, in Coppa, ha vinto le ultime sette gare di specialità su otto. E la volta che non c’è riuscita, nell’ultima occasione a Lenzerheide, è perché ha inforcato a poche porte dal termine della seconda manche, quando era in vantaggio su tutte di oltre un secondo. Si aggiunga che tra i pali stretti ha conquistato gli ultimi tre Mondiali (il primo a 17 anni) e le ultime quattro Coppe, con un totale-carriera di 33 vittorie ed ecco che il quadro della supremazia, anzi, della dittatura, è definito. Era il 13 dicembre 2014 quando, tagliando il traguardo, s’era trovata per l’ultima volta esclusa dalle migliori tre.
LA GARA Quarta nella prima manche, terza nella seconda, quarta alla fine a 40/100 dalla Hansdotter, a 35 dalla svizzera Wendy Holdener, d’argento e a 8 dall’austriaca Katharina Gallhuber, di bronzo. «Sarei delusa anche fosse arrivato il podio — dice sconsolata nonostante l’oro conquistato giovedì in gigante sulla stessa neve dello Yongpyong Alpine Centre — ho affrontato la gara in modo sbagliato. Ho sciato male». Nell’imminenza della prima manche l’hanno anche vista vomitare. Ma è lei stessa, con professionalità, a negare di aver contratto un virus: «Era banalmente tensione nervosa — ammette — e poi, in pista, le pressioni che mi sono messa addosso da sola mi hanno portato a strafare». Non è la prima volta che soffre di simili problemi, tanto che in passato, per risolverli, s’è rivolta a Lauren Loberg, psicologa sportiva della federazione a stelle e strisce. Non deve aver funzionato: è umana anche lei. Al punto che ha rinunciato al superG disputato nella notte italiana, mentre mamma-coach Eileen lascia AFP la porta aperta alla discesa di mercoledì «se nelle prove sarà tre le quattro statunitensi più veloci».
QUI ITALIA L’Italia piazza Chiara Costazza al nono posto (dopo il 7° della prima manche) e Irene Curtoni al decimo (14° tempo nella prima e 7° nella seconda). Manuela Moelgg non fa meglio del 23° mentre Marta Bassino esce presto. «Contano solo le medaglie — dice Chiara, severa con se stessa — questo è un risultato mediocre. Ho dato tutto, ma ho sbagliato troppo. Ed è un po’ preoccupante che io, a quasi 34 anni, sia ancora la miglior italiana». «Avessimo potuto unire la sua prima manche alla mia seconda – aggiunge Irene – avremmo fatto qualcosa di meglio: invece così, in mano, ci resta pochino». C’è comunque parecchio azzurro in questa gara: la Hansdotter, terzo oro olimpico svedese femminile nell’alpino dopo quello di Anja Pearson e i due di Pernilla Wiberg, è allenata da Christian Thoma e la Holdener da Luis Prenn. I due altoatesini, in passato nello staff tricolore, sono i responsabili delle squadre nazionali. Oro e argento con la Shiffrin quarta: ricapiterà?