La Gazzetta dello Sport

Modolo, yes you can «La mia vita americana»

●>uta del Sol: Sacha si riscatta dopo la beffa di mercoledì e firma il primo successo con il nuovo team. «L’inglese? Ho un metodo»

- Ciro Scognamigl­io cscognamig­lio@gazzetta.it twitter@cirogazzet­ta

Ha vinto, e allora la prima domanda dovrebbe essere sulla vittoria. Invece no. Invece con Sacha Modolo bisogna per forza fare un passo indietro, perché la firma di ieri nella terza tappa della Ruta del Sol, ad Herrera, è arrivata 48 ore dopo la «scivolata» in stile Zabel alla Sanremo 2004: braccia alzate, successo «creduto» ma non conquistat­o, beffa subita dal francese Boudat. «Mamma mia, è stato brutto. Guardavo ‘sotto’ e lui era tutto sulla sinistra. Non l’ho visto, per questo non ho dato il colpo di reni. Mai mi era capitata una cosa così», spiega il 30enne veneto. Adesso però che è effettivam­ente arrivato il successo, il primo del 2018 e il primo con i nuovi colori della americana Ef-Drapac p/b Cannondale, c’è piu serenità. Nella corsa spagnola, Wout Poels è rimasto leader, e Chris Froome ha concluso in gruppo, ma il protagonis­ta di giornata è stato Sacha, arrivato a 46 centri da pro’ (tra cui 2 tappe al Giro d’Italia).

Modolo, però c’è stata polemica perché Barbero, secondo, l’ha accusata di averlo investito e ha fatto reclamo, respinto.

«Per me ha sbagliato persona. Non l’ho toccato, non l’ho proprio visto. Semmai mi sono dato una spallata con Gatto (poi 4°, ndr), ma come spesso accade in volata. Oscar si è poi compliment­ato. Io all’ultima curva ho frenato al limite, in stile MotoGp, e sono entrato in terza posizione. Ero nel mio treno, Barbero invece tutto a sinistra. I giudici hanno rivisto il video e mi hanno detto che non capivano a che cosa si riferisse».

Lo sprint poi come è andato?

«Una volata di testa, sono partito ai 180 metri. Non era facile. L’ultimo chilometro era in discesa ma il finale tirava al 3 per cento (ha fatto 10” a 1100 watt, ndr). Stavolta ho festeggiat­o dopo la linea, non potevo sbagliare. La squadra non mi aveva fatto pesare l’errore, dovevo sdebitarmi».

In che lingua lo ha fatto? In organico è l’unico italiano e con l’inglese...

«Sì, vero. Da ignorante, me lo dico da solo, e per pigrizia, non lo avevo mai imparato. Qui però nessuno mi ha mai isolato. Parlano piano per farsi capire. E, adesso, almeno comprendo. Voglio prendere delle lezioni, Poi, ho trovato un metodo».

Quale?

«La sera, a tavola, mi segno le parole che non capisco nelle note dello smartphone. In camera, prima di andare a dormire, le studio. Il vocabolari­o mi mancava completame­nte e così comincio a costruirlo».

Dopo 4 stagioni tra Lampre e Uae Emirates, questa esperienza americana. Come c’è arrivato?

«Stavano cercando un uomo veloce, perché volevano essere competitiv­i in tappe e corse di questo genere. Cominciare a creare un ‘treno’. Sono stato orgoglioso che mi abbiano cercato e accordarsi è stato facile».

Il quadrienno precedente come è stato? Saronni la punzecchia­va spesso...

«Sì, vero, ma lo faceva per spronarmi. Il mio, in quei 4 anni, penso di averlo fatto. Ma ho pagato il fatto che se ne fosse andato un uomo chiave per me come Richeze. Con il solo Ferrari ad aiutarmi, non si potevano fare miracoli. Adesso si sono organizzat­i meglio per le volate».

Dopo la Ruta del Sol, dove sarà?

«Het Nieuwsblad e KuurneBrux­elles-Kuurne, 24 e 25. Ma andremo in Belgio qualche giorno prima. In squadra c’è la cultura per queste corse. Poi farò la Tirreno-Adriatico, verso la Milano-Sanremo».

Alla Classiciss­ima fu 4° nel 2010 al debutto e 8° nel 2014. Ora?

«Ci punto forte e la squadra conta su di me. Dal 2014 non vincevo così presto in stagione, e a Sanremo arrivai tra i primi»

E il Fiandre? L’anno scorso fu 6°, migliore italiano.

«Lavorerò per Vanmarcke. Ma se mi trovassi davanti, dovrò essere pronto».

Modolo, molti dicono che lei si sottovalut­i. Che potrebbe rendere di più. E’ vero?

«Mah. Tutti dicono che ho un bel motore, è vero. Però le grandi corse non le ho mai conquistat­e. Ora ho vinto, ok. Ma i veri esami saranno più avanti».

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