PROLI E PIANIGIANI: URGONO SPIEGAZIONI
Ci sono tanti modi di passare alla storia. Anche perdendo come ha fatto ieri sera l’Olimpia contro una squadra regolarmente sull’orlo della bancarotta come Cantù. E’ vero che questa Coppa Italia fiorentina ha visto cadere una dopo l’altra tutte le primedonne: Avellino, Venezia e Milano. Ma il crollo dell’Olimpia è fragoroso. E’ un grattacielo che diventa polvere. Milano ha un roster e un budget che in Italia non ha nessuno. Ma è già fuori dalla Coppa Italia che da due anni si portava a casa. Dopo la caduta, tra l’altro sotto gli occhi di quel santo di Giorgio Armani, ora ci vogliono delle spiegazioni. Livio Proli e Simone Pianigiani devono spiegare i perché di un fallimento che è già doppio, visto come sta andando la campagna europea. Quella di ieri contro Cantù non era una squadra: cinque giocatori che si trovano per caso al campetto giocherebbero meglio. Difesa di burro, zero voglia di soffrire. Simone Pianigiani è un signor allenatore, lo dimostra il suo curriculum, ma a Milano non ha saputo incidere. Dopo un inizio di stagione promettente, non si è più vista in campo una squadra con la sua firma. Come ammette Livio Proli quest’Olimpia è senza un’anima. Non ha un giocatore simbolo, un campione che sappia trascinare i compagni. Gettare così l’amore dei tifosi e gli investimenti della proprietà, fa male. Ci vuole un esame di coscienza collettivo. Le colpe non possono essere di una persona sola. Qui i responsabili sono tanti. In campo, in panchina e alla scrivania. Applausi e tanti per Cantù. Che quando c’è da lottare sa da che parte cominciare.