LE VITE DEGLI EROI OI CON IL PESO DELLA LONGEVITÀ
●Podio virtuale al poligono, poi chiudono 4a e 6a: «L’errore ci sta»
C i avete fatto caso che non si vuole più ritirare nessuno? Sto per parlare degli sportivi, ma è così anche fuori dalla nostra «parrocchia»...
INVIATO A PYEONGCHANG (SUD COREA)
Dorothea la superstar chiude le prove al singolare senza podi, sorride sempre quando analizza i risultati ma dietro le quinte è sempre incavolata nera. Non solo per le pressioni che deve fronteggiare e le critiche che deve respingere da «quelli che stanno sul divano davanti alla tv e guardano il biathlon solo una volta ogni 4 anni». Il guaio è che si trova ad analizzare i suoi Giochi in difetto per i quali si dà un bell’8 ma al di sotto «delle aspettative che per prima mi creo io». La Wierer aveva fissato per l’Olimpiade coreana un obiettivo importante: la medaglia individuale come momento più alto per la consacrazione della carriera. Nel buio e nel gelo di PyeongChang, Doro raccoglie un 6° posto come congedo individuale e affida alle staffette (rosa e mista) le ultime opportunità per non tornare dalla Corea a mani vuote, e con il timore che questa possa essere stata l’ultima gara da sola ai Giochi: «Mi sono posta come obiettivo finale i Mondiali 2020 di Anterselva, vedremo come saranno le motivazioni, come reagirà il corpo, dopo deciderò se farò un’altra Olimpiade o mi fermerò a 31 anni, per fare un figlio».
MEDAGLIA VIRTUALE Terza e poi seconda, all’inseguimento da sola della vincitrice slovacca Kuzmina, con la triolimpionica bielorussa Domracheva incorsa in errore nel terzo poligono, Dorothea si presenta all’ultimo poligono in piedi lanciatissima verso la virtuale medaglia. Al poligono già s’immaginava gli ultimi 2 chilometri a manetta da sciare magari insieme a Lisa Vittozzi, che non a caso troverà alla sua sinistra sulla piazzola della verità. Doro sbaglia in basso a destra, il colpo scappa forse troppo velocemente anche alla sappadina e la 12.5 km mass start si trasforma nell’ultima delusione: Domraceva, la signora Bjoerndalen, si rimette l’argento e Tiril Eckoff, deludente fino a fine gennaio e qui tirata a lucido nonostante due errori, si prende la medaglia dei desideri azzurri. Dal bronzo della vichinga, la Vittozzi dista 18 maledetti secondi, irrecuperabili dopo l’ultimo colpo sbagliato. La reazione c’è stata per entrambe le azzurre. Ma il legno fa male anche per una come la Vittozzi, alla prima Olimpiade.
REAZIONI Lisa la gregaria rimasta sotto il podio ha pure uno sguardo diverso rispetto alla Wierer: «Ho fatto del mio meglio e sono contenta, ci ho provato fino all’ultimo, peccato. Ma essere lì a giocarsi la medaglie insieme a Doro, è stato bellissimo: l’ultima errore ci sta e non si può essere sempre perfetti, è il biathlon. I campioni lo chiuderebbero, vuol dire che non lo sono ancora. La medaglia di legno è un grande risultato per me, ci ho sperato tanto, il bronzo non era lontano. Darò spettacolo nella prossima Olimpiade, ma non è ancora finita: per le staffette trarrò energie positive dalla mia miglior gara olimpica». Dorothea la superstar, ripete che il biathlon è «lo sport più complesso, rispetto ad altri in cui sai che sul podio ci vanno le prime 10, qui le prime 30 possono conquistarlo: purtroppo la medaglia non è arrivata, non sono una macchina Ma rifarei tutto, a parte ammalarmi per la sesta volta a Lenzerheide prima dei Giochi».