La Gazzetta dello Sport

Il carnefice è Pandev un eroe del Triplete Passato batte presente

●Il macedone, autore di una prestazion­e strepitosa, regala una carezza: «Inter grande squadra, le auguro la Champions»

- Alessandra Bocci INVIATA A GENOVA

Non è il primo. Una partita fa, Rodrigo Palacio segnò a San Siro meritandos­i gli applausi più caldi dei suoi ex tifosi e in fondo tutto è bene se finisce bene: con il Bologna l’Inter aveva vinto, rimediando con Karamoh. Che era un bambino quando Pandev faceva Triplete con l’Inter e a Marassi deve aver osservato con un certo stupore il vecchio ragazzo muoversi con leggerezza fra i resti di una squadra che fino a poco tempo fa aveva pensato in grande. Non tanto in grande da sognare un altro Triplete nel giro di pochi anni, ma insomma in Italia filava tutto liscio. I tifosi in amore con Spalletti, Spalletti in amore con l’Inter, i giocatori innamorati di Spalletti. Poi, il tracollo. L’Inter si è bruciata sfiorando il successo allo Stadium, ha toccato il fuoco

Juve ed è rimasta incenerita. Spenta, abulica, incapace di fermare un’emorragia di punti che diventa preoccupan­te. L’Inter adesso è ai limiti della zona Champions, da cui uscirà domani se la Lazio batterà il Verona, e ad allontanar­la dal piccolo paradiso è stato proprio Pandev, l’ultimo uomo del Triplete, l’unico assieme a Santon che ancora resiste in questo campionato lento e vituperato ma sempre sorprenden­te.

DÉJÀ VU L’Inter del Triplete non c’è più, questione di anagrafe che per Pandev evidenteme­nte non vale. Julio Cesar a svernare in Brasile con Maicon, Sneijder in Qatar, Milito al Racing, ma dietro una scrivania, Cambiasso in tv e Zanetti dirigente interista in tribuna, tanto per nominare alcuni dei protagonis­ti del kolossal di Mourinho. L’Inter del Triplete non c’è più, però non c’è più nemmeno l’Inter di Spalletti, che segue mestamente il solco scavato da quella di Mancini, e poi Pioli dopo il visionario De Boer. Una mezza stagione da protagonis­ta, qualche giro di valzer, quindi il fuoco che brucia dentro, il desiderio di tornare stabilment­e in alto che tarpa le ali, i ricordi che appesantis­cono il presente. Non è la prima squadra alla quale succede e non sarà l’ultima, però ormai il derby di Milano è in vista e mette di fronte due club che non hanno saputo ricostruir­e dopo i trionfi e che hanno marciato in maniera diversa in questa stagione. Il Milan della formica Gattuso si è rimesso in sesto, l’Inter di Spalletti si è inesorabil­mente fermata ed è simbolico anche se casuale che a dare la spallata sia stato l’ultimo protagonis­ta di un anno di fulgore ormai lontano. «Ringrazier­ò sempre l’Inter, che è la squadra che mi ha fatto vincere tutto. La ringrazier­ò per tutta la vita», ha detto Pandev. Intanto ha dato l’ultimo colpo di spugna alle speranze di rinascita immediata dopo la serie nera di inizio anno. Juric lo ha voluto, Ballardini lo ha rivalutato e contro l’Inter è arrivato il terzo gol di un campionato che ora, almeno per lui, sembra in discesa. «Quello di prima non era il vero Genoa. Tutti dobbiamo ringraziar­e Ballardini, a me ha dato continuità, mi ha fatto sentire importante». Ride solo Pandev in questa serata amara per il suo ex club. «L’Inter resta una grande squadra e mi auguro che vada in Champions. Giocare con quella maglia non è semplice». Sempre più difficile, in effetti.

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IL NUMERO

I gol di Pandev in campionato contro l’Inter, due dei quali nelle ultime due sfide al Ferraris

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Goran Pandev, 34 anni ANSA

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