Ballardini incarta 11 individui nerazzurri partendo dall’esterno
●>osi e Laxalt sulle fasce sono i punti cardine della serata. A sinistra Candreva non supporta D’Ambrosio che va in difficoltà
Se l’Inter, pur essendo superiore a livello individuale, soffre, va in confusione e perde contro il Genoa significa che quella nerazzurra non è ancora una squadra (e chissà quando lo diventerà) e non si muove come un gruppo. Raramente, nel calcio, la somma dei singoli valori equivale al risultato del collettivo: se non c’è strategia, se non c’è un preciso disegno tattico e tutti corrono pensando più a se stessi che al bisogno dei compagni, è difficile raggiungere traguardi importanti. L’Inter di oggi, al netto delle assenze di Icardi, Perisic e Miranda, è una banda che propone una musica stonata, a tratti persino fastidiosa. Il Genoa di Ballardini, schierato con un elementare 3-5-2, manda in tilt gli spallettiani con semplici mosse che giocatori esperti come i nerazzurri dovrebbero (e potrebbero) contrastare: non lo fanno (o non ci riescono) perché evidentemente non hanno le conoscenze necessarie. Inutile girarci tanto attorno: sul piano tattico e atletico i rossoblù sono superiori, e non di poco, agli avversari.
SUPERIORITÀ È sulle corsie esterne che Ballardini imposta la partita. L’allenatore del Genoa piazza tre centrali difensivi che accettano quasi sempre l’uno-contro-uno e in questo modo libera Rosi sulla destra e Laxalt sulla sinistra. Le scorribande dei due laterali sono velenose per la retroguardia nerazzurra che viene spesso presa d’infilata. Candreva non segue Rosi e lo consegna a D’Ambrosio, il quale però deve far fronte anche a Bessa che si allarga in quella zona. Si crea così una superiorità numerica che il Genoa sfrutta arrivando al cross o al tocco ravvicinato, tra le linee, a Pandev che ha il compito d’imbeccare la prima punta Galabinov. L’Inter boccheggia perché non ha la forza per accorciare le marcature in mezzo al campo e perché i due mediani (Vecino e Gagliardini) sono troppo bloccati. Borja Valero, inoltre, passeggia e non riesce a prendere il tempo a Bertolacci che è il fulcro del gioco genoano. Ovvio che, con un simile spartito, i nerazzurri fatichino a produrre una musica piacevole. Molto più logico, in situazioni del genere, sarebbe spostare Borja Valero davanti alla difesa, in posizione di regista classico: perlomeno si potrebbe cominciare l’azione dal basso e, attraverso il fraseggio, arrivare nella metà campo avversaria. Ma Spalletti insiste con il trequartista, anche se questi non riesce a trovare la posizione giusta, e non ha l’energia per «strappare» e vincere i duelli nella zona calda. Il risultato è che gli attaccanti dell’Inter non hanno un pallone giocabile. Gli unici suggerimenti che ogni tanto arrivano piovono dall’alto sotto forma di cross. Come si può pensare di essere pericolosi con questa strategia?
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IL DATO
I passaggi sbagliati da Gagliardini su un totale di 72. Il centrocampista ha perso 21 palloni.
VOLATE Se Pandev, della squadra di Ballardini, è il pendolo che tutto fa muovere, nel primo tempo le volate di Laxalt, che agisce in coppia con Hiljemark, fanno girare la testa a Vecino e a Cancelo. L’azione rossoblù è lineare: palla a Bertolacci che la smista a Pandev, e da qui si cercano gli inserimenti dei laterali che sgommano. Rosi piazza 2 traversoni pericolosi, Laxalt 3, Hiljemark 2. E Borja Valero e Vecino che fanno? Il compitino: 57 tocchi ciascuno. Ma così si fa poca strada.