BUFFON, FEDERER E L’ETERNA LONGEVITÀ
Supervecchi straordinari: l’altra faccia della medaglia
Ci avete fatto caso che non si vuole più ritirare nessuno? Sto per parlare degli sportivi, ma anche fuori dalla nostra «parrocchia» si fa una fatica incredibile a togliersi il numero: a 81 anni Silvio Berlusconi è in prima linea nella campagna politica. Del resto Claudio Baglioni (66) nelle inedite vesti di presentatore ha trionfato a Sanremo. Mentre Maurizio Costanzo alle soglie degli 80 anni ha confessato Buffon (40) come soltanto lui sa fare. Gigi, che oggi peraltro sarà in panchina, ha ammesso: «Un giocatore non smetterebbe mai di giocare...». Applausi a tutti e due.
A proposito di applausi: tutti in piedi per Roger Federer, che a 36 anni è tornato numero 1 del tennis. Mentre Valentino Rossi (39) sta tribolando con la sua Yamaha, ma sempre con un unico obbiettivo: non mollare mai. Lo stesso di Cristiano Ronaldo (33) che al cospetto del leoncino Neymar (26) ha voluto ribadire - al di là di ogni ragionevole dubbio - chi sia ancora il re della foresta. Longevità, longevità, longevità: ecco le tre nuove parole d’ordine, a tutti i livelli. Ci aiutano la medicina, le diete, le nuove metodologie di allenamento, l’attenzione alle cose sane (cibo) e la repulsione per quelle cattive (fumo). E, ovviamente, se si sta bene e la testa sostiene il fisico (e viceversa) perché smettere? C’è chi addirittura aveva detto stop ed è stato riarruolato, quasi suo malgrado: Jupp Heynckes, 72 anni, è stato richiamato dal suo buen retiro sulla panchina del Bayern, che aveva defenestrato il «giovane» Carlo Ancelotti (58) ed era in crisi. Risultato: la squadra s’è rimessa a spadroneggiare. Del resto Marcello Lippi (69) e Fabio Capello (71) distribuiscono ancora la loro scienza calcistica in Cina e l’eterno Arsène Wenger, ridendo e scherzando, è arrivato a 68 anni, gli ultimi 22 dei quali trascorsi alla guida dell’Arsenal.
In questi nomi e in queste cifre, il lato bello della medaglia è autoevidente: l’età non è quella della carta d’identità, ma quella dello spirito. Classe, motivazioni e Dna possono fermare la corsa del tempo, non è vero che il collo della clessidra si dilata con lo scorrere dei giorni e via filosofeggiando. Ma ce n’è anche uno più oscuro: l’incapacità di autorappresentarsi in una maniera che non sia quella che ha regalato gloria e successo, la difficoltà di accettare una vita normale, vista come l’anticamera della fine e non come una nuova esistenza, che potrebbe portare emozioni differenti ma non per questo disprezzabili. Nell’arco di questi estremi oscilla il pendolo di esistenze straordinarie. Forse c’è da ringraziare Dio di essere, banalmente, comuni mortali.