Empoli, un’altra lezione Travolto anche il Parma
●Sesta vittoria di fila, finisce 4-0 come a Bari e contro il Palermo Il lungo ritiro non ha aiutato D’Aversa, che adesso rischia il posto
INVIATO A EMPOLI (FI)
C’è Donnarumma che non fa il portiere ma segna, e tanto. Come Caputo, sempre più capocannoniere. Ma non solo loro: c’è una squadra, l’Empoli, che sembra un piccolo Napoli. Il 4-0 rifilato al dolente Parma (comea Bari e col Palermo) è l’esaltazione del calcio semplice, veloce e verticale di Andreazzoli. Sesta vittoria di fila, 14 gol fatti e uno subìto nelle ultime 4 gare, e chi lo ferma più? Uno spettacolo, premiato dalla leadership solitaria in attesa del Frosinone.
LA COPPIA, MA NON SOLO
L’esercizio più piacevole di un tifoso dell’Empoli dev’essere aggiornare la contabilità della coppia gol. Ora siamo a 35 (Caputo 20, Donnarumma 15) e la leggerezza con la quale si trovano è il manifesto di un gruppo che gioca a occhi chiusi. Il 4-3-1-2 tanto amato da queste parti funziona alla perfezione e rimanda come ovvio a Sarri, anche se questo giovane e sorprendente tecnico di 64 anni respinge gli aggettivi ingombranti, come li chiama lui. Ma il paragone nasce spontaneo e non è un azzardo. E quindi non solo la coppia della meraviglie, se è vero che gli assist dei 4 gol sono stati firmati da 4 giocatori diversi (Pasqual, Krunic, Zajc e il debuttante Rodriguez). Tutti fanno tutto, e bene. Come Brighi, mezz’ala poi trequartista al posto di Zajc. Come Krunic, impeccabile nei due ruoli. Come Pasqual, terzino d’esperienza che non ha dimenticato di essere propositivo sulla fascia. A colpire dell’Empoli sono soprattutto la facilità del gioco palla a terra e la partecipazione corale all’azione: non siamo ai 30 passaggi consecutivi che hanno portato all’incredibile 2-0 sul Palermo (sublimazione dell’Andreazzoli pensiero), ma l’azione dell’1-0 è qualcosa da rivedere. Come lo schema su punizione del 3-0. E il secondo centro di Donnarumma, bravo a resistere alla carica di Barillà, è un piccolo capolavoro di equilibrio e furbizia.
ALLO SBANDO
Il ritiro non è servito, il cambio tattico neppure: un 3-5-2 inoffensivo con i 4 rinforzi di gennaio per la prima volta insieme. D’Aversa non è riuscito a dare la scossa a una squadra che per una parte del primo tempo non ha sfigurato, almeno fino all’incredibile errore di Da Cruz che avrebbe potuto cambiare l’inerzia della partita (si era sull’1-0). «La nostra partita è finita in quel momento», ha confermato D’Aversa, la cui posizione è a rischio (una vittoria nelle ultime 9 gare) ma al momento non ancora spacciato.
«Gli rinnoviamo la fiducia», ha spiegato Giacomo Malmesi, consigliere d’amministrazione della società, che in realtà sta valutando cosa fare. E Lucarelli, capitano e coscienza critica della squadra: «Non prendiamoci scuse, è tutta colpa nostra». Vero, sono i giocatori ad andare in campo e a scomparire davanti all’Empoli. Male la difesa, fino a ieri la migliore del campionato: Iacoponi e Di Cesare sono andati presto in confusione. Male chi doveva frenare Zajc (prima Munari, poi Vacca), male in attacco soprattutto Ciciretti, all’esordio da titolare. Nel secondo tempo il tecnico ha smontato la coppia, provando Calaiò accanto a Da Cruz, spostato in avanti, con Insigne a fare il trequartista. Inutilmente, la gara era compromessa da tempo. Ai tifosi del Parma, forse addolciti dall’ultra trentennale gemellaggio con quelli di Empoli, resta la consolazione di sapere che la loro città tra due anni sarà la capitale italiana della cultura. Per il calcio non è ancora il momento.