La Gazzetta dello Sport

VERDETTI QUASI CHIARI E PANCHINE MAI VISTE

- Di NICOLA BINDA

Attenzione, attenzione. Il campionato è in un momento cruciale. E’ finito il momento champagne con i gol a raffica, è cominciato quello che può scrivere le due promozioni dirette. Se oggi vince il Frosinone, il vantaggio sul terzo posto è di 6 punti. Pesante. Più che il dato numerico, sono le condizioni delle squadre in ballo a metterci il carico. Rimandando alla gara di oggi le consideraz­ioni sulla formazione di Longo, sono le altre due contendent­i che fanno riflettere. L’Empoli a differenza di tutte le altre squadre continua a segnare e a tritare gli avversari. La sesta vittoria di fila è stata un altro 4-0, figlio di azioni perfettame­nte disegnate e magistralm­ente finalizzat­e. Non c’è avversario che resista, i numeri sono clamorosi. Se non fossimo nel campionato più pazzo del mondo, si potrebbe scrivere il primo nome per la A diretta.

Ma siccome siamo in un torneo che sembra uno spettacolo di Arturo Brachetti e cambia d’abito in un lampo, anche condannare il Palermo ai playoff può sembrare ardito. Ma oggi è così, perchè le due squadre davanti sono di ben altra pasta. I momenti negativi capitano a tutti, l’importante è saperli gestire e con un leader come Zamparini diventa complicato. Al momento dal Friuli è stato solo ordinato un lungo ritiro e non sembra nell’aria sua specialità, il cambio di allenatore. Le critiche al suo mercato di gennaio però risuonano sempre più forti, soprattutt­o perchè la terza sconfitta di fila è stata firmata proprio da quel Di Carmine che la società aveva ingaggiato dal Perugia, ma che qualcuno non ha voluto.

Tedino comunque non rischia. D’Aversa invece sì. O meglio: per la prima volta il Parma sta valutando se andare avanti o no con questo allenatore, alla luce delle colpe (ci si attendeva ben altra prestazion­e dopo un lungo ritiro) e degli alibi (oggi l’Empoli travolge chiunque). Di sicuro questa squadra può fare meglio e D’Aversa - se avrà ancora fiducia - qualcosa dovrà cambiare e in modo radicale. Le capacità le ha, i giocatori pure. Non lo facesse, non sarebbe lui. Ma se parliamo di allenatori irriconosc­ibili, altri due balzano all’occhio. Zeman che per l’ottava volta (un terzo delle gare giocate) non prende gol, Inzaghi che si mette a litigare con un tifoso (di sicuro frustrato). No è da loro. Ma è proprio pazza questa B.

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