La Gazzetta dello Sport

Delusione Goggia: «Ha toppato pure Vonn»

«Mercoledì me la gioco in discesa in tutti i centimetri dei 3 km di pista»

- Stefano Arcobelli

DAL NOSTRO INVIATO PYEONGCHAN­G (SUD COREA)

Goggia di rimpianti. Tra Vonn e Ledecka, l’azzurra più attesa esce dal superG e si racconta. «Peccato. Poche volte ho sciato con questa facilità, così bene, così piantata, fondendomi quasi con gli sci ed essendo un tutt’uno con loro. Ma bisogna farlo per tutta la gara. Sono arrivata con pressione su quel dosso, sbalzata, ho cercato di restare in piedi. Certo, qui contano solo le medaglie, ma le sensazioni sugli sci mi fanno capire che ci sono, la condizione c’è e mi fa ben sperare in vista della discesa. E poi metterò tutta me stessa, ma anche in superG l’ho fatto. In questa manche sono io: è lo specchio di quella che sono. Una partenza lenta, curve ben spinte, passaggi che secondo me in pochi possono fare, grossi sbagli, ma con la voglia di combattere e arrivare in fondo, di voler andare oltre. Ci ho provato, non volevo recriminar­e nulla. Dal cancellett­o sono stata me stessa. “Il tuo sogno è qui”, mi sono detta, goditi la giornata, nonostante quell’errore che forse mi è costato la medaglia. E nonostante il risultato sorrido, altro non mi resta da fare».

L’esperienza di un anno fa non è servita?

«In partenza ho avuto sensazioni fantastich­e sugli sci, “ho la possibilit­à di giocarmela, vai Sofi”. Le cose possono cambiare da un giorno all’altro, figuriamoc­i dopo un anno. Il tracciato era molto simile soprattutt­o nella prima parte: ho cercato di sciare abbastanza come l’anno scorso: non ho pensato alla vittoria di un anno fa. Peccato. Però ci siamo».

Lei e Vonn a recriminar­e, Ledecka ad esultare: strano, no?

«Ledecka è una sciatrice forte, ha sempre fatto pezzi fortissimo, prove in discesa in cui è stata prima davanti alla Vonn. Poi non è mai riuscita ad esprimersi bene in gara. Ma queste sono le sorprese che fanno bene allo sport. Non penso non ci sia stato un sorriso o mezzo sorriso incredulo quando lei ha tagliato il traguardo ed era davanti di un centesimo. Ha stupito tutti, mi ha sorpreso. Sono le cose inaspettat­e dello sport che arrivano dal cielo. Speriamo si fermi qui».

Cosa ha detto all’americana?

«Anche una Lindsey Vonn ha sbagliato. Io in confronto sono una poveraccia, ha vinto solo 76 gare più di me. E 120 podi in più, lei ha sbagliato all’Olimpiade, la sua ultima Olimpiade. Sì che l’ho guardata la sua discesa. Questa è la vita, pronostici e non pronostici. Si va, si sbaglia. Io ci ho provato, sì ho qualcosa da recriminar­e. Cavolo, ci ho messo tutta me stessa. Ho sbagliato? Sì, guardo le cose positive, c’è una bella discesa da giocarmi, voglio giocarmela tutti i centimetri della pista. Tutti e tre i chilometri».

L’errore fatale?

«Il salto lo rifarei in modo diverso. Cosa mi ha tradito? Ho tenuto pressione lì e mi ha sparata. Forse ho preso un po’ di più la linea, ma su questa pista penso di aver sempre tenuto linee molto abbondanti anche sopra, perché mi piace prendere lo sci per spingerlo quasi all’impossibil­e e lì sono andata a cercare uno spazio che era inutile. Quanto avrò perso? Non si riesce mai a quantifica­re, anzi, non voglio neanche saperlo».

Sono saltati tutti i pronostici...

«Anche quando un atleta viene alle Olimpiadi con pronostici da medaglia si danno troppe cose per scontato, invece nulla è scontato nello sport. Mai. Penso alla Moioli, fantastica, bravissima, e sono molto contenta per lei, perché è una ragazza vera, di cuore, se lo merita un sacco. Sono strafelice per lei».

Una giornata tutta da dimenticar­e quindi?

«Avevo le pressioni che cerco io quando scio, appoggio solido delle mie gambe quando premono con decisione sulla linguetta dello scarpone. Trasmissio­ne continua che altro non fa che connetterm­i con i miei sci. Tanti elementi, un’unica anima. Non c’è nulla di più bello di quella sensazione. Averlo fatto nel mio primo super olimpico mi rende felice.Poche volte quest’anno sono stata così autentica sugli sci. Ma poi ho sbagliato. Una spigolatin­a che mi è costata cara, carissima».

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