La Gazzetta dello Sport

Onore a Cantù Ma la Leonessa va a caccia di un sogno

●Brescia vince all’overtime e cerca il primo trofeo. Diana: «Ora un passo in più»

- Massimo Oriani INVIATO A FIRENZE

Con le unghie e con i denti, come si addice a una Leonessa. La preda era ferita, sanguinant­e, si trascinava per il campo ma non voleva saperne di morire. L’ultima zampata, una tripla di Luca Vitali per il sorpasso definitivo nelle battute finali del supplement­are, la finiva. Cantù si arrende a Brescia, che conquista la prima finale della sua storia. Sudata ma meritata, perché la Germani ha avuto qualcosa in più, se non altro in termini numerici. E ha saputo farlo fruttare quando più contava, nei momenti chiave, avendo peraltro gettato alle ortiche un’infinità di chance per chiudere il match ben prima del 45’.

ENERGIE Come quando si è trovata a +12 con 6’ da giocare, prima di lasciar rientrare i brianzoli mai domi, con Thomas zoppo, Burns rallentato dai crampi, e ovviamente, come già il giorno prima contro Milano, senza la sua stella Culpepper e il centro titolare Crosariol. Era pensabile, se non prevedibil­e, immaginare una Red October svuotata di energie mentali prima ancora che fisiche. Capita, dopo un’impresa leggendari­a come quella di venerdì contro gli ectoplasmi dell’Olimpia. Invece, pur non avendo quella reattività vista con l’EA7, Cantù è stata capace di trascinare Brescia nel pantano di una gara giocata su ritmi a lei congeniali, non lasciando quasi mai correre la Germani, faticando però a sua volta contro la zona match up di Diana, con una circolazio­ne di palla spesso troppo lenta e solo sul perimetro. I guizzi di Smith la tenevano a galla, al pari dei rimbalzi offensivi di Burns e delle magie del sempre più sorprenden­te Sasà Parrillo. Ma al-

la lunga, dagli e ridagli, Brescia sembrava averla finalmente vinta, sul 71-59. Mai dire morti, quando parli di Cantù però. Ecco allora l’ennesimo sforzo sovrumano, con Thomas e Parrillo in cattedra. Sino alla persa di Moore che portava all’overtime. Dove, con l’uscita per falli di Smith e i crampi di Thomas, la resa diventava realtà.

BATTAGLIA

Dolcissima per la Leonessa, amara ma in fondo solo sino a un certo punto per Cantù. «Una battaglia, Cantù non ha mai mollato – dice Diana – Avevano giocatori che cadevano ma si rialzavano sempre. Noi siamo stati più lucidi nel supplement­are. Ci tenevamo tanto a fare un passo in più rispetto a un anno fa. Sul +10 abbiamo sbagliato qualche attacco di troppo, ci è mancata lucidità, non sono entrati tiri aperti. Moss ha sentito male alla gamba, non so se riuscirà a recuperare». L’altra faccia della medaglia è inevitabil­mente corrucciat­a, ma – come detto – non certo abbattuta: «Brava Brescia che ha imposto la propria pallacanes­tro – dice Sodini –. Io non entro mai nello spogliatoi­o a fine gara, invece l’ho fatto e ho detto grazie ai miei giocatori. Sarebbe stato facile farlo dopo Milano dove lanciavamo la palla in cielo per fare sempre canestro, il cuore di questa squadra è molto grande e a livello tecnico fa tanto. Non siamo stati bravi ad attaccare la loro zona, ma da Firenze ne usciamo bene, chi avrebbe mai pensato di uscire in semifinale e solo dopo un overtime?». Già. E chi avrebbe mai pensato a una finale Brescia-Torino?

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Luca Vitali, 31 anni: 19 punti, 9 rimbalzi e 4 assist CIAM

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