Onore a Cantù Ma la Leonessa va a caccia di un sogno
●Brescia vince all’overtime e cerca il primo trofeo. Diana: «Ora un passo in più»
Con le unghie e con i denti, come si addice a una Leonessa. La preda era ferita, sanguinante, si trascinava per il campo ma non voleva saperne di morire. L’ultima zampata, una tripla di Luca Vitali per il sorpasso definitivo nelle battute finali del supplementare, la finiva. Cantù si arrende a Brescia, che conquista la prima finale della sua storia. Sudata ma meritata, perché la Germani ha avuto qualcosa in più, se non altro in termini numerici. E ha saputo farlo fruttare quando più contava, nei momenti chiave, avendo peraltro gettato alle ortiche un’infinità di chance per chiudere il match ben prima del 45’.
ENERGIE Come quando si è trovata a +12 con 6’ da giocare, prima di lasciar rientrare i brianzoli mai domi, con Thomas zoppo, Burns rallentato dai crampi, e ovviamente, come già il giorno prima contro Milano, senza la sua stella Culpepper e il centro titolare Crosariol. Era pensabile, se non prevedibile, immaginare una Red October svuotata di energie mentali prima ancora che fisiche. Capita, dopo un’impresa leggendaria come quella di venerdì contro gli ectoplasmi dell’Olimpia. Invece, pur non avendo quella reattività vista con l’EA7, Cantù è stata capace di trascinare Brescia nel pantano di una gara giocata su ritmi a lei congeniali, non lasciando quasi mai correre la Germani, faticando però a sua volta contro la zona match up di Diana, con una circolazione di palla spesso troppo lenta e solo sul perimetro. I guizzi di Smith la tenevano a galla, al pari dei rimbalzi offensivi di Burns e delle magie del sempre più sorprendente Sasà Parrillo. Ma al-
la lunga, dagli e ridagli, Brescia sembrava averla finalmente vinta, sul 71-59. Mai dire morti, quando parli di Cantù però. Ecco allora l’ennesimo sforzo sovrumano, con Thomas e Parrillo in cattedra. Sino alla persa di Moore che portava all’overtime. Dove, con l’uscita per falli di Smith e i crampi di Thomas, la resa diventava realtà.
BATTAGLIA
Dolcissima per la Leonessa, amara ma in fondo solo sino a un certo punto per Cantù. «Una battaglia, Cantù non ha mai mollato – dice Diana – Avevano giocatori che cadevano ma si rialzavano sempre. Noi siamo stati più lucidi nel supplementare. Ci tenevamo tanto a fare un passo in più rispetto a un anno fa. Sul +10 abbiamo sbagliato qualche attacco di troppo, ci è mancata lucidità, non sono entrati tiri aperti. Moss ha sentito male alla gamba, non so se riuscirà a recuperare». L’altra faccia della medaglia è inevitabilmente corrucciata, ma – come detto – non certo abbattuta: «Brava Brescia che ha imposto la propria pallacanestro – dice Sodini –. Io non entro mai nello spogliatoio a fine gara, invece l’ho fatto e ho detto grazie ai miei giocatori. Sarebbe stato facile farlo dopo Milano dove lanciavamo la palla in cielo per fare sempre canestro, il cuore di questa squadra è molto grande e a livello tecnico fa tanto. Non siamo stati bravi ad attaccare la loro zona, ma da Firenze ne usciamo bene, chi avrebbe mai pensato di uscire in semifinale e solo dopo un overtime?». Già. E chi avrebbe mai pensato a una finale Brescia-Torino?