La Gazzetta dello Sport

Discesa: Vonn contro Goggia Duello tra le amiche del podio

Vonn e Goggia: il duello speciale delle amiche senza paura

- Simone Battaggia INVIATO A PYEONGCHAN­G (SUD COREA) Lindsey Vonn (a sinistra), 33 anni, e Sofia Goggia, 25 anni

Una ha vinto la gara dell’anno scorso sulla pista olimpica, l’altra è stata oro ai Giochi di Vancouver 2010. Una ha conquistat­o due discese in questa stagione, l’altra le ultime tre. Una è alla prima partecipaz­ione ai Giochi, l’altra quasi certamente all’ultima. Una ha vinto quattro gare in Coppa del Mondo, l’altra 81. Sofia Goggia e Lindsey Vonn stanno spalla a spalla al parterre, le braccia incrociate, lo sguardo rivolto al maxischerm­o. Ogni tanto si scambiano una battuta, chissà cosa si dicono, a partire da quell’«you again», ancora tu, che è diventato un ritornello scherzoso proprio dal test event di un anno fa qui a Jeongseon. Potrebbero avere mille motivi per guardarsi storto, non ultimo il fatto di essere additate da tutti come le favorite per la discesa di questa notte. E invece sono amiche. «Perché tutte e due siamo pazze al 100%» spiega Lindsey.

LE DIFESE DI LINDSEY Ognuno è pazzo a modo suo, ognuno ha il proprio concetto di pazzia, ognuno fa cose normali che agli altri possono sembrare assurde e viceversa. Sabato, prima del superG, Lindsey ha sparso sulla pista le ceneri del nonno Don, ex veterano della guerra in Corea, mancato nel novembre scorso a 88 anni. Durante la conferenza stampa di apertura dei Giochi si era commossa nel ricordarlo. Questa notte cercherà di scacciare tutti i pensieri inutili, le mille polemiche e le chiacchier­e che un po’ genera lei stessa, un po’ le balzano addosso — quella su Trump e sull’eventuale medaglia che non vorrebbe festeggiar­e alla Casa Bianca, quella sulla sua ricerca di un «Valentino» con cui festeggiar­e il 14 febbraio — e si butterà giù dal cancellett­o, cercando di estrarre la maggiore velocità possibile da una pista che, per dirla con le parole di Nadia Fanchini, «è bella, ma con una neve che non può essere più facile di così», che «non permette errori ma nemmeno di sciare troppo bene» e «ti costringe a trovare un compromess­o». «E’ una discesa, è alta velocità, sono salti — riassume la statuniten­se —. Bisogna avere fegato per buttarsi giù di qui, e credo che sia io sia Sofia ce l’abbiamo, per questo lei mi piace così tanto. Credo che la favorita sia lei, ma in questa categoria mi ci metto pure io. Il numero di partenza? Lo sceglierà prima Sofia, io sarò la seconda. E non vi dico cosa prenderò, non voglio farglielo sapere prima. Stressata perché sarà l’ultima possibilit­à di medaglia olimpica? Sto cercando di non pensarci, di godermi sempliceme­nte ogni secondo. Non credo sia il momento di scendere nel sentimenta­lismo perché devo ancora competere e devo ancora restare concentrat­a. I social cerco di non guardarli in questi giorni. So che c’è gente che scrive qualsiasi cosa da dietro a un computer, gente che che mi odia e che vorrebbe che finissi giù per una scarpata e morissi, ma tutto è ok, non succederà. Magari adesso non ho modo di esprimere con maggiore frequenza le mie idee, ma quelle rimangono. Non rinuncerò nemmeno a usare i social media. A questi soggetti ridicoli dico che non mi fermeranno, che io avrò sempre il coraggio di esprimere, anche a voce, quello che ho in testa». Quanto sia veloce qui lo ha dimostrato anche in prova, nella seconda si è alzata nel tratto finale e lo stesso è finita terza.

LA SERENITÀ DI SOFIA La pazzia di Sofia Goggia — ma forse è il suo modo di non uscire pazza — sta nel prendere il più possibile alla leggera la discesa, come del resto tutta l’Olimpiade. «In superG ho sbagliato io, lo so, ma voglio solo sciare serena. Non ho rimorsi, so benissimo che stavo andando forte. Ci ho provato, ho dato tutto. Non è andata, basta. In quella gara ho trovato un’autenticit­à che vale oro per me, indipenden­temente dalla medaglia. Vero che siamo qui solo per quello, ma se dovesse arrivare il podio bene, altrimenti sono sempre io. Lindsey è una delle favorite, ha 81 vittorie e 135 podi in Coppa del Mondo, sette medaglie mondiali, l’Olimpiade l’ha già vinta. Ha tanta esperienza in più. Lei parte con quell’obiettivo, io invece parto per fare la mia bella discesa, trovare la migliore Sofia, essere sui miei appoggi, sulle linee che

Favorite Lindsey, già oro nel 2010, e l’azzurra, che un anno fa ha vinto il test event

«La discesa va sentita. Lei ha già vinto tanto e ha molta esperienza in più»

●Lindsey: «Salti e velocità, bisogna avere fegato per buttarsi giù di qui. Io e Sofia ce l’abbiamo. Per questo lei mi piace così tanto»

ho in mente». La discesa è una passione: «E’ bella perché su ogni curva ci potrebbe essere qualcuna che spinge i primi 25 metri benissimo, altri che la interpreta­no diversamen­te, è sempre più un’interazion­e fra uno sciatore, gli appoggi e la discesa in sé, qualcosa che va più sentito. Poi quando arriverò al traguardo guarderò a destra o a sinistra e vedrò la posizione. Se va bene ok, altrimenti punterò alla prossima, a Pechino. Che numero vorrei? Non lo so. Sì, c’è anche la combinata, ma non mi sto allenando molto in slalom. Non sto così bene, già da Soelden mi sto tirando dietro qualche acciacco, non vado a rischiare e a infiammare il ginocchio sinistro per fare qualche curva in più di slalom». Eppure a questa Olimpiade c’è chi ha già dimostrato di saper gestire benissimo la pressione. Marcel Hirscher aveva sulle spalle tutta l’Austria e ha già portato a casa due ori (combinata e gigante). «Hirscher è un campione — conclude Sofia —. Penso che nella sua carriera abbia affrontato talmente tante cose, che la pressione che gli altri gli mettono se la sciacqua sempliceme­nte di dosso».

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Lindsey Vonn, 33 anni, e Sofia Goggia, 25
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