La Gazzetta dello Sport

Voto e pallone: tutto in una domenica

●La A non sposterà le partite del 4 marzo, il giorno delle elezioni. Malagò: «Non c’erano le condizioni»

- Stefano Arcobelli Alessandro Catapano

Tredici maggio 2001, diciassett­e anni fa. Politicame­nte e calcistica­mente, un’altra era. L’ultima volta che le elezioni politiche si sono tenute in una sola giornata, dalle 7 alle 22, fu una domenica di seggi affollatis­simi e stadi chiusi. Votò l’81,35% degli elettori, votarono, o almeno furono messi nelle condizioni di farlo, anche gli addetti ai lavori del calcio. Due condizioni oggi irripetibi­li.

CHE TEMPI La 30a giornata del campionato di Serie A 2000-01 si era già esaurita: due anticipi al venerdì, le altre partite al sabato. Weekend calcistica­mente indimentic­abile soprattutt­o per milanisti (6-0 all’Inter, doppietta di Gianni Comandini, gli unici gol di quel campionato) e romanisti (1-0 all’Atalanta, rete di Montella su corner del giapponese Nakata, altro pezzetto di scudetto cucito sulla maglia). Affluenze da sogno negli stadi: 80mila a San Siro, 70mila all’Olimpico, 40mila al COMMISSARI­O LEGA A San Paolo dove la Lazio ne fece quattro ad un Napoli che un mese dopo sarebbe retrocesso, 35mila al Franchi dove Zidane aprì il 3-1 della Juventus sulla Fiorentina. I milanisti, e non solo, vinsero anche alle urne. Trionfò il centrodest­ra, la Casa delle libertà staccò nettamente l’Ulivo, Berlusconi, allora saldamente al timone del club rossonero – chi poteva immaginare che un giorno avrebbe venduto a cinesi insolventi? – tornò pure alla guida del governo. Il sistema elettorale di allora, il rimpianto Mattarellu­m, aveva la sua complessit­à – ricordate lo «scorporo» e le «liste civetta»? –, ma garantì ai vincitori i numeri per governare il Paese per l’intera legislatur­a.

UN ALTRO MONDO Già, oggi i numeri sono altri. Negli ultimi diciassett­e anni, è cresciuto il partito dell’astensione, dalle urne e dagli stadi. Il 4 marzo, ahinoi, resteranno a casa in molti. Nonostante l’election day e il turno di campionato, che comincerà il sabato con tre anticipi e si concluderà domenica sera con il derby di Milano. A tanti tifosi, probabilme­nte, sarebbe cambiato poco se gli impegni del calcio si fossero conclusi sabato sera. Ma chi scenderà in campo, soprattutt­o chi sarà impegnato in trasferta e al ritorno vorrà correre a casa per votare, avrebbe avuto la chance di esercitare il proprio sacrosanto diritto. Marco Giampaolo, uno dei nostri allenatori più sensibili, qualche giorno fa ha sollevato il problema. Il 4 marzo la sua Sampdoria giocherà a Bergamo ed arrivare in tempo a Giulianova, dove vota, sarà molto difficile. «Il mondo del calcio – ha detto il tecnico doriano – si attivi con le istituzion­i per provare a risolvere

quest’assurdità». Un appello che si è scontrato contro un muro di ostacoli: palinsesti televisivi ormai intoccabil­i, biglietti per gli stadi già venduti, incombenza delle coppe europee, istituzion­i timide. Servivano più tempo e maggiore coordiname­nto. Per provare a superare le resistenze di società e broadcaste­r, ci voleva un’azione congiunta tra ministeri, Coni, Figc e Lega: ma i ministri Minniti e Lotti, che pure si sono attivati, sono impegnati in campagna elettorale, e il presidente Malagò, che ha insediato il suo segretario generale Fabbricini in Figc e se stesso in Lega, è in Corea, per l’Olimpiade. Troppo lontano per incidere. Dunque, perché stupirsi dell’insuccesso? Giovanni Malagò, da Pyeongchan­g, giura di averci provato. «Abbiamo fatto tutte le verifiche del caso, non c’erano le condizioni per spostare le date, e avremmo dovuto farlo per tutti gli sport. Ci è stato chiesto troppo tardi, non potevamo fare più nulla. Per il derby di Milano erano stati già venduti 25.000 biglietti». Neanche gli altri sport di campionato come basket e volley si fermano, mentre la pallanuoto gioca di sabato. Nel calcio, solo la Lega Pro di Gravina ha optato per l’anticipo. Bisognava pensarci prima, è il pensiero di Malagò: forse già all’indomani dello scioglimen­to delle Camere da parte del presidente della Repubblica. Ci saranno problemi di ordine pubblico tra elezioni e campionato? Malagò auspica di no, «prevarrà il buon senso», dice. Intanto, resta in contatto con i presidenti per sondare i prossimi passi sulle iniziative da intraprend­ere sul rinnovo della governance.

È STATO CHIESTO TROPPO TARDI, NON POTEVAMO FARE PIÙ NULLA

GIOVANNI MALAGÒ

PER IL DERBY DI MILANO ERANO STATI GIÀ VENDUTI 25.000 BIGLIETTI

GIOVANNI MALAGÒ COMMISSARI­O LEGA A

 ?? ANSA ?? Da sinistra Giovanni Malagò, 58 anni, presidente Coni, e Luca Lotti, 35, ministro dello Sport
ANSA Da sinistra Giovanni Malagò, 58 anni, presidente Coni, e Luca Lotti, 35, ministro dello Sport

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