La Gazzetta dello Sport

«Truccata Bari-Castel di Sangro» Caos dopo le accuse di 2 giocatori

●Su La7 le novità sulla presunta combine nel 1997. L’ex presidente Gravina: «Querelo»

- Filippo Conticello Gabriella Mancini Gabriele Gravina, 64 anni

Il 15 giugno 1997, nel San Nicola ribollente, tutti erano particolar­mente felici: il Bari promosso in A, il miracoloso Castel di Sangro già salvo dalla settimana prima. Finì 3-1, eurogol di Nicola Ventola dopo 14”: quel risultato, chiacchier­ato più volte, è riemerso domenica sera dalle nebbie del calcio. A Non è l’Arena, la trasmissio­ne domenicale di Massimo Giletti su La7, si è parlato di una presunta combine nell’ultima giornata di B che consegnò la promozione ai pugliesi. La tesi è la stessa del libro Il miracolo di Castel di Sangro (Kaos, 2001), pubblicato con fatica in Italia: lo ha scritto Joe McGinnis, cronista americano «embedded» per 6 mesi dentro allo spogliatoi­o abruzzese e morto nel 2014. La squadra di Fascetti, bisognosa di 3 punti per beffare il Genoa, avrebbe «comprato» la partita dalla matricola salva. Il tutto con punteggio e marcatori già stabiliti prima per un costo di 300 milioni di lire. L’episodio non è nuovo alle cronache degli ultimi 21 anni e rimane da verificare: comunque, al di là di ogni approfondi­mento giornalist­ico, non è più pensabile uno sbocco giudiziari­o perché il caso sarebbe prescritto.

L’INCHIESTA L’inchiesta di Giletti ha portato due testimonia­nze a conferma delle tesi di McGinnis, uno che faceva le pulci ai Kennedy prima di innamorars­i della favola Castel di Sangro e che, però, ha pure subito una condanna per calunnia su questi fatti. Il primo è l’audio rubato con camera nascosta a un anonimo calciatore dell’epoca, che ha parlato di un «premio Bari» regolarmen­te messo in busta ai giocatori. Il secondo è Luca Albieri, allora 22enne in panchina al San Nicola, ma battezzato dalla Gazzetta come «nuovo Baggio» solo poco tempo prima. Lui aveva già detto qualcosa ai giornali dell’epoca e ora ha ribadito a volto scoperto: «Andare a giocare e sapere di dover perdere, anche con il risultato di 3-1, ha fatto molto male». Ha fatto riferiment­o al club all’epoca presieduto da Gabriele Gravina, numero uno della Lega Pro e recentemen­te in corsa per guidare la Figc. Così ieri lo stesso Gravina ha risposto: «La competizio­ne fu dura ed regolare e oggi si vuole macchiare ed infangare con un castello di illazioni una pagina pulita». Adesso farà parlare gli avvocati contro Albieri, ma già ai tempi vinse una causa contro McGinnis. Intanto la procura federale ha visionato il materiale e lo sta valutando, ma l’eventuale reato sportivo andato prescritto da oltre 15 anni. E anche le società contro cui rivalersi non esistono: il Castel di Sangro è scomparso e il Bari, dopo il fallimento, ha un altro titolo sportivo.

LA GARA In quel 1997 i tifosi del glorioso Genoa scrivevano al piccolo Castel di Sangro perché si impegnasse per far saltare la festa del Bari. La sfida terminò 3-1 con i gol di Ventola, Guerrero e Volpi per il Bari e di Bonomi su rigore per gli ospiti, tutti nel primo tempo. La trasferta era stata sconsiglia­ta a McGinnis che, invece, percepì qualcosa di strano attorno alla squadra: quel presunto patto scellerato gli fece mutare opinione sul sogno romantico del paesino diventato grande grazie al calcio. «Il Bari sembra correre su un tappeto di velluto: gli abruzzesi non paiono in grado di trovare gli stimoli giusti», scriveva allora l’inviato delle Gazzetta. Poi, quando i giocatori del Castel di Sangro tornarono in paese, sulle porte di casa trovarono un biglietto con su scritto: «Vergogna». Casa per casa, lo aveva appeso Joe, il loro amico giornalist­a.

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