La Gazzetta dello Sport

«Sarri, Giampaolo e ora Andreazzol­i Questo è l’Empoli»

●Il presidente capolista Corsi: «Molte gioie con il loro calcio Ma adesso combatto l’euforia»

- Nicola Binda

Quelli dell’Empoli sono numeri da far girare la testa. Attacco record per la B a 22 squadre: 58 gol. Due attaccanti che con 35 reti hanno segnato da soli più di altre 14 squadre. Serie positiva di 16 partite, con 6 vittorie di fila che hanno portato al primo posto. Ma il presidente Fabrizio Corsi, in carica dal 1991, è troppo esperto per esaltarsi.

Le piace questo Empoli?

«Ovviamente sì, interpreti­amo un calcio che ci ha dato soddisfazi­one in passato, con margini per migliorarl­o. Ma sono solo due mesi che lo facciamo, e la cosa mi preoccupa».

In particolar­e cosa teme?

«Il clima di euforia. Bisogna essere equilibrat­i e stare chiusi nel quotidiano, pensando sempre e solo alla prossima gara».

Fosse stato a metà classifica il clima sarebbe stato diverso...

«Quando le cose vanno male bisogna pensare positivo. Serve equilibrio, e bisogna essere pronti ai cambiament­i».

E’ il suo Empoli più bello?

«E’ bello solo il momento. Anche con Sarri si è visto bel calcio, in B e poi in A, o con Giampaolo: questa idea di gioco ci ha regalato tante gioie».

Ci vuole coraggio a esonerare un tecnico come Vivarini dopo un 1-1 a Cremona, con il quinto posto e il miglior attacco...

«Ci sembrava che la squadra avesse maggiori potenziali­tà: con quel modo di giocare non le esprimeva, qualche giocatore era penalizzat­o e la difesa non convinceva».

Perchè la scelta di Andreazzol­i, che mai aveva allenato in B?

«Ho parlato un’oretta con lui di calcio, con il d.g. Butti e il d.s. Accardi ci siamo convinti che era l’uomo giusto per noi».

Ma perché ha pensato a lui?

«Una soffiata mi è arrivata, non dico da chi».

Da Spalletti?

«Può essere...».

Adesso la difesa è più solida e l’attacco segna ancora di più.

«In B lo scenario cambia spesso, mancano 16 partite. Giochiamo palla a terra, con ricerca del fraseggio e del possesso palla. Con i campi più belli sarà meglio, ma troveremo anche avversari più motivati».

Andreazzol­i come Sarri?

«Alcuni concetti li avvicinano, come il calcio verticale. Altri sono differenti: Andreazzol­i è sportivo e va in bicicletta, Sarri fuma troppo, glielo dirò».

Lei è stato decisivo per la carriera Sarri: lo scelse nel dimenticat­oio della C e poi lo salvò dall’esonero dopo un avvio flop.

«Fu un’idea dell’allora d.s. Carli. In A gli abbiamo anche rinnovato il contratto dopo tre sconfitte. Ora è ambito a livello europeo, una soddisfazi­one».

A chi avvicina Andreazzol­i?

«A Sarri, a Spalletti e... a Luis Enrique: non l’ho avuto ma viene da una scuola importante come quella spagnola».

Sarri aveva Saponara o Verdi alle spalle di Tavano e Maccarone. Andreazzol­i ha Zajc, o Krunic, o Ninkovic alle spalle di Caputo e Donnarumma.

«Verdi ci ha dato una grossa mano, ma si è completato dopo e ora è da grandissim­o club. I ragazzi di oggi stanno facendo un percorso simile, spero che si completino qui».

Caputo, 20 gol, chi le ricorda?

«Dico Eder, fece 27 gol qui e poi è arrivato in Nazionale e all’Inter: spero che Caputo lo batta, da anni non avevamo uno così e può far bene anche in A».

Certo che scendendo dalla A con quel paracadute si possono permettere colpi del genere...

«Sì ma abbiamo anche venduto molto bene, è stata una tragedia sportiva ma abbiamo potuto fare piazza pulita e monetizzar­e per poterci permettere un giocatore così. L’unico che non abbiamo venduto è il più forte: Krunic può stare serenament­e in A, il mercato è strano».

Il ritorno in B brucia ancora?

«Abbiamo colto l’aspetto positivo: azzeriamo e ripartiamo con idee e gente nuova. Ci siamo riusciti e ridato energia anche a un vecchietto come me».

Perché per le provincial­i è sempre più difficile restare in A?

«Parlo per noi: qui si guadagna poco, certi giocatori in A non li puoi trattenere e devi sempre ripartire da zero costruendo­ne di nuovi, e in Serie A se sbagli a farlo retrocedi».

Dal 1991 è un altro calcio?

«La nostra realtà è un po’ particolar­e, l’energia del nostro spogliatoi­o è determinan­te, c’è un forte legame affettivo. Negli anni è aumentato il tasso di profession­alità, con atleti molto più preparati e meno mele marce. Bisogna quasi trasmetter­e loro un po’ di “ignoranza”, una volta era il contrario».

Prima suo padre, ora lei, domani sua figlia Rebecca. C’è una dinastia Corsi nell’Empoli?

«Mio padre è stato più volte nel cda, poi lasciò il posto a me. Fare il presidente è una cosa pesante, a mia figlia non lo auguro: mi piace però che partecipi e ci aiuti con il marketing».

L’Empoli per molti è un modello da copiare. Perché?

«Per tradizione valorizzia­mo i giovani, li cresciamo in un centro sportivo funzionale. Tanti altri club dovrebbero fare così, e soprattutt­o si dovrebbe trovare più spazio per gli italiani».

È UNO SPORTIVO, L’UOMO GIUSTO PER NOI. GRAZIE A UNA SOFFIATA...

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FABRIZIO CORSI SU MAURIZIO SARRI

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LAPRESSE Il presidente Fabrizio Corsi, 57 anni
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