«Puntate su Carolina: sta meglio che a Sochi» Huth
●Il coach spinge la Kostner Vigilia agitata e pianti per la Zagitova: controllo antidoping mentre si allena
C’è da puntare una sveglia: Carolina Kostner, domattina, sarà in pista alle 6.14 italiane (le 14.14 sudcoreane), penultima tra le trenta atlete in gara nel programma corto olimpico, schiacciata tra terribili russe, Alina Zagitova e Maria Sotskova. L’antivigila della prima, 15enne neo campionessa europea, è stata agitata: ieri sera un addetto al controllo antidoping della Wada s’è presentato con modi bruschi mentre si stava allenando, costringendola di fatto a interrompere la seduta. Con relativi pianti della ragazza e tante polemiche. Giada Russo intanto, l’altra azzurra della partita, sarà sul ghiaccio come n. 15, un paio d’ore prima di Carolina. Lo ha decretato il sorteggio di ieri, day-off per la gardenese che, di ritorno dal mini stage di Seul, si è concessa un giorno di riposo. Oggi, invece, la attende una doppia possibile rifinitura. A bordo balaustra, come (quasi) sempre, coach Michael Huth, 48enne tedesco dell’est trapiantato in Baviera, che la segue da 17, lunghe stagioni.
Coach, come sta Carolina?
«Rispetto a Sochi e a quel meraviglioso bronzo, nonostante il successivo lungo stop obbligato, è ulteriormente cresciuta. Ha maggior esperienza ed è maturata in tutto. Si prendano le trottole: ora sono all’altezza di quelle delle migliori».
Dopo la parentesi di San Pietroburgo con Alexei Mishin è tornata da lei a Oberstdorf: si considera «il prescelto»?
«In qualche modo sì. Ma il nostro è sempre stato un lavoro di staff. E chiunque abbia collaborato con lei deve esserne orgoglioso. Con Mishin nessun problema: a metà novembre, alla tappa di Grand Prix di Grenoble, quando Caro già era tornata da un mesetto, ci siamo parlati. Lei, del resto, anche nel 2009, provò qualcosa di nuovo, andando da Frank Carroll in California».
Non è mai stato geloso?
«No, è giusto aprirsi a più esperienze, c’è sempre da imparare. Ma alla fine è anche giusto tornare dove ci si sente meglio e più liberi: lei sa cosa le serve».
Quale ruolo ha Lori Nichol, coreografa canadese, nella vostra squadra?
«Programmi e costumi portano AFP la sua firma. Sono felice sia qui, come già c’era stata a Sochi. Su Carolina ha un effetto positivo».
Agli Europei di Mosca, come nella gara a squadre olimpica, la sua allieva ha fatto molto bene il corto e meno il libero: perché?
«Nel secondo segmento di gara, non prima dei campionati italiani di dicembre a Milano, dopo anni è tornata a proporre il triplo lutz. Quel salto, anche se ben realizzato, le comporta un dispendio psicofisico e tutta la prestazione rischia poi di risentirne. Ma ora è più solido ed è giusto insistere».
FIDUCIA «Biologicamente ha meno di 31 anni. Le sue trottole ora al livello delle top»
«Il futuro? Sono convinto che la rivedremo anche dopo i Mondiali»
Crede che per Carolina possa esserci un futuro dopo questa stagione?
«Ogni decisione sarà solo sua. Non sono però convinto che il discorso finirà coi Mondiali di Milano del mese prossimo: biologicamente non è una donna di 31 anni, ma ben più giovane. Non è consumata, non è sovrallenata, può dare ancora tanto».