La Gazzetta dello Sport

Dalla favela all’Olimpiade Santos, riscatto sociale

- PYEONGCHAN­G s.a.

Come tutti i brasiliani, Victor Santos avrebbe voluto fare il calciatore. Ma era solo un ragazzino di una favela di San Paolo, la Sao Remo di 15.000 abitanti, che voleva ribellarsi a un destino da mendicante: a 15 anni abbandonò la scuola, rinunciò al calcio per finire a lavare auto vicino all’Università. Era costretto a portare pochi spiccioli a casa per sfamare la famiglia, lui terzo di sette figli. Un giorno del 2012 entrò nell’auto lavaggio Leandro Ribela, fondista che partecipò ai Giochi di Vancouver 2010 (e poi 2014) e deciso ad avviare un progetto sociale di una Ong chiamata Sci sulla strada. L’obiettivo non era arrivare all’Olimpiade come poi succederà (110° nella 15 km tl di venerdì), bensì creare opportunit­à ai piccoli disperati: unire sci ed educazione. Infatti potè tornare a scuola (tra 2 mesi si diplomerà).

EROI Ora Santos si muove nel Villaggio quasi impaurito: «Cerco di non chiedere foto, non voglio disturbare gli atleti: restano tutti eroi. Più che la tecnica qui sto imparando altro: all’Olimpiade si toccano i veri valori della vita». Ribela, ora 37enne, gli fa da allenatore. Quel progetto è cresciuto a tal punto da avere 95 bambini dai 6 ai 21 anni. «Vorremmo allargarlo ad altre favela, magari col pattinaggi­o: la storia di Santos sarà da traino» fa Ribela, che per accettare i giovani sciatori pone la condizione che studino almeno fino a 18 anni.

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Victor Santos, 20 anni, è arrivato 110° nella 15 km tl

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