IMMOBILE SPACCA
Due gol, sorpasso Lazio Spalletti ora è quinto
Ritorna Immobile e ritorna la Lazio. Il capocannoniere del campionato si sblocca dopo un mese e mezzo e la sua squadra interrompe la serie nera che durava da cinque gare nel corso delle quali aveva raccolto un pari (in Coppa Italia) e 4 sconfitte. C’è poco da fare. I destini della banda di Inzaghi sono strettamente legati alla vena del suo principe del gol. Non che la qualità manchi da altre parti alla formazione romana, tutt’altro. Ma se il bomber si ferma, la squadra può andare avanti per inerzia al massimo per un paio di partite, non di più.
RIPARTENZA Così che Immobile abbia interrotto, con una doppietta, il suo digiuno che durava dal 6 gennaio (poker alla Spal a Ferrara) è quasi più importante di una vittoria che consente ai biancocelesti di tornare in zona Champions, con un punto di vantaggio sull’Inter, quinta, e ad un solo punto dal terzo posto della Roma. Successo meritato, inseguito dalla squadra di casa con caparbietà e lucidità nonostante le tante occasioni sprecate già nel primo tempo, con i fantasmi dell’ennesimo passo falso che già aleggiavano sull’Olimpico. Inzaghi ha preferito tirare dritto, confermando il consueto 3-5-1-1 invece di proporre (come molti chiedevano) una formazione più offensiva. Convinto che la crisi non fosse del sistema, ma nel sistema. Cioè nel modo d’interpretarlo. E’ quanto, dopo averlo fatto già negli ultimi allenamenti, ha voluto raccomandare ai suoi uomini fino a qualche istante prima del fischio d’inizio. Quando ha radunato i giocatori in cerchio per spronarli a rimettersi in marcia, tornando ad esprimersi come avevano fatto fino a un mese fa. Tra la teoria e la pratica ci si sono però messi, fino all’intervallo, un Verona dedito esclusivamente a distruggere e soprattutto gli errori di mira dei giocatori di casa. A cominciare proprio da quell’Immobile che l’avrebbe poi sbloccata e chiusa nella ripresa. Per metà gara si è così rivisto il festival delle occasioni sciupate già andato in onda giovedì a Bucarest. Sfortuna compresa, perché a un certo punto è stata la traversa a fermare la Lazio (di Luis Alberto la conclusione). Lo spagnolo, che è poi l’altra faccia di Immobile, nel senso che è colui che più di frequente lo arma, si è rifatto nella ripresa con la specialità della casa, gli assist. Una magia quello dell’1-0, delizioso quello che avvia l’azione del raddoppio.
VERONA, PERCHÉ? E così Inzaghi può tirare un bel sospiro di sollievo. La crisi, almeno per il momento, si è arrestata. E il mini-ciclo della verità è cominciato nel migliore dei modi. Continua invece a sbandare il Verona. Dopo l’illusione creata dalla larga e inattesa vittoria di Firenze, la formazione scaligera è ripiombata nei vecchi difetti e nelle vecchie amnesie. Il tecnico Pecchia ha puntato tut- to sulla difesa a oltranza, proponendo un modulo 5-4-1 che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto chiudere tutti gli spazi alla Lazio per poi ribaltare l’azione trasformandosi in un 3-4-3, con gli esterni bassi (Romulo e Fares) e quelli alti (Verde e Matos) pronti a sganciarsi. Ma i buoni propositi sono rimasti lettera morta, perché la squadra veneta ha concesso tantissimo (alla fine saranno 27 le conclusioni della Lazio verso la porta avversaria) e non è mai stata pericolosa in avanti, riuscendo nell’impresa di non tirare neppure una volta in porta. Tardivi e inutili i cambi effettuati una volta andati sotto, col modulo che diventava prima un 4-4-2 e poi un 43-3. L’unica cosa positiva, per il Verona, c’era già stata prima della partita: le sconfitte delle due squadre che la precedono in classifica.
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LE CONCLUSIONI I tiri della Lazio nella prima mezzora: record stagionale nei cinque maggiori campionati europei