A questo Toro senza qualità servirebbero Ljajic e Niang
derby perso ha messo in evidenza la mancanza di fantasia M’Baye può diventare l’uomo in più, Adem deve convincere Mazzarri
Quando una sconfitta che fa male, e lascia ferite aperte, può diventare una preziosa chiave di lettura per riuscire a fare un altro passo in avanti nel futuro. E’ l’esempio del derby di domenica, che in casa granata ha lasciato amarezza e delusione fra i tifosi, ma che potrà permettere a Walter Mazzarri di trovare i correttivi per fare un altro salto di qualità. A patto di guardare il futuro con fiducia, di capire come e dove migliorare e, soprattutto, di non deprimersi. Il tecnico nel dopo-gara ha sottolineato l’importanza dell’aspetto mentale, quel contraccolpo psicologico pagato dopo il gol di Alex Sandro per cui il Torino ha fatto tanta fatica a tirarsi su. Oltre alla questione testa, però, il derby ha evidenziato anche qualcos’altro che è mancato al Toro. A partire dalla qualità: Mazzarri ha fatto scelte oculate, ha cercato di coprirsi le spalle ma così facendo ha lasciato troppo solo Belotti che è stato soverchiato dalla difesa bianconera. Tradotto, là davanti, è mancato Niang che infatti quando è entrato, dopo 10 minuti nella ripresa, ha dato profondità e anche un pizzico di imprevedibilità alla manovra. Non avrà fatto sfracelli, per carità, però ha permesso al Toro di alzare il baricentro per cercare di farsi vedere dalle parti di Szczesny.
VERSATILITA’
Proprio Niang, nelle prossime settimane, può diventare un’arma pregiata per l’attacco del Toro, sfruttandone anche la versatilità mostrata nei giorni dell’assenza del Gallo. da quando c’è Mazzarri ha alzato sensibilmente i giri del motore, dimostrando di poter giocare anche da attaccante. Domenica a Verona, Niang potrebbe quindi riprendersi la fascia sinistra alta per tornare nel suo ruolo-base di esterno del tridente granata; ma potrebbe anche raddoppiare, ed essere utilizzato come seconda punta accanto a Belotti.
VOGLIA DI ADEM A proposito di inventiva, però, il Torino ha sentito anche la mancanza di Ljajic. Con la Juve sarebbe stata preziosa la qualità delle giocate offerte dal serbo nelle giornate migliori. Già, il Ljajic delle giornate migliori. Il problema nasce da ciò che l’allenatore scruta durante gli allenamenti: è quello il banco di prova per convincerlo a cambiare idea, proprio come ha fatto Edera che la scorsa settimana, con la volontà e il lavoro, si è ritagliato lo spazio per debuttare negli ultimi 10’ del primo derby della sua giovane carriera. Eccolo, dunque, il punto: da giocatore imprescindibile dello scacchiere di Mihajlovic, Ljajic è diventato una scelta alternativa nello schieramento di Mazzarri, una scelta così alternativa da essere rimasto sempre in panchina in tutti i 540 minuti di gestione mazzarriana. «Se domenica poteva essere utile rilanciare Ljajic? Nella vita tutto è possibile ma le scelte si fanno con certe logiche – è la risposta di Mazzarri -. Però noi siamo partiti bene e in avvio siamo stati più offensivi della Juve, segno che ciò che era stato studiato stava funzionando bene». Quel che è certo è che, a questo punto, il pallino è passato dalla mano dell’allenatore a quella del fantasista: spetterà ad Adem convincere Mazzarri a concedergli spazio, e lo dovrà fare anche in fretta, per il bene suo e della sua nazionale. Il tempo, infatti, stringe e Ljajic dovrà assolutamente ritrovare spazio e minutaggio per non dare l’addio in anticipo alle speranze di partecipare al Mondiale con la Serbia.
E LO SPARTAK? Il tutto mentre la scappatoia legata al passaggio allo Spartak Mosca di Massimo Carrera, che lo ha inseguito fin dalla scorsa estate, è tutt’altro che archiviata: le trattative, in Russia si chiudono solo venerdì prossimo e quindi il margine per la clamorosa svolta di mercato c’è ancora. A patto di convincere Cairo con una proposta all’altezza di fama e valore del serbo.